DIVIDE ET IMPERA

Ci sto rimuginando da un po’, questo è un testo molto difficile per me, però avverto il rischio che ci troviamo in una situazione insostenibbile senza le risorse per farvi fronte, innanzi tutto le risorse di solidarietà, di relazioni affettive e di sostegno reciproco che sono indispensabili per cercare la via di uscita da questo momento buio.

Vista da lontano, la situazione oggi in Italia mi sembra disperante, e con pochissime opportunità di trovare qualche soluzione.

Mi sembra che il nodo sia la frattura che si è creata durante la pandemia, con la connivenza di buona parte della sinistra, non solo quella istituzionale, ma anche molti centri sociali, no tav e quant’altro: accettare e difendere norme come il green pass, ma tutte le chiusure che la pandemia ha imposto mi è sembrata una assurdità pericolosa, un allinearsi al potere in nome di una sicurezza che non passava certo da lì.

Mi chiedo, e vi chiedo: che fine hanno fatto le analisi che ci siamo passati in questi anni sulla gestione del potere?

Tanto tempo fa, ero nella cucina di un centro sociale e chiesi alle persone che lavoravano lì come si regolavano con le norme sanitarie, dato che cucinavano per un buon numero di persone ogni giorno. La risposta mi piacque molto, e la trovai rassicurante: non abbiamo bisogno delle norme scritte, noi curiamo la nostra salute, vogliamo stare bene, e quindi pensiamo noi a fare per il meglio

Questo atteggiamento è precipitato in maniera disastrosa di fronte ad una influenza, e a volte polmonite, un po’ più seria che in altri momenti.

Mi chiedo ma dove è finita la vostra critica del sistema? Paura di morire, come tutti, ma non era la peste, a molti di noi è risultato evidente fin da subito che c’era un lavoro di contenimento e repressione, che le norme erano necessarie a mettere in ginocchio ogni dissenso, e a dividerci ognuno a casa sua, impossibile riunirsi, impossibile muoversi, persino respirare era condizionato dall’uso costante della mascherina. Ma quanto avete accettato senza critica? Come avete fatto?

Non c’erano al vostro interno medici consapevoli in grado di passare una diversa lettura della realtà e della malattia? Visto che questi sono emersi e si sono espressi abbastanza presto, perché mai non avete approfondito, non vi siete informati, e avete subito acriticamente il tutto?

Siete cascati nella trappola del definire di destra, disinteressati al bene comune, quelli che si opponevano, e a questo punto non avete più ascoltato nessuna argomentazione, nessuna critica… e avete lasciato oggettivamente in mano alla destra la gestione del dissenso, lasciando soli quanti e quante di noi si sentivano sempre di sinistra. Quanti come me hanno una storia di vita sempre dalla parte dei deboli e degli oppressi, fuori dalle istituzioni, pagandone i prezzi ogni giorno. Ma eravamo tanti e tante, avevamo compagni, compagne con cui condividere lotte e aspirazioni, una su tutte la libertà.

Bene, il sistema è riuscito nel suo intento: ci ha diviso, ha allontanato e isolato quelli di noi che si sono ribellati ed hanno cercato altre notizie e altre informazioni.

Mi chiedo come avete fatto a fidarvi di gente cui in altri momenti non avreste dato un soldo bucato.

Per la salute, ovviamente! Instillandoci la paura il sistema è riuscito a fare breccia e vi ha convinto.

Adesso urlate al ritorno del fascismo, ma quando alcuni di noi affermavano che il green pass e l’obbligo vaccinale erano norme liberticide che richiamavano altre tessere, non avete voluto ascoltare: siete riusciti a chiedere green pass per frequentare centri del tutto alternativi, avete allontanato chi sollevava problemi, invece di discutere, approfondire, ascoltare pareri diversi.

E adesso che emergono alcune cose che noi affermavamo, tipo che il vaccino non è stato sperimentato a sufficienza, e non per prevenire il contagio, nessuna prova per eventuali danni ai ragazzini o alle donne incinte… niente di quanto noi affermavamo si è rivelato errato, ma nessuno che vada oltre una debole ammissione che forse si è esagerato!

Intanto cercate di riprendere come se niente fosse, se questa frattura non fosse avvenuta, e vi aspettate solidarietà alle vostre lotte.

Una domanda cattiva, ma pertinente: di fronte a quale lettura del “bene comune” si areneranno queste lotte? Chi vi fermerà? La guerra, un rigurgito del covid, la crisi ambientale gestita contro le persone ? che cosa?

Siccome i tempi sono bui e si fanno sempre più oscuri, a me sembra urgente che la frattura venga ricomposta facendo un’analisi spassionata di che cosa è successo, di quali nodi sul cammino ci hanno fermati, perché a me pare che se si aggredisce e si emargina il dissenso non si va e si torna assimeme, non si va da nesusna parte, c’è una breccia in cui sempre può inserirsi il sistema, e la solidarietà dei fratelli, delle sorelle, delle compagne e dei compagni, è condizionata da valutazioni esterne, limitata dalle connivenze col sistema. Questo ha aperto una voragine di rischi e di condizionamenti, per cui è diventato difficile mantenersi lucidi, coltivare il dissenso e insieme evitare il rimescolamento di carte che da destra si è abilmente cercato di inserire dentro i temi all’ordine del giorno.

Allora è da qui che bisogna ripartire, guardarsi in faccia , criticarsi, litigare, ma per unirsi, non per dividersi. Dobbiamo guardare insieme i rischi che abbiamo corso, le soglie che sono state superate, e chiederci come ricomporre una relazione solidale. Credo che sia doloroso, molte e molti di noi si sentono feriti e abbandonati, però se non riusciamo ad andare a fondo a questi temi non faremo un passo avanti, vivremo altre stagioni di sospetto e isolamento del dissenso che sono un regalo al sistema ed alla sua volontà di governare e dirigere il mondo: da sempre divide et impera è il mezzo per impedire di resistergli.

Vorrei aggiungere sommessamente che mi sembra che abbiamo perso la base: una idea alternativa di mondo, siamo cascate e cascati nella trappola che questo è l’unico mondo possibile, abbiamo dimenticato tutto quello che sta fuori, tutto quello che altrove si va faticosamente costruendo, e non abbiamo un orizzonte condiviso verso cui tendere, per questo ogni trappola ci blocca.

Vi voglio bene, non possiamo permettere al potere in ogni sua forma di dividerci e silenziarci, ma dobbiamo osare!

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Sogno un grande pic nic – 2 parte

Pic nic è una parola orribile, mi fa notare Giovanna con una etimologia che è meglio dimenticare.

Ha ragione è terribile come ci lasciamo trasportare dalle abitudini, e dalla incoscienza, a usare termini il cui significato originario è stato cancellato. Pic nic viene da “pic nigger” azioni “festose” per i bianchi razzisti contro i negri americani, e il fatto che nell’immaginario sia associato al barbecue vi lascio immaginare che caratteristiche avesse di caccia e fuoco…

Ci ho pensato, e alla fine ho deciso di lasciarla lì, quella parola terribile, per segnare da dove veniamo specie noi occidentali, e come possiamo prenderne coscienza e decidere che il senso e l’uso della parola deve passare ad altra immagine, altro significato.

E adesso il sogno continua e si fa racconto, mi sono ritrovata a ricostruirlo questo pic-nic, a dargli una storia:

Un giorno come tanti, le prime riunioni del governo, Palazzo Madama circondato da transenne e protetto da un manipolo di poliziotti attenti e preoccupati perché il nuovo corso potrebbe portare delle reazioni. Fuori dallo spazio chiuso giornalisti in attesa di notizie, e la gente, i turisti vanno e vengono camminano attraversano lo spiazzo, si fermano ad osservare il palazzo, parlano, sono un po’ tanti, ma nemmeno troppi in fondo. Un gruppo di anziani e anziane si avvicinano conversando tra loro, ridendo, qualche battuta, ma niente di che. Alcuni hanno un bastone da passeggio, una signora è spinta sulla sedia a rotelle, un’altro tiene a passo lento la sua moto elettrica adatta a una persona con difficoltà motorie, per rimanere nel gruppo. Si avvicinano alle transenne come svagati, una anziana piccola si lamenta: “fermiamoci, sono stanca!” e apre il piccolo sedile collegato al suo bastone da passeggio, si siede, quasi sostenendosi alle transenne. Gli altri si fermano, alte due la imitano mentre la moto elettica decide di fermarsi.

Il poliziotto si avvicina al gruppo per controllare che succede: Non potete fermarvi qui, questa zona è solo di transito! – La vecchia signora lo guarda seccata, e poi

Giovanotto, ma che ti ha insegnato tua mamma? Non hai un po’ di rispetto per la nostra età?

Non stiamo facendo nulla di male, solo riposiamo un momento!

Il giovane poliziotto è sulle spine: ci sono giornalisti e fotografi, non vorrebbe attirare l’attenzione facendo una scenata, ma gli ordini sono ordini: nessumo si deve avvicinare e fermarsi davanti al palazzo, per evitare rischi.

Questi signori sono anziani, decide di provare a convincerli, anche se sa che sarà difficile, sai come sono caparbi alle volte i vecchi, e quella signora sembra davvero stanca.

Signora, mi rendo conto che lei è stanca, ma perché non cercate nella piazza lì accanto qualcosa di più comodo per sedervi e riposare? Se vi allontanate di un poco troverete persino un bar …

Ma guardalo questo bellimbusto! Esclama un signore elegante con bastone e cappello:

Chi sei ragazzo per tormentare degli anziani a questo modo?

io sono a guardia del governo, e non sto tormentando nessuno, il governo ha dei diritti particolari, e io ho degli ordini! Dovete andarvene!

Intanto intorno al gruppo di anziani si è creato un capannello che andava ingrossandosi, il poliziotto era prossimo al panico, anche perché ovviamente si erano avvicinati anche i vari fotoreporter il vecchio infierì quasi gentilemnte:

Tu sei a guardia del governo, ma noi siamo il popolo, se il governo è separato dal popolo questo è molto grave!

Prossimo all’isteria il poliziotto quasi gridò: –dovete andarvene, ho i miei ordini! O vi faccio arrestare tutti!

Freneticamente si aggrappò al telefono per chiamare qualche superiore, l’anziano signore lo guardò con tenerezza e rispose: Ma davvero? Noi siamo il popolo, e qui ci sediamo! E lo invitò a guardarsi intorno:

Nel tempo della discussione la strada e la piazza adicente si erano riempite, e le persone stavano tranquillamente sedendosi, i più anziani su sedili comparsi misteriosamente, gli altri tranquillamente in terra, non c’erano urla, non c’erano slogan, solo tanta determinazione.

Pian piano fu evidente che il palazzo stava per essere circondato, e la presenza stessa della gente impediva di muoversi. Sparare lacrimogeni non era il caso, erano troppo vicini al palazzo, e da dietro non si riusciva a raggiungerli. Il prefetto convocato con urgenza si ritrovò circondato da persone tranquille che sembravano intente a fare gli affari loro, ma non lasciavano spazio a macchine o blindati. Non si capiva che cosa si poteva fare. Sembrava una festa, ma questa ostacolava ogni movimento, e sempre più invitati vi aderivano. In poche ore tutto il centro di Roma era bloccato da gente che rideva, cantava, cucinava, curava le persone in difficoltà, ripuliva i bambini, organizzava cerchi che si intrecciavano.

Ogni accesso era bloccato, auto e camion venivano continuamente spostati per allargare lo spazio interno e non passava niente, nessun blindato, nessun lanciatore di acqua sporca e urticante potè raggiungere gli obiettivi, nemmeno un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa. Vennero lasciati passare, uno alla volta però, in spazi ristretti e si ritrovarono circondati da adulti decisi: via i caschi e gli scudi, siete esseri umani, non robot: le armi le mettere tutte in questo magazzino, chi è il responsabile qui? Bene queste sono le chiavi del magazzino, ecco chiudete e sorvegliate, accanto a noi, che nessuno possa profittare per rubarsi armi e fare danni! Ovviamente gli ordini precendenti sono cancellati, se volete andarvene, fate pure, ma oltre questa zona non passerete, e in fondo meglio stare qui con noi no?

Ma voi che cosa volete? Perché tutto questo?

La risposta fu una lezione di politica e una occasione per riflettere cui partecipavano un po’ tutti.

Un ragazzino urlò ridendo: vogliamo vivere! Vogliamo essere felici, aiutarci, volerci bene e imparare a capire le cose, invece di obbedire!

Con una serie di capriole si allontanò verso un altro cerchio, un altro gruppo.

Si cominciavano a sentire canti differenti, Nostra patria è il mondo intero altri si rifacevano agli Inti Illimani, el pueblo unido jamas serà vencido… e su tutti, ripreso da molte voci: che tremino il cielo e la terra, a las mujeres le quitaron la calma una mescolanza di voci e di attenzioni che si allargavano e si propagavano come onde: davanti all’ambasciata iraniana le donne organizzarono un falò con i loro veli imposti, le madri per la pace curde raccolsero i loro veli e li gettarono contro l’ambasciata turca in un gesto tradizionale di denuncia del potere maschile, e di richiesta. Un gruppo di ragazze e ragazzi palestinesi iniziarono a ballare la dabka, un altro si sedette esausto, nessuno spazio era interdetto, ma nessuno era lasciato scoperto. Le case, i negozi persino, aprivano le loro porte, perché chi aveva bisogno di un tetto, di un bagno, di un letto, avesse una possibilità, senza abbandonare il posto. E sì, comparvero gli striscioni, preparati da giorni o manifesti scritti lì in terra mettendo insieme idee e risorse.

Quando il cielo si oscurò minacciando la pioggia, comparvero impermeabili ed ombrelli, stivali di gomma e teli impermeabili e gazebo che si collegavano creando zone protette dalle case, dalle finestre, coprendo tutto il vicolo dove la distanza non era troppa: un groviglio di azione e resistenza che rese evidente che lì si sarebbero fermati a lungo.

Con i bambini, i cani, gli anziani, i sofferenti, non potranno durare a lungo, aspettiamo che si stanchino, al primo cedimento interveniamo e mettiamo fine a questa pagliacciata!

Ma la resistenza continuava, non si comprendeva come, le persone si avvicendavano, riposavano, portavano cibo e vestiti, coperte e generi di conforto e non lasciavano passare neppure un poliziotto, nessuno si poteva infiltrare, si conoscevano, si aiutavano, e il fenomeno si allargava ad altre città Cominciava intorno al municipio, per poi allargarsi e bloccare ogni attività, tutti fermi, tutti in attesa, i tentativi di repressione erano bloccati sul nascere da un lavoro astuto di ostacoli e depistaggi, funzionava solo internet, e trasmetteva solamente qualche stazione televisiva locale perché quasi tutto era bloccato. Le redazioni estere erano informate attraverso i telefonini

Alla fine fu il potere a cedere, e si dovette tornare a discutere, organizzare, pensare, aiutarsi per consentire alla bellezza che si era vissuta di depositarsi in prassi, in ricerche, in leggi.

Il mondo nuovo nasceva davvero.

Nota: rileggendo questo mio immaginario pic nic, ho sentito echi che vengono dalla narrazione di un altro cerchio di persone, nel libro di Maria G. Di Rienzo Nostra signora della luce. Certamente la sua storia mi ha influenzata, anche se io credo di aver seguito un mio percorso, ma penso che riconoscere ciò che stimola la mia fantasia sia doveroso, con un ringraziamento alla creatività e alla saggezza che contiene.

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Sogno un grande pic nic

Leggo la pagina di fb e ne riporto una sensazione disperante, come se venissimo condotte e condotti dentro il baratro, ed ogni nostro passo fosse eterodiretto: Chiediamo la pace e ciò viene interpretato come difesa del diritto dell’ aggredito a difendersi, anche con le nostre armi; siamo solidali con le donne iraniane, e questo permette di aumentare le sanzioni all’Iran e di isolare ancora di più il paese, dando forza alla repressione; molti hanno votato a destra, dato che erano le uniche voci contro la guerra, contro la NATO, e parevano essere dalla parte delle persone, così ora ci ritroviamo un governo di guerrafondai obbedienti eterodiretti che non intendono discostarsi dai dictat di questo occidente predatore.

Molte, o forse solo qualcuna, han festeggiato la prima donna a capo del governo, finalmente una donna!, ma è una personcina impreparata, obbediente al più forte e carognescamente feroce con il più debole… Non è certo la Donna che sognavamo che con autorità e forza conducesse il paese fuori dal baratro.

E mi chiedo come ci siamo fatti portare a questo punto dimenticando ideali, diritti dei popoli e delle persone, confondendo la liberazione con l’emancipazione rampante di coloro che chiedono potere per sé, e intendono ottenerlo ad ogni costo, mescolandosi con il peggiore dei poteri, negando le proprie appartenenze.

Cadiamo in discussioni accorate sul fatto che Putin sia o no un dittatore, o sul dovere di vaccinarsi, anche quando il vaccino viene dichiarato fasullo dai suoi stessi costruttori, e non siamo più capaci di avere un piano, un progetto di vita, e di mondo, che non sia confinato nel piccolo benessere individuale, sempre precario, sempre sottoposto a ricatto e in mano alle decisioni altrui.

Guardiamo inorriditi i pochi che si arricchiscono , ma continuiamo a foraggiarli per mantenere il livello di vita a cui siamo abituati, sempre un po’ meno, sempre più difficile, ma quello, nessun altro orizzonte.

Stiamo facendo le barricate per mantenere una situazione orribile e invivibile, accettiamo, magari a malincuore, che il migrante sia il nemico, e la sua sopravvivenza un terno al lotto , le montagne di cadaveri, di malessere, rimangono lì a putrefarsi, ma noi teniamo il punto. Yemen, Palestina, Curdistan non esistono, se non quando possono essere usati e sfruttati dalla narrazione corrente per orientare le nostre emozioni, e tutte le altre guerre dimenticate sono silenziate in nome del potere…

Io sono cresciuta in un’epoca in cui difendere la nostra vita era strettamente collegato a difendere quella degli altri, a tradurre in azione le idee, abbiamo sperimentato, con ingenuità e impegno, e fantasia, la stagione delle comuni, abbiamo cercato modi diversi di vivere, abbiamo sbagliato, ci siamo corretti, abbiamo ritentato, e non abbiamo mai dato per scontato che la nostra strada fosse la unica possibile, anche quando gettavamo il cuore oltre l’ostacolo rischiando in prima persona.

Bene, ci siamo fatti e fatte risucchiare dall’individualismo, dalla burocrazia della politica, ed ora siamo al disastro.

I progetti i sogni di allora sono i nostri, non praticabili ora. Ora bisogna ricostruire sogni, progetti, una idea di comunità, di locale, e di internazionale, per usare le parole note, che ci consenta di attivarci, mettere in moto anticorpi e speranze per tendere ad un mondo migliore, in cui sia bello vivere.

Immagino un lavoro capillare, una discussione costante, casa per casa, quartiere per quartiere, per arrivare a riconoscere, distinguere, scegliere i bisogni reali che la gente vive dalle balle consumistiche che ci attanagliano, e cercare soluzioni locali o più ampie a seconda dei problemi e dei bisogni e delle risorse.

Immagino che la prossima manifestazione sia un allegro pic nic che si allarga a macchia d’olio, con bambini che giocano e adulti che parlano e si scambiano idee, tutti lì, un paese intero fermo a pretendere che si ribalti il potere e che scenda le scale del palazzo per sedere tra noi a cercare finalmente alcune tracce possibili in cui si possa muoverci per ricostruire il mondo nuovo.

Tutti insegnano, tutti imparano, nessuno ha la verità in tasca, tutti proteggono, si lascia da parte ogni violenza, ci si ama, si collabora, si gioca, si inventa, si ricostruisce il senso di comunità e di amore

Si può rinascere, come la fenice disegnata da Mario Palmieri
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Le donne, l’Islam, il velo e l’occidente

Le donne, l’Islam, il velo e l’occidente

Gira in questo periodo la notizia tristisisma della morte, probabilmente a causa delle botte subite dopo l’arresto, della giovane iraniana Mahsa Amini, pare perché indossava malamente il velo…

La polizia religiosa è una realtà pesante in molti paesi islamici, non posso dimenticare come alcuni anni fa le ragazzine di un collegio che fuggivano dalle fiamme furono respinte indietro perché non adeguatamente coperte, cosa che ha dell’assurdo e della furia selvaggia contro le ragazze, che neppure i padri in alcuni casi sarebbero riusciti a salvare. Una cosa devastante, e la dimostrazione che la vita delle donne per questo tipo di polizia vale meno di niente. In altri casi, in Arabia Saudita, abbiamo visto come persino denunciare una violenza subita possa essere causa di arresto e di vergogna. Per aver fatto sesso con uno sconosciuto, non legalmente padrone del tuo corpo… che sia stato lui a pretenderlo è secondario, tu sei responsabile. Per non parlare di tutto quello che viene detto in bene o in male sui talebani, a cui sono state abbandonate le donne che l’occidente ci aveva raccontato che andavano salvate.

La uccisione di una giovane donna in detenzione è una tragedia, e ovviamente le mie sorelle iraniane hanno tutta la mia solidarietà. Sono orgogliosa di loro che sfidano quella stessa polizia che ha ucciso Masha bruciando i loro veli o sventolandoli in alto, e mostrando la volontà di gestire il proprio corpo come meglio credono con il tagliarsi i capelli, altra cosa peccaminosa. Così come sono orgogliosa delle donne saudite che cercano di scrollarsi di dosso la tutela maschile per fare qualunque scelta. O per le donne afgane, che chiedono la riapertura delle scuole femminili e manifestano la loro volontà. In questo caso poi la consapevolezza che gli anni di occupazione non hanno fatto altro che danneggiare la maggioranza delle donne mi lascia annichilita.

In tutti questi casi mi trovo sempre anche a considerare la ipocrisia dell’occidente, la volontà di cogliere ogni occasione semplicemente per nascondere o mettere da parte le proprie colpe e confermare che Noi, (noi chi?) siamo il meglio, noi che riconosciamo la libertà delle donne di andare vestite come credono, e di fare le proprie scelte,. Se poi ci sono una montagna di femminicidi questo è un problema privato, e nessuno si fa carico di afforntarlo.

Allora, io sono vecchia ed ho buona memoria, per cui ricordo bene quando, forse una decina d’anni fa, con i talebani davvero al tappeto e ridimensionati al massimo, si propose di trattare con loro, di avviare un processo di pacificazione che permettesse alla società afgana di evolversi positivamente. Questo chiedevano anche le donne, perché ovviamente se sei in guerra e praticamente sotto occupazione di sicuro non farai passi avanti, se non di facciata, che crolleranno insieme al castello delle connivenze. Ma no, allora virtuosamente ci veniva risposto “ mai trattare con i Talebani!” e vedete ora come sono messe, anche se la narrazione di chi sta sul campo è un poco differente dalla vulgata ufficiale. Comunque l’Afganistan avrà un lungo periodo di dolore e di assestamento prima di trovare un poco di equilibrio e di rispetto per le donne, e per tutti gli esseri umani che vivono lì.

E l’Iran: sottoposto a sanzioni, aggredito, demonizzato da Israele e dall’occidente, circondato, non dimentichiamo che la Siria è stata destabilizzata per poter arrivare all’Iran… allora l’Iran, se avesse normali relazioni internazionali, se ci fossero scambi e possibilità di movimento, probabilmente verrebbe normale allentare le prescrizioni, e pian piano le donne potrebbero trovare una dimensione più umana del vivere, ed ottenere maggiori diritti.

Il velo è simbolo di oppressione per noi che non lo portiamo, per coloro per cui fa parte dell’abbigliamento tradizionale è meno evidente e meno oppressivo, e sì, a volte è simbolo di identità. Una mia amica palestinese ad un certo punto ha cominciato ad indossarlo con determinazione, per sottolineare la sua identità e non perdere il legame con la sua terra.

Credo che il problema grave, gravissimo, sia la imposizione, l’obbligo, e la possibilità che ci sia una polizia impegnata nel far rispettare la morale, quella decisa altrove e interpretata più o meno rigorosamente a seconda delle circostanze e delle persone.

Noi, nel mondo occidentale che nasconde i suoi mostri che cosa possiamo fare? Innanzi tutto aspettare un momento, abbassare i toni, indignate profondamente per la uccisione di una giovane donna, possiamo persino chiamare in causa il governo iraniano, chiedere che si verifichi e si punisca chi ha fatto l’atto, ma poi dobbiamo anche fare un passo indietro, perché le nostre sorelle sono nella tormenta, e noi dobbiamo sostenrle senza aumentare le loro difficoltà, e dobbiamo impedire che si strumentalizzi questa morte per provocare ulteriori conflitti, ulteriori sanzioni, che vorrebbero dire inasprimento interno, compattamento contro il nemico comune, invece che allentamento e lasciar andare.

Credo che la complessità del mondo in cui viviamo sia troppo ampia per tenere insieme tutti gli aspetti, e comprendo che il velo è un aspetto evidente, che ci può persino far sentire a disagio e crearci difficoltà di relazione, però dobbiamo essere solidali e dalla parte delle nostre sorelle, qualunque sia la loro scelta, cercando se mai di sostenere la possibilità di scegliere.

E soprattutto, non dobbiamo rivendicare che la nostra scelta, la nostra vita sia la migliore in assoluto, forse, e non sempre, è la migliore per noi, che comunque ci sentiamo strette, respinte indietro ad ogni passo, ostacolate dai rigurgiti di paternalismo ossessivo. Dobbiamo valutare davvero se è questo l’unico mondo possibile, e cercare di capire come possiamo intrecciare le differenze e le ricchezze di tutti i mondi, e cercare di lasciar andare le oppressioni, in tutti i mondi.

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Tra Luna Piena ed equinozio, guardando quel che succede sotto questo cielo

E se la luna piena
scuote la tua pace
apre il cammino
ad altri mondi, altre idee
Non puoi che accettare
il momento e fluire
con i pensieri, e il tempo
e il calore, e la notte
lasciando andare
paure ed esitazioni
abbandonandoti all’essere
alla saggezza profonda
che parla quando tutto tace.

di seguito le mie riflesisoni sull’oggi guardando alla situazione oggi su questa terra, in particolare in Italia:

Ho letto vari post ultimamente di persone che prendendo spunto dal periodo elettorale ragionano sui pro e i contro della situazione che stiamo vivendo.

Tutti preoccupati e spaventati per la povertà che avanza, il costo della vita che aumenta, eccetera. E poi ci sono i soloni che ti consigliano le cose più banali, per non spendere troppo, risparmiare sul gas . Questa cosa del risparmio, del limitare i consumi, spegnere la luce se non sei in una stanza e spegnere il gas sotto la pentola, tutto bene, tutto giusto, forse, ma la gente comune l’ha sempre fatto, e mica tutti hanno bisogno di sprecare per vivere, solo che così non si affronta il problema di fondo: gli spazi di manovra individuale si restringono e le persone sono confinate nella paura, nelle previsioni sempre più nere, per cui beni di rifugio, chi può, e gli altri si attaccano, magari per sopravvivere all’inverno si venderanno i gioielli di famiglia, la casa dei nonni, forse per due lire, perché quelle due lire servono per il gas nei mesi più freddi…

Il periodo è chiaramente di crisi, ma a me sembra che si sta scaricando tutto sul singolo, sulla singola donna casalinga che si ritroverà a fare i salti mortali per mettere ogni giorno un pasto adeguato a tavola e mantenere i figli in ordine, puliti e senza strappi che non siano di moda…

Invece proprio in questi tempi dovremmo ricostruire e rifondare l’unione tra gente in difficoltà, dovremmo ritrovarci a rivendicare non solo le bollette meno care, ma una vita serena e solidale!

Dovremmo essere insieme, e proprio ora che si va ad una tornata elettorale si dovrebbe trovare un punto di incontro tra chi rivendica libertà, pace e benessere.

Sappiamo tutte e tutti che solo insieme si affrontano e risolvono i problemi. Abbiamo visto che solo le lotte collettive, le esperienze di condivisione, di incontro, di scambio resistono al tempo, alle aggressioni e alle lusinghe spesso traditrici di chi promette per raccattare qualche voto.

E no neppure quelle lotte sono state svincolate dalla narrazione della pandemia, e questo è stato uno dei punti di rottura: per salvare ciò che era il nucleo, si è accettata acriticamente la vulgata sulla pandemia, si sono chiusi persino alcuni centri sociali, per timore del virus, o della repressione al virus, e la mancanza di senso critico, l’isolamento, il confinamento hanno fatto il resto. Ora dovremmo tornare a risentirci popolo, a rimettere insieme i pezzi, a ragionare e comprendere che tipo di vita vogliamo vivere, per noi, i nostri figli, i nostri vicini, ma a largh cerchi concentrici allargando a tutto il mondo e permettendoci una qualità di vita sana, allegra, solidale… Non dovrebbe essere iniziativa privata, fatica di pochi, soccorrere chi ha bisogno. Nessuno dovrebbe accettare il blocco dei migranti mentre si spendono milioni in armamenti e guerre per procura. Non dovremmo fare accoglienze di serie A e respingimenti violenti di tutto il resto!

Bisogna ripartire dal “noi” dal senso di un collettivo che collabara per il bene comune, composto da individui liberi e uguali, che hanno sovranità sul proprio corpo, la propria salute, le proprie scelte in materia di genere, di aborto, di sessualità, e che possono mettere insieme energie e speranze per costruire il mondo che vogliamo.

Ho visto con orrore discutere ancora sull’aborto, come se fosse lecito che altri, lo stato, la collettività, possa regolare la vita delle donne sino al punto da imporre la maternità obbligatoria, compreso il dovere di dividersi in mille pezzi, per tenerti un lavoro salariato e insieme prenderti cura di un bambino, di una bambina piccola, senza peraltro poterti fidare in pieno di nessun aiuto, salvo forse tua madre, perché ci sono troppe storie che circolano di abuso sui minori, sulle minori, dal prete dell’oratorio, al nonno, lo zio, il padre… Perchè mai dovresti far nascere una bimba o un bimbo in questo caos? Perché non si ricostruisce un discorso di solidarietà collettiva, di rispetto per i bimbi, di protezione da parte di tutta la comunità, in modo che se mai la scelta di fare un figlio sia una scelta possibile, e non una condanna?

E ovviamente per rispettare i più piccoli devi partire dal rispetto in generale, si deve respirare un’aria diversa, di sostegno di amore, e non di accusa costante, sei sempre fuori le regole, è sempre colpa tua!

C’è stato persino chi ha colpevolizzato il ragazzo che si è suicidato a 13 anni perché bullizzato e incapace di resistere oltre, o i suoi genitori che l’avrebbero cresciuto troppo fragile e insicuro: ci vuole un bel coraggio, e una profonda assenza di ogni empatia per ragionare così! Purtroppo l’aria che respirano i ragazzi, le ragazze, che respiriamo anche noi tutti e tutte, è quella del bullismo eretto a sistema: se il sindaco di Trieste può dire delle persone soccorse nella piazza del mondo che vanno “a farsi fare il pedicure”, se si può pensare di perseguire le “devianze” fino a sradicarle, di seguire l’iter dei giovani per incanalarli a un lavoro, qualsiasi, pena sanzioni pesanti, se si può pensare di penalizzare chi non vuole entrare nel giro del green pass, della tessera per muoversi, persino sospendendo dal lavoro chi non si piega, se un attore noto può dire impunemente di aver denunciato i suoi vicini perché si facevano una festa in famiglia, proclamando che ha fatto il suo dovere, come possiamo prendercela con i bulletti della scuola? Il gioco a chi è più carogna è altrettanto facile di quello della empatia, se la direzione che sta prendendo il sistema è quella, e maggiore è l’insicurezza che si vive, maggiore è la tensione verso gli altri, chi si distingue è il colpevole, non il clima assurdo in cui viviamo. Quindi, elezioni o meno, è nel profondo che bisogna cambiare, la pace non sta in piedi senza il ritorno ad una ideologia che ci faccia sentire nel profondo fratelli e sorelle, compagne e compagni, senza esitazione, e ci faccia ricacciare i fascismi ed i sovranismi nella fogna della storia.

Quando un uomo stupido fa qualcosa che gli dà vergogna, sempre dice che ha fatto il suo dovere

Credo che questa storia del sovranismo sia l’ultima scoperta della incertezza: se tutte le decisioni che si sono prese sono dipese dall’Europa, dai poteri forti, è da loro che dobbiamo sganciarci per tornare a vivere bene! A me sembra che sia una visione miope e parziale: non c’è verso che i confini facciano da argine a niente, gli uragani sono oramai diffusi in luoghi che non ne erano mai stati toccati, una centrale nucleare in Russia, o in Ucraina può contaminare bellamente tutto il continente, come ben sappiamo, e ancora i mari non sono salvi dalle acque contaminate della centrale giapponese, ne dall’inquinamento globale. E qualche governante ciarla di usare la bomba atomica per vincere, non fa niente quanta gente muore, quanti paesi vengono cancellati: che ce ne facciamo di una Italia Sovrana quando non ci saremo più? Credo che il discorso vada ribaltato, una Italia identitaria, ma solidale, forte del suo essere indipendente e del suo essere con gli altri, la presenza in Europa va definita in termini di rispetto e di interazione, e non di pedissequa obbedienza! E sapere che i confini sono labili ed aperti aiuta tutti, accogliere con una certa organizzazione chi vuole venire, avviando magari azioni di scambio, di ascolto invece che lager, permettendo a chi è accolto di venire con normali mezzi di trasporto, con un visto di accoglienza che permetta di orientarsi, muoversi, transitare. La vergogna dei campi di concentramento grida vendetta davanti all’Universo, e i nostri soldi usati per fermare, torturare, reprimere sono un uso osceno del poco che abbiamo. Come si fa a non chiedere conto di tutto questo? Come si fa ad accettare che il problema è il migrante che arriva, e si sprecano miliardi per ficcarne in fondo al mare o in qualche fogna di terra il più possbile? Gli stessi miliardi, usati oculatamente per accoglienza, sostegno orientamento potrebbero fornire posti di lavoro a educatori, medici, infermieri, assistenti di orientamento, promotori, e permettere di utilizzare risorse disperse non per arricchire qualche despota assassino, ma migliorare il benessere di una comunità intera! Invece di penalizzare chi aiuta, si dovrebbe penalizzare chi perseguita, aggredisce, tortura!

