Per continuare: Migranti e noi

E allora per i popoli che fuggono dai disastri creati dall’occidente, dalla rapina di terre e materie prime, dallo scempio che rende invivibili interi territori, facciamo un piano di scambio e di accoglienza che contempli le possibilità di vita e arricchimento reciproco, invece che lo svuotamento di sentimenti e di vite che ci stanno buttando adosso!

Quanti soldi vengono spesi, e poi sottratti dai vari gestori, per creare carceri di presunta accoglienza, per pagare la terribili galere libiche, per sostenere i respingimenti e gli assassini?. E potrebbero essere meglio usati per il benessere di chi arriva e di chi sta qui. Noi sappiamo che chi può, chi ha un minimo di agibilità e può presentare un documento, ottenere un visto turistico, viene tranquillamente in aereo, e una volta in Europa si muove e si organizza come può, in base a legami con chi è venuto prima e con chi è disponibile ad accogliere.

Quelli che arrivano alle coste libiche hanno già attraversato molti inferni, molte torture e respingimenti, non hanno documenti, sono fuggiti con quel che avevano a tiro, nascondendo i propri progetti in situazioni disastrose in cui la vita propria e dei figli era in grave rischio. Bene, persone disperate, costrette a rischiare e subire di tutto, dovrebbero trovare ancora prima di partire una accoglienza e una indicazione, delle proposte, dei progetti temporanei da cui poi far emergere cose più a lungo termine, magari un ritorno, come fecero una volta i nostri migranti, che alla fine tornavano a casa con due lire per costruirsi una casetta, far studiare i figli, avere una vecchiaia serena, e le rimesse dei migranti   erano utili anche per l’economia nazionale!

Ora ci troviamo con questi mondi ribaltati, molti dei nostri figli che se ne vanno per trovare migliori opportunità rispetto a quello che avviene in Italia, e tutti questi disperati che cercano di arrivare, tenuti in situazioni impossibili, e quindi facile preda di sfruttatori e malavitosi.

Il problema viene da lontano, ricordo in Val Trompia tanti anni fa, quando nei lavori più pesanti capitava che i  nuovi arrivati, in genere allora erano senegalesi, sostituissero i lavoratori locali, la signora che  “ci tengo tanto ai miei negretti” e li infilava in otto in due stanzette fatiscenti, facendogli pagare salato il letto dove dormivano.  Intanto anche le occupazioni “legali” quelle con cui uno otteneva il permesso di soggiorno, avevano una specie di secondo canale, le persone venivano pagate di meno, in edilizia spesso molto meno, o pagate con cose da vendere, quasi mai legali… Proprio nei paesi dove la lega cominciava a spopolare c’erano traffici e abusi di cui risentivano tutti: i migranti che venivano sfruttati, ricattati, esposti ad ogni tipo di angheria, e gli italiani che perdevano alcune possibilità di lavoro venendo tutti insieme esposti ai ricatti ed alla prepotenza. Abolire i diritti dei lavoratori è iniziato da lì, quando i sindacati non si sono fatti carico, non hanno voluto, offrire sostegno e protezione ai nuovi arrivati su un piano di eguaglianza dei diritti e dei doveri.

E tornando all’oggi, una buona parte dei vecchi immigrati si sono sistemati, hanno portato qui le famiglie, e succede magari che quattro giovani donne con la pelle scura vincano la medaglia d’oro nella staffetta! E altrettanto avvenga nel judo. Cittadine italiane, in gamba, che portano con orgoglio la divisa nazionale e si qualificano in vari sport.

Ma quelli che arrivano sono stati investiti da un alone di paura, non sono più esseri umani, persone che fuggono dal disastro, ma invasori, quasi che il loro stesso esistere sia un delitto, un marchio di pericolo.

È stato fatto uno sporco lavoro per ribaltare la percezione della realtà: le vittime della rapina europea e occidentale, dello scempio creato dalle multinazionali sul loro territorio, compresa l’ENI e l’ENEL,  sono gli invasori, quelli indolenti che fuggono per comodo, per rubarsi la nostra ricchezza! Eppure se cerchiamo di informarci e di guardarci un po’ in giro ci rendiamo conto che siamo noi tutti che rubiamo la loro ricchezza, le materie prime, il coltan per i nostri cellulari salvo indignarci perchè loro vengono nei nostri paesi e usano il cellulare… Rubiamo petrolio, pietre preziose, diamanti e risosrse, trasferiamo le monoculture per le nostre comodità su territori che vengono completamente alterati, perchè non c’è più relazione tra la coltivazione ed il cibo. Questi prodotti sono per il primo mondo, per rifilare ai ricchi occidentali frutti e ortaggi esotici a prezzi stracciati, uccidendo le produzioni locali, variate e rispettose dell’ambiente, per le monoculture che portano sulle nostre tavole prodotti artificiali, cerati, tutti eguali, lucidi e brillanti. Questi alterano la nostra percezione di che cosa è un ortaggio o un frutto e ben nascondono sotto il loro aspetto accattivante i veleni con cui sono stati coltivati e le vite che stanno distruggendo in quell’altrove che vogliamo ignorare e da cui vengono le orde minacciose di donne e uomini disperati. Persone a perdere, che possono morire in mare o essere schiavizzate qui con assoluta indifferenza. Fuori i migranti, dice il bambino ottuso, e qualcuno  applaude, ma i migranti sono il frutto secondario delle nostre rapine, della nostra ignavia consumistica, dello spreco con cui buttiamo cibi e oggetti che tornano ad inquinare quegli stessi territori che noi rapiniamo.

