Taxi collettivo e politica

Mentre in Italia imperversa il dopo elezioni, qui in Messico la campagna elettorale è al suo culmine.

Succede così che persino un percorso in taxi, un collettivo, da Tulum a Valladolid, divenga l’occasione per ascoltare un lungpo dibattito. Il tassista è iscritto al sindacato e in qualche modo attivista. Volendo partire a pieno carico, quattro persone più il conducente, decide di accogliere un passeggero che si ferma prima, contratta un prezzo ragionevole per questo, e quindi si parte.

La strada scorre abbastanza diritta, il distributore appena fuori Tulum è una tappa fissa. Mentre entra la benzina, il volo di una zanzara mi convince che è meglio mettersi il repellente, e lo passo anche a Mario, che è seduto dietro. Io spesso sfrutto il fatto dell’età, e dell’essere donna per farmi lasciare il posto davanti, che mi permette di seguire meglio la strada ed è più comodo per la mia schiena. In realtà non c’è rischio di malesseri, perchè la strada è praticamente diritta, al massimo un paio di svolte, quando si cambia di direzione, a Cobà, e poi a Chemas per entrare nella statale che viene da Cancun, e ogni attraversamento di villaggio è segnato dalla presenza di topes, specie di cunette spesso molto alte, prima e dopo l’attraversamento pedonale, per cui le macchine rallentano moltissimo, se non vogliono essere danneggiate.

Questo autista mi sembra un po’ sportivo, spiega che spera di portarsi avanti il più possibile prima del temporale che il cielo segnato da nuvole nere sta preannunciando. Racconta che ha sperimentato queste piogge torrenziali, che riducono la visibilità quasi a zero, e rendono necessario procedere a passo d’uomo.

Dopo questo avviso, parte a ruota libera facendo una specie di analisi della situazione con lamenti e critiche su tutto: le difficoltà, le spese che aumentano, dieci e più anni per ottenere la propria licenza, le regole che divengono più restrittive per la circolazione dei taxi e che potrebbero creargli problemi, ma lui è pronto a combattere per il proprio diritto a lavorare, d’altronde ci sono altri che hanno macchine molto più vecchie e scassate della sua che guidano tranquillamente e trasportano persone, certo non fanno viaggi di un centinaio di chilometri tre o quattro volte al giorno! E poi il comportamento della polizia, e la gente ignorante che non capisce i problemi, “io glielo dico, criticate i maestri che manifestano, ma che ne sapete voi della riforma della scuola, o del progetto per il commercio? Loro hanno letto e compreso i rischi, protestano anche per noi, per voi che non capite e subite quel che viene!”

È evidente che partecipa attivamente all’attività del sindacato, e accanto alle critiche ha anche un atteggiamento costruttivo sperando nel cambiamento che AMLO sembra promettere. “Sapete che vuol dire PRI? Partito rivolizionario istituzionale! E che vuol dire?, la rivoluzione è contro le istituzioni!” Accenna anche alla situazione dei popoli indigeni, e del Chapas, e a questo punto l’ultimo passeggero arrivato interloquisce e spiega un po’ di cose sulla presenza della guardia zapatista in alcune zone, dove per entrare nel loro territorio vieni fermato e ti è chiesta una piccola tassa, dieci pesos, dicono, io direi che è una cifra simbolica, giusto per far presente che stai entrando in un territorio con altre regole. Il ragazzo spiega che lì non c’è intervento dello stato, loro si occupano di tutto, dalla cura delle strade, alla salute e alla scuola, e la loro presenza è rassicurante: loro si preoccupano che non ti succeda niente, la zona è presidiata, per il bene di tutti.

Descrive poi la vita degli artigiani in Chapas, che lavorano la pelle in modo da renderla eccezionalmente morbida e maneggevole, e creano molti oggetti con essa, ma poi, dice, svendono il loro lavoro, lo regalano praticamente, perchè se vai sulla quantità sembra che il commerciante che te li compra ti dia molti soldi, “ma sono pochissimi per pezzi tutti lavorati a mano con cura artigianale, non gli danno quasi niente! “

Ogni tanto mi capita di incontrare gruppi di ragazze o di giovani che venendo dal Chiapas vendono al parco i loro prodotti, vestiti, camicette ricamate, scialli, e persino coperte. Ho comprato qualcosa da loro, e parlando con una ragazza ricordavo di aver visto cose simili un poco più economiche a San Cristobal.. e lei mi aveva risposto che se volevo pagarle a quel prezzo, dovevo andare io là.. Per venire sin qui hanno le spese di viaggio, e l’albergo per i giorni che si fermano, e sopravvivere fuori casa… e hanno ragione! In effetti sono comunque prezzi molto economici per oggetti graziosi, fatti con cura, e preferisco certo comprarli da loro piuttosto che dai negozianti per turisti che oramai stanno fiorendo anche qui a Valladolid.

Il viaggio continua, e continuano le riflessioni e le informazioni su quel che succede ora in Messico, sul petrolio venduto agli USA, sul muro, sulla repressione, sulla corruzione di poliziotti e pubblici ufficiali, a ruota libera. Intanto comincia a piovere, e l’attenzione dell’autista è sulla strada e la visibilità, il temporale e l’ora dell’imbrunire col buio che avanza velocemente fanno pensare di essere oramai a notte fonda.

Quando scende il nostro amico del Chapas, dopo Chemas, la pioggia si è oramai ridotta ad una pioggerellina più facilmente controllabile, che ci accompagnerà con alterni momenti sino all’arrivo. L’ultima sorpresa del tassiststa sindacalista è l’aumento del prezzo della corsa, che spiega, è dovuto al rincaro della benzina, la prendiamo per buona, ma credo che il prossimo viaggio a Tulum lo organizzeremo per poter anche tornare con i mezzi pubblici.IMG_20180307_103829

Informazioni su ragionandoci

scrittrice, artista, mi piace riflettere sulle cose, scrivo poesie, racconti, ci ragiono e ne scrivo... sono responsabile delle edizioni per l' associazione Stelle Cadenti
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