C’è tutta una società da ripensare, senza steccati, senza pregiudizi, solidale, accogliente con le differenze, che ognuno possa esprimersi senza sentirsi giudicata o giudicato,

In questo mese si settembre c’è il solito rivolgimento delle cose, la Luna piena in Vergine il 10, e poi il 21 l’equinozio, che ribalta tutto, aiuta a fermarsi , a riprendere l’equilibrio, prima di cambiare la direzione, raccogliere i frutti, concludere e ripartire lentamente andando verso la riflessione, verso l’interno di ognuna e ognuno ed anche l’interno, il cuore di una società, di una comunità, per trovare la luce e il calore che albergano in essa.

Ci stanno trasmettendo l’immagine di noi sole, soli, in una casa fredda, con poca luce, per risparmiare, ma io ricordo come erano le giornate e le notti di un tempo: se il freddo rendeva difficili i lavori all’aperto ci si riuniva nelle cantine, o nelle stalle, dove il calore degli animali aiutava a rendere abitabile la zona di lavoro, si aggiustavano attrezzi e calzini, si cuciva, si raccontavano storie, si tagliava la legna, si facevano i cesti per i prossimi lavori…e in settembre ci si riuniva per preparare le salse e le conserve che consentissero le scorte per l’inverno senza gettare nulla delle verdure e frutta che avanzavano grazie all’abbondanza della terra. Ora io non credo che sia possible rifare lo stesso, ma prendere spunto per creare zone collettive, che so, una stanza comune per tutti i ragazzini che devono fare i compiti e passare i pomeriggi, al caldo insieme, con pochi adulti che li accompagnano, una sala comune. O una cantina dove incontrarsi, guardare la tele, discutere, parlare, fare insieme dei lavori collettivi, una grande cucina dove cucinando per tutti riscaldi anche l’ambiente…. Questi sono accorgimenti che io metterei in campo, tutto quello che permette di riunirsi, stare insieme, collaborare, il che vorrebbe dire creare un luogo collettivo dove gli anziani e le anziane abbiano un ruolo, oltre che un sostegno, e se noi torniamo la sera, loro ci vivono tutto il giorno, sorvegliano una pentola, aggiustano, chiacchierano, giocano, sonnecchiano o guardano la tv, o aiutano un ragazzino in difficoltà a fare un compito.

Io ricordo la grande casa dei contadini della mia infanzia, le stanze accoglienti per ragazzini e persone di varie età, e lo ricordo come momenti caldi non solo per il fuoco acceso su cui cuoceva la polenta, ma per il calore dell’affetto che permeava quei luoghi, per l’andare e venire di genitori, vicini, amichetti che in quel porto approdavano per un prodotto della terra, un acquisto, una chiacchiera… E ovviamente ricordo i trucchi e le necessità di sopravvivenza e di sfuggire alla collettività, o infilarsi in un’altra, più consona, secondo l’estro e il momento. C’era la maglia larga della comunità che ci sorvegliava in qualche modo, e ogni adulto aveva il diritto di riprenderci se sgarravamo, ma anche di soccorrerci se ci facevamo male, di bloccare un intervento inappropriato.

In uno scritto di qualche tempo fa avevo immaginato che anche l’accoglienza potesse cambiare di segno, smantellando con un lavoro organizzato di mesi tutti i campi di concentramento e aiutando le persone a muoversi ed orientarsi, avevo immaginato come base la struttura di excolonia che permettesse l’accoglienza e le cure prima di aiutare le persone a prendere direzione e progetto. Credo che si dovrebbe ripartire da queste cose.

Uno dei segni del tempo, e della volontà di controllo che copre tutto lo vediamo in questa narrazione che incentiva l’isolamento, il controllo reciproco, la diffidenza, il timore dell’altra e dell’altro, emblematica la mascherina che ci viene richiesto di indossare in troppi luoghi ancora, perché il problema è proprio lo stare insieme, il comunicare, il parlare: appena ci si ritrova anche in piccoli gruppi le parole corrono, insieme all’affetto e i ragionamenti si confrontano pacatamente e prendono forma progetti e realtà diverse, affettuose e solidali. ma se abbiamo assorbito il giudizio, il dover essere, la distanza ci ritroviamo a isolarci, a diffidare del vicino, dell’amica, di un senza tetto o di chiunque voglia in qualche modo sottrarsi alla normativa folle che ci viene proposta.

È il momento di cambiare, di immaginare alternative a questa narrazione mortifera, e costruire, ma anche richiedere-pretendere luoghi di incontro e reciprocità, dove sia possibile vivere insieme, sostenersi scambiarsi idee e aiuto pratico senza essere invadenti o distruttivi. Il vincolo dell’amore, della comprensione e dell’incontro deve sovrastare le narrazioni violente e le divisioni orribili.

Una richiesta, e un augurio per tutte e tutti noi
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La libertà nella gestione del nostro corpo e l’accesso alle cure

Un incontro al consultorio.

La legge 194 era passata da poco, ma persino nei paesini di montagna oramai si sapeva che , magari con qualche giro, qualche colloquio in più, però si poteva abortire!

Si presenta un uomo sui 50 anni, che in stretto dialetto dell’alta valle mi chiede un aborto: mia moglie deve abortire, si può fare a casa?

– Scusi, sua moglie dove è, perché viene lei?-

– Abbiamo cinqie figli tutti piccoli, mia moglie non può lasciarli, così sono venuto io. Prima chiamavo la signora e veniva a casa, faceva tutto lei, ora mi han detto che bisogna venire qui, chiedere al consultorio, e che poi non costa nulla…

Cerco di approfondire la situazione, ma il dato è questo: cinque bambini che hanno bisogno delle cure materne, lui che ha bisogno di scoparsi la moglie tutte le volte che gli gira, e allora, se lei resta incinta, si abortisce, l’han già fatto almeno altre 5 volte, sempre a casa, una piccola spesa, però tutto filava via, e lei poteva continuare ad occuparsi della casa, dei bambinio, del marito… Ora con la legge, è venuto lui al consltorio, a chiedere l’intervento.

Gli spiego la procedura, e gli faccio notare che la salute di sua moglie è a rischio con questi continui interventi, ma sembra non capire: prima era più semplice! Perchè mai complicare le cose? Cinque figli sono un bel numero, non possono permettersene altri. Contraccettivo, prevenzione non sono parole che rientrano nel suo immaginario, anche se forse potrebbe starci, se è lei che provvede, e lui non ne ha alcun fastidio.

Cerco di far rientrare questa storia nei binari della cura, gli faccio presente che sua moglie ha bisogno di controlli medico ginecologici, e che non avrà alcun aborto a tavolino. Dovranno organizzarsi per lasciare i figli qualche giorno, o dovrà occuparsene lui, mentre lei si cura e si occupa un poco di sé. Forse un paio di giorni in ospedale le saranno necessari…

Se ne va poco convinto, ma alla fine la donna verrà a farsi visitare e a concordare il ricovero per l’aborto e per valutare insieme le soluzioni possibili perché la storia non si ripeta.

Mi è venuta in mente questa storia leggendo l’invito di Biden a spostarsi per poter abortire, mi sono immaginata una donna che non si è mai mossa da casa, che si arrangia da sola, che ora per poter abortire con una certa sicurezza prende su, va in un altro stato, trova assistenza e alloggio, e cure che non puiò ricevere a casa sua…

Se la 194 ha voluto dire in alcuni casi una piccola evoluzione, uno stacco ed una attenzione alla vita delle donne, anche di quelle che mai avevano trovato il tempo per sé, mi sembra che questa decisione della corte suprema americana ricacci la parte più povera ed indifesa della popolazione femminile statunitense, ai tempi degli aborti clandestini e delle mammane. Come non chiedersi che senso ha “salvare” la possibile vita di un embrione e invece lasciar correre sulla vita delle donne, sugli abusi, sulla fatica, sui bimbi denutriti, morti alla nascita, trascurati, ma nati?

Mi sembra di vivere un incubo, rivivere giorni bui, dove la vita e la salute delle donne passano sempre in seconda linea di fronte a “principi” che esse sono impegnate ad incarnare, e d’altronde con la privatizzazione della salute si passa dal diritto alle cure, alla salute, al prezzo per le cure, per la sdalute cui ha accesso solo chi paga. Benvenuti nel mondo liberale, patriarcale capitalista, mi sembra che questo fatto spieghi bene tutto, e metta di fronte al futuro che cercano di prepararci, con i pochi privilegiati, le poche privilegiate, in condizione di curarsi, prevenire, e se mai abortire in sicurezza, mentre la massa dei diseredati si arrangia come può, cerca disperatamente il medico non obiettore, l’ospedale pubblico dove sia possibile abortire, anche a costo di umiliazioni e anatemi.

E lo stesso vale per le cure, abbiamo visto con l’emergenza come si sono mosse male e in difficoltà le strutture pubbliche, con la medicina di base distrutta, mentre nelle cliniche private si poteva curarsi adeguatamente e con pochissimi rischi… ed ora si inventano nuove malattie, nuovi allarmi mondiali che però non vengono affrontati con una cura ed una prevenzione di base, no vengono affrontati con il controllo di massa, gli anatemi, le regole imposte.

Bene il nostro futuro è qui davanti ai nostri occhi, il nostro presente è la distruzione dei diritti e delle possibilità per una sottomissione senza sbocchi…

Ho letto articoli molto interessanti che discutevano sul diritto dello stato ad intervenire nelle nostre vite, nelle scelte più intime, come quella di abortire, e che segnalavano il rischio connesso con questa interferenza, che per quanto ne so è sempre esistita, se ci è voluta una lunga lotta per poter parlare di contraccezione, e se una altra lunga lotta ci è voluta perché l’aborto non fosse più un reato, anche se in realtà anche ora l’aborto clandestino viene perseguito. In tutti questi ragionamenti, in questa fretta di mettere norme prescrittive su tutto, sulla cura, sul corpo, sulla vita di ognuno, chi puoi frequentare, e per quanto tempo, chiudendo persino palestre e scuole, limitando in modo indegno la vita, si evidenzia come il potere dello stato si insinua nell’intimo di ogni persona, e in questo l’aborto è emblematico!

Una volta pensavo che una semplice depenalizzazione avrebbe “lasciato sole” le donne che sceglievano di abortire, ma anni di consultorio, e la mia personale esperienza , mi hanno messo di fronte alla ingerenza pesante del potere nelle vite delle persone, e al carico di angoscia, riprovazione, limiti che consente e favorisce questa legge. Il problema è ampiamente aperto, non c’è un diritto che possa valere per le persone che possono permetterselo, che in genere se lo prendono, ricorrendo a cliniche private e a cure a pagamento, mentre per le altre c’è il vuoto e lo squallore l’assenza di servizi vicini alle necessità, in cui ottenere risposte adeguate

La strada da fare è ancora lunga

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La vita e i fiori di San Giovanni

La vita e i fiori di San Giovanni

Dalle nostre parti la notte di San Giovanni si espone alla Luna e alle stelle una bacinella di acqua piena di fiori, il principale è l’iperico, che si chiama anche erba di san Giovanni, ma anche tutti i fiori che si trovano sbocciati in questo inizio estate, per fare questa benedetta acqua che lava via le negatività, fa brillare la pelle, libera dalle impurità.

In questo tempo così difficile che stiamo vivendo si accumulano insieme le più differenti sensazioni, e il bisogno di una pulizia rofonda, sin dentro l’intimo di ognuna di noi e fuori nel cerchio delle persone intorno e del mondo si fa sentire profondamente.

Dafne ha messo questo post:

Quest’anno la mia acqua di S. Giovanni è avvelenata… c’ho messo dentro anche l’oleandro e i gerani… (in tempo di guerra ora che i buchi so tutti sdoganati, ci servono le speranze…)

E così quest’anno il mio terrazzo è andato mezzo in sciopero… a volte pure i fiori si rifiutano di sbocciare… (soprattutto quando la resilienza te la chiede il governo… invece dei petali hanno tirato su il dito medio pure loro!)

E quindi che questa notte un po’ avvelenata segni un cambio di rotta: che i governi cosiddetti ‘democratici’ facciano gli interessi del popolo e che il popolo si lasci guidare dai fiori. E che a me me dica un po’ mejo il prossimo anno… perché so stanca de le salite!

(Cmque io domani dentro st’acqua me ce lavo… se me troverete un po’ velenosetta saprete perché… la colpa è de li fioooriii!)

La ciotola con i fiori

Colgo lo spunto per mettere in fila pensieri che mi frullano in capo da un po’, e la notte di San Giovanni mi sembra il momento migliore per fare pulizia ed aprirsi a nuove energie, nuovi progetti.

In questo periodo, guardando da lontano la situazione dell’ Italia e dell’ Europa, ma non solo, guardando anche l’America Latina, le promesse non mantenute, i governi progressisti che non riescono ad esserlo davvero, per la gente, i tentativi di stravolgere ogni lotta, ogni risultato, per mantenere lo status quo, e i venti di guerra, la siccità, la mancanza di energia, la incapacità di pensare all’interesse reale dei popoli, l’uso e abuso delle grandi idee, dei grandi ideali, anche quelli che pensavamo messi in discussione da un pezzo, mi convincono che non c’è speranza reale di cambiamento dentro il sistema dei partiti, dentro elezioni e gestione del potere.

Sembra che ci sia sempre qualcosa d’altro che governa le scelte, così i proclami di campagna elettorale che aprono alla speranza ed orientano le scelte, naufragano miseramente di fronte alle necessità di restare dentro il patriarcato, il neoliberismo, il capitalismo. L’unico mondo possibile si rivela schifosamente ingestibile, e noi restiamo con le pive nel sacco ad affrontare le difficoltà del quotidiano, sempre più difficile, e ci chiedono pure “resilienza” come se stravolgendo il significato delle parole si potesse cambiare la realtà: quel che ci chiedono in realtà è rassegnatevi, e fatevelo pure piacere. In realtà io credo che la resilienza sia un’altra cosa, la capacità di non farsi spezzare, di chinarsi quando il vento è troppo forte, per rialzarsi ed esprimersi in tutta la propria ricchezza e fantasia, per proseguire alla grande.

E allora oggi, lavando via le scorie dalle illusioni, le parole grosse dai proclami e guardando la realtà nuda e cruda, mi sembra che la lettura dell’oggi diventi più squallida forse, perché le risorse sono poche, e nemmeno i fiori si aprono tutti, ma anche più stimolante, perché tocca a noi ancora una volta prendere in mano la nostra vita, i nostri cammini, e trovare nuovi percorsi, nuovo senso alla quotidianità, che sappia andare oltre limiti e sacrifici. Molte persone di buona volontà di fronte alla situazione disperante che ci si prospetta si chiedono perché mai non possa comparire anche in Italia qualcuno che dica qualcosa davvero di sinistra, che voglia salvare il diritto e insieme le persone, che apra ad un cambiamento radicale.- Ecco, io direi che da questo punto di vista abbiamo già dato, abbiamo sperimentato tutto, da destra e da sinistra, dall’alto, ma ogni volta che questo tutto si è tradotto in progetto, in partito, oltre le parole non siamo andati, ci hanno messo gli uni contro gli altri, hanno negato la verità, difeso la violenza, pianto ipocritamente i morti in mare o i morti sul lavoro, senza che nulla di concreto cambiasse. La compatibilità internazionale, i nuovi rinascimenti , tutto a chiudere le speranze. Non sto a rifare analisi che altri hanno fatto molto meglio di me, ma arrivo subito alle conclusioni: Non si può cambiare il mondo dall’alto, non si può stare dentro il sistema e pretendere di renderlo più umano. Hanno tutti gli strumenti, hanno unito tutto per metterci gli uni contro gli altri, ci chiedono di accettare tutto e il contrario, di obbedire e tacere perché la situazione è grave e non può che peggiorare.

Ma quando la situazione è grave l’unica possibilità che abbiamo è di prenderla in mano ed affrontarla insieme, di spazzare vie le scorie, le esitazioni, il perbenismo e creare una nuova realtà.

Non dobbiamo lasciare indietro nessuno, non dobbiamo chiudere i porti e le frontiere e non dobbiamo accettare la fabbricazione del nemico. L’unica è mettersi insieme, gruppo per gruppo quartiere per quartiere, campo per campo, ascoltare, scambiare idee ed accogliere le differenze che magari potrebbero portarci altre idee, altre soluzioni. Ciò che a me sembra evidente e di cui dobbiamo prendere coscienza è che nessuno si salva da solo, da sola. Se non cambia radicalmente il modo di relazionarsi e collaborare tra le persone ci ritroveremo senza risorse e senza sostegno.

Non è più tempo di chiacchiere, o di aspettare il Messia, siamo noi il nostro guro, la nostra profetessa, noi sappiamo come affrontare la lotta dura, come crescere piante ed animali senza sprecare acqua, senza rubare le risorse del vicino. Ci sono un mucchio di esempi nel mondo, finché le persone lavorano insieme, piantano alberi e allevano i pochi animali che servono in zona, trovano il modo di recuperare energie dal sole e dalla terra senza grandi impianti stravolgenti., ma bisogna mettere insieme, scambiare competenze e risorse per quel che serve qui, subito in una strategia di sopravvivenza per cui si fa attenzione a tutto, si aggiusta, si ricicla, si ammoderna, si cucina, si conserva, non si spreca nulla, perché rimanga qualcosa per i momenti bui. Tutta la tecnologia messa in moto per tenerci separati, ognuno a casa sua ha almeno il vantaggio di averci fornito degli strumenti, e quindi ora possiamo usarli, decodificare i messaggi e arrivare al nocciolo delle questioni così che tutto sia utile per una vita migliore, meno isolata e più costruttiva.

Alcune cose che sembrano ovvie in questo momento di crisi sono ad esempio usare le risorse del sole e del vento, della terra: se si lascia alcune ore una auto al sole, diventa un forno infuocato, e potresti davvero cuocerci il pane. Ma organizzare il recupero di questa ricchezza di cui ora sentiamo solo il peso non dovrebbe essere il primo passo? Quante persone ci sono in ogni paese, in ogni città, che sanno come montare un pannello solare, o magari che sono a conoscenza anche di sperimentazioni diverse che evitano lo spreco di risorse limitate? Quanti possono costruire dei forni solari per cucinare senza usare ulteriore energia?, anche se questo comporta nuovi modi di cucinare, tempi diversi, quanti sono in grado di preparare conserve, di mettere a frutto ogni prodotto perché nulla si sprechi nel momento dell’abbondanza? Come si raccoglie l’acqua dalla umidità dell’aria? Come si fa a non sprecare acqua, a riusare, riciclare, per le piante, per la terra, recuperiamo i bordi erbosi delle strade perché persino l’acqua che eventualmente cade sul selciato trovi delle vie per penetrare nella terra ed essere assorbita prima che evapori nuovamente, non favoriamo le piscine, però piccole pozze utili a noi e agli animali quello sì, perché nulla vada sprecato.

Ovviamente questi sono solamente alcuni esempi, che mi vengono in mente sentendo le lamentele sul caldo e sull’acqua, ma piantate alberi che possano crescere e recuperare un clima più vivibile, lasciate crescere le erbacce e poi tagliatele lasciandole in loco, a recuperare umidità e humus per il terreno, Se si fanno comitati di zona per le necessità specifiche, le scelte sono orientate dalla situazione, dalle competenze che si mettono in gioco, dalle risorse. Tetti verdi ad esempio potrebbero rendere più fresca la casa senza condizionatore, e trattenere più umidità delle tegole lisce..

Mettendosi insieme bisogna darsi delle regole minime e precise: si ascoltano tutti, si sentono tutti i pareri si discute di tutto, poi si mettono insieme le risorse per mettere in atto le soluzioni trovate. L’accoglienza non è semplice pietismo verso chi arriva, ma condivisione, e quindi si ascoltano le differenti forme di fare le cose, si scambiano progetti e realtà. Nessuno deve essere messo in ridicolo, ricordando che a volte proprio dalle idee che sembrano più bislacche può venire lo spunto risolutivo

Se impariamo a lavorare insieme, a collaborare, ad ascoltare e condividere, questo è il primo passo per sorvegliare il potere, che deve rispondere alle persone, e non può arrivare su un territorio devastandolo per un bene superiore, di non si sa di chi, e deprivandolo delle sue risorse. Credo che il cambiamento possa solamente venire dal basso, e che se impariamo anche a gestire i conflitti senza faci schiacciare avremo trovato la nostra “resilienza”

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LUNA PIENA IN SAGITTARIO E SOLSTIZIO D’ESTATE

Le mie lettere per la Luna Piena sono diventate in realtà un messaggio stagionale. Sto cercando di mantenere l’impegno almeno per i momenti più importanti, come ora il solstizio d’estate. Questo è il testo del messaggio inviato alla mailing list del circolo della Luna per la luna piena di giugno. Tra poco sarà ora di fare i conti con il solstizio, questi momenti importanti della vita della Terra, con il sole, la luce che raggiunge il suo apice occupando tutto lo spazio possibile, fermandosi un momento nel cielo prima di riprendere il cammino all’inverso, sino all’equilibrio dell’equinozio.

La enrgia della Luna Piena di giungo ci aiuta a mantenere la presenza a noi stesse in ogni momento.

Luna Piena in Norvegia (immagine presa dal web)

El 14 de junio de 2022 trae una Súper Luna Llena en el signo de Sagitario. Il 14 giugno ci porta una Super Luna Piena nel segno del sagittario. Le Suepr Luna accadono quando la Luna è piacevole e sta più vicina alla terra, il che ci permette di vederla grande e brillante nel cielo.

Le super Luna Piena sempre ci affliggono un poco più fortemente che una Luna Piuena normale, pero considerando che il mese scorso c’è stata una Eclissi, di Luna di Sangue, la Luna Piena di Giungo alla fine non si sentirà tanto intensamente.

Le Lune Piena sempre aiutano a lasciar andare cose. Si considerano un momento di potere nel mese per completare progetti, disintossicarsi e disfarsi di ciò che non serve più per la nostra crescita più alta, o per il nostro più alto bene.

A Livello collettivo, tutti stiamo lavorando con una energia trsformatrice molto forte. Questa energia ha iniziato il cammino a fine aprile ed ha continuato tutto il mese di Maggio

(Las Súper Lunas Llenas ocurren cuando la Luna es agradable y está cerca de la Tierra, lo que nos permite verla grande y brillante en el cielo. Las Súper Lunas Llenas siempre nos afectan un poco más fuertemente que una Luna Llena regular, pero viendo que el mes pasado compró un Eclipse de Luna de Sangre, ¡la Luna Llena de junio definitivamente no se sentirá tan intensa!

Las Lunas Llenas siempre ayudan a sacar cosas de nosotros. Se consideran un momento de poder en el mes para completar proyectos, desintoxicar y deshacerse de cosas que ya no sirven a nuestro más alto crecimiento o más alto bien.

A nivel colectivo, todos hemos estado trabajando con una energía transformadora muy fuerte. Esta energía transformadora se puso en marcha a finales de abril y continuó durante todo el mes de mayo. Da Soy espiritual)

Bene siamo arrivate a giungo, al mese del passaggio, del cambiamento, il solstizio d’estate ci aspetta, ma molte cose devono avvenire e sono passate dall’ultima luna piena del 16 maggio: cambiamenti, nuovi inizi, ma anche necessità di lasciar andare, di tagliare, di rompere. Sembra il leit motiv di quest’anno, lasciar andare il vecchio, rompere i lacci, uscire dagli schemi, per incontrare il nuovo cammino e costruire la nostra nuova realtà. Uno dei consigli che ho trovato per la luna di maggio, fortisisma, con tanto di eclisse, è stato : lasciar andare, fare nuovi progetti, ma valutare bene, cercare di comprendere il livello di impegno, di pazienza, di tempo e di energie che si mettono in gioco, e quanto questo coincide con il nostro progetto di vita, le nostre attese, oppure se c’è un lato nascosto che coltiviamo, un retropensiero che ci porta a desiderare altro, a volere altro, e mentre ci avviamo in un nuovo progetto sapere i limiti che questo ha, anche di tempo e di disponibilità potrebbe essere molto utile.

Qui in Messico sta iniziando la stagione degli uragani, con la loro forza distruttiva ma anche rigenerativa e di pulizia profonda: più cose vengono spazzate via, più si crea spazio per altre, o meglio ancora, per respirare, vedere il mondo intorno a noi nella nuova luce, e quindi aprirci al nuovo, al recupero, al risanamento indispensabile per poter vivere bene.

I passaggi di questo tempo storici e politici stanno prendendo un significato molto pesante, in cui lo scontro tra il vecchio che non se ne vuole andare e il nuovo che vorrebbe un proprio spazio di costruzione diventano agiti addirittura nella guerra, con tutte le sue conseguenze.

Questa guerra è stata voluta, attesa, suggerita, e mentre avanzavano i problemi si faceva sempre più netta la scelta contro ogni compromesso, ogni confronto. La volontà di misurarsi con la forza delle armi è stata evidente da subito, quando si sono chiusi tutti i tentativi di dialogo e di confronto. Quello che mi preoccupa di più è che su questo si stanno creando schieramenti inaccettabili, si sta creando una frattura tra le persone, isolando e disprezzando. Chi non la pensa secondo il pensiero dominante imposto è vissuto come un collaborazionista dell”altro” schieramento, anche se in molti non vorremmo schierarci. Intanto i popoli stanno pagando direttamente lo scontro che passa sopra le loro teste, per primo il popolo ucraino certo, usato come carne da macello in questo scontro, ma anche i popoli europei che si ritrovano a soffrire pesantemente per le sanzioni, l’aumento dei prezzi l’inflazione galoppante. Molti si chiedono come sarà l’inverno, io mi chiedo come arriveremo all’inverno, e che prezzo pagheranno tutti gli altri conflitti che sono spariti dai riflettori della stampa mondiale tutta concentrata su questa guerra, ma come dimenticare Afganistan, Yemen, Palestina, i curdi e i Sarawi? Giusto per restare nell’orizzonte dell’ occidente, ma anche a popoli latinoamericani, l’India, il Banmgladesh e tutto il resto.

Veniamo informati solamente di quello che si vuole ci interessi e ci riguardi, ma a me sembra che il mondo intero ci riguardi e sia interconnesso. Solo l’ipocrisia può permettere che non si veda l’aumento della violenza in Palestina, e i problemi del popolo curdo vengono alla ribalta perché la Turchia ha posto come ricatto per accogliere nella NATO Svezia e Finlandia che vengano consegnati, estradati, profughi curdi sino ad ora accolti in quei paesi, e c’è già chi bofonchia che sì, è il prezzo da pagare! Il prezzo sono persone che si sa verranno incarcerate, torturate, forse uccise per le loro idee e la loro richiesta di libertà. e questo ci dà la misura.

Io credo che dovremmo impegnarci, ognuno e ognuna di noi, a promuovere una diversa visione del mondo, basata su principi di incontro, di ascolto, di sostegno.

Per uno sguardo un poco diverso sulla situazione, vi consiglio di leggervi il testo di Franco Berardi Bifo su Comune info. https://comune-info.net/cantami-o-diva/ Non dico che sia tutto condivisibie e da prendere per buono al cento per cento, però a me ha colpito la suggestione del disertare in generale, sottrarsi, perché “Solo quando ti arrendi al caos puoi vedere la nuova forma.” È molto dura per noi che abbiamo vissuto le speranze e il risveglio accettare questo ritorno alla barbarie, al mito dell’eroe, morto, alla retorica di guerra e nazionalismo, tutte cose da cui avevamo sperato di affrancarci, e invece… Bene, è ora di accettare che il panorama è diverso, e fosco, che non ci piace per niente, ma che non abbiamo gli strumenti che pure conosciamo ed abbiamo usato in passato, per contrastare questa catastrofe. Io credo che questo sia il tempo dell’attesa, senza rassegnazione, della scelta e dell’ascolto, dell’incontro con tutte le differenze, per ricordarci che il mondo non è fatto solamente di quello che ci raccontano i giornali, e persino il nostro modo di contrastarlo sta dentro una logica che non ci piace, e soprattutto che non serve più. Allora accettiamo il dolore che il momento ci impone, e cominciamo nel nostro piccolo, tra chi conosciamo, tra noi, ad elaborare un modo diverso di vivere. Direi senza proclami, un po’ sotto traccia realizzare nella nostra vita piccole cose che possono aiutarci a continuare ad amare il mondo intorno, la terra, gli alberi gli uccelli e gli animali. Fosse solo una piantina sul balcone, il regalo di una pianta che possa vivere anche con poche cure, piuttosto che un bellissimo fiore reciso, che fa parte dello stravolgimento della natura all’uso e abuso umano. O nel cibo, piccole cose, ma cominciamo ad evitare tutte le elaborazioni del latte, per esempio, e magari proprio il latte, per sostituirlo con latti vegetali possibilmente fatti in casa, e tutti gli altri cibi alterati da supermercato. E già per questo vuol dire riconoscere che la nostra vita è fatta di corse, sospesa tra lavoro ed impegni, senza tempo per cucinare, per godersi lo stare insieme, ridere di un piatto mal riuscito, o di un buffo aspetto. E studiamo tutti i modi di consumare meno gas ed elettricità. In tutto il mondo si lamenta la siccità estrema: ecco cominciamo a recuperare forni solari, da quello banale fatto con una scatola a quelli più precisi e sofisticati, o a usare i pannelli per riscaldare l’acqua o produrre elettricità, anche qui cercando gli studi più recenti, quelli che richiedono meno materiali rari. Già cercare queste informazioni ci può aiutare a comprendere che il mondo non è fatto solamente di multinazionali, di abuso , ma che sparsi un po’ ovunque ci sono individui o piccoli gruppi di persone che cercano qualche sbocco, un modo diverso di fare le cose. Sarebbe bello se riuscissimo a collegarci fra tutte e tutti, a sostenrci, a passare informazioni e scoperte, ma credo che anche su questo non è che dobbiamo avere fretta, ma fare le cose seguendo l’onda, la necessità del momento, con uno sguardo lucido e libero.

Stanno cercando di forzarci, una pandemia, una guerra, la recessione, a aderire ad un mondo in cui persino le categorie che abbiamo sino a ieri considerate fondamentali, come antifascismo, rifiuto di ogni commistione con le destre estreme e violente, ora non sono più così fondamentali, stanno rimescolando le carte, sperando che non si capisca fino in fondo il baratro in cui ci stanno guidando, e soprrattutto, ci fanno credere che le masse sono manipolabili, stupide e acquiescenti al parere del capo, anche quando è a tuo danno. Poi ci invitano a votare, e i referendum vengono annullati perché non viene raggiunto il quorum, il che vuol dire che proprio così acquiescenti non sono.

Anche gli aspetti non strettamente materiali e contingenti vengono messi in discussione, e tutto il discorso precedente sembra aver poco a che fare con la Luna piena, il solstizio, le energie sottili che ci attraversano, però da qualunque parte si girino le cose emerge la necessità di rimanere con i piedi per terra, ma di affidarsi alle enrgie cosmiche, lasciando andare ciò che oramai non serve e mettendo a frutto quello che intuiamo, che ci viene da pensieri non razionali, suggerito da un volo, da un soffio di vento, una nuvola, un arcobaleno.

Tralascio le citazioni prese dal web, che potete tranquillamente trovare sulla pagina del circolo della Luna, e invece aggiungo alcuni consigli di lettura: non si tratta di approfondimenti sulla situazione attuale, ma credo che siano delle ottime occasioni per cercare di capire quel che sta accadendo:

Per finire vorrei aggiungere alcuni consigli di lettura, per allargare lo sguardo, vedere possibilità diverse, accogliere il cambiamento quando arriva, e immaginare un prima e dopo del mondo intero:

Sulla vita oltre la morte, che però racconta la vita , Il Treno, di Miriam Marino, europa edizioni,

Su quello che è stato, che abbiamo vissuto, La valigia di cuoio, di Ileana Montini, Libere edizioni

Su quello che potrebbe essere, misurandosi con il personale e il complesso: Mergellina e le madri, di Maria G: Di Rienzo Al link si può trovare il romanzo, pubblicato on line: https://www.youcanprint.it/schedelibri/9788831693547.jpg

Ovviamente sono scelte molto personali, ma credo di aver proposto sguardi molto diversi ma estremamente stimolanti.

Vi invito anche ad andare sulla pagina fb del circolo della luna, e mettere mi piace: su questa pagina trovate molti spunti raccolti dal web, e spesso fisso lì alcuni articoli da cui posso prendere qualche spunto per questa mail. https://www.facebook.com/Circolo-della-Luna-645720155565450

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28 maggio 1974- oggi

La ragazzina mi si affianca, non ho comprato niente direttamente a lei, solo una blusa ricamata da una delle donne adulte, quella che mi conosce e da cui ho comprato altre cose nel tempo. Ecco lei non è contenta, non è riuscita a fare un soldo da sola, e allora mi dice: “posso dirti una bomba yucateca?” 20 pesos passano velocemente nelle sue mani e mi allontano, certo la bomba yucateca, è semplicemente una piccola poesia intesa a sollecitare e ricevere un dono, pochi spiccioli mentre ti strappano un sorriso. Ma oggi no, la parola bomba ha per me ben altro significato, altri ricordi, altro senso.

La mia mente corre a quel 28 maggio del 1974 a Brescia… sciopero generale, io a casa due bimbi piccoli e un po’ di malessere, invece che in piazza andrò dal medico. Anche Orsola alla fine è rimasta a casa, la gravidanza la sta provando un poco, e decide che non se la sente di prendere la corriera per andare a Brescia, in piazza Loggia. Ettore, mio fratello e suo marito, è là