BISOGNA SPEZZARE QUESTA SPIRALE  che conduce verso il precipizio non solo quelli che fuggono e cercano di arrivare, ma tutti noi, già trasformati in carogne senza cuore, individui senza comunità, incapaci di creare vita, di costruire bellezza, di accogliere, di comunicare, ascoltare le storie altrui e dire di sè senza menzogne e infingimenti. Mentre ci pensiamo superiori e potenti, stiamo preparando la nostra distruzione perchè non riusciamo più a sentirci parte, ad amare, ad aprirci, e finiremo davvero nella discarica della storia.

Siamo disponibili ai buoni sentimenti, certo, quando la televisione ci proprina più o meno in diretta la tragedia che avviene a migliaia di chilometri da noi, sentiamo con i genitori in attesa, e in ansia, speriamo e tremiamo con loro. Poi vengono salvati, il programma finisce, il politico di turno si congratula, intanto che chiude i porti a altri bambini, ad altri genitori disperati, e questo non ci coinvolge ne sconvolge, perchè non somiglia alla telenovela che ci propina lo schermo.

Stiamo perdendo il senso della realtà, della umanità, diventiamo schizofrenici, incapaci di empatia, incapaci di leggere la realtà, di governare le nostre emozioni senza farci influenzare dalla narrazione tossica che ci viene fornita.

Ho visto reazioni indignate e scomposte al solo definire una azione con autobomba terrorismo, quando questa è stata fatta da Israele, perchè la narrazione corrente ha ucciso la realtà, e il diritto a riconoscere ciò che avviene, e nella narrazione quotidiana,  sono i palestinesi i terroristi, i palloncini con uno straccio incendiato sono più gravi, delle aggressioni, mentre i bombardamenti israeliani, l’assedio soffocante di Gaza, le continue uccisioni extragiudiziali sono la norma e la giusta azione di un paese finto, costruito su un territorio non suo e che si appella alla narrazione biblica  fraintesa e alterata, per rubare terra e vite. Ma se lasciamo che questo succeda con assoluta indifferenza, anzi, congratulandoci con l’oppressore, che alcuni nostri politici definiscono il loro faro, perchè poi non si dovrebbero mettere in gabbia i bambini migranti, come avviene ai confini tra Messico e USA?, se si può sparare ai bambini, dargli fuoco, sparargli in testa quando già sono a terra feriti, perchè non si dovrebbe lasciar morire altri bambini in mare?

Io credo che bisogna avere il coraggio di decostruire la narrazione tossica, di tenere la barra diritta, e affermare che non si può uccidere, sparare, occupare terre, bombardare territori, non è così che vogliamo vivere. Questo immane sforzo che alcuni potenti fanno per mantenere un modello di vita assurdo e mortifero in alcune sacche di privilegiati, mentre gli altri vengono distrutti e uccisi per salvaguardare quel modello, va combattuto e  demolito persino dentro le nostre teste, dobbiamo cambiare il filtro con cui guardiamo la realtà, dobbiamo ficcarci in testa che le alternative allo scempio e alla rapina ci sono, che il lavoro è una parte della vita, e deve essere soddisfacente remunerativo, e non può essere assassino. Dobbiamo ficcarci in testa che noi esseri umani, uomini e donne, bambine e bambini, contiamo molto di più delle multinazionali che rapinano, che possiamo tornare a godere di una passeggiata, di una chiacchiera insieme, di tempo da perdere, di sole e di luna, di pioggia e vento. Potremmo cambiare se  ci guardassimo in giro con uno sguardo differente e ci dicessimo tutte e tutti, prima gli esseri umani.

 

 

Informazioni su ragionandoci

scrittrice, artista, mi piace riflettere sulle cose, scrivo poesie, racconti, ci ragiono e ne scrivo... sono responsabile delle edizioni per l' associazione Stelle Cadenti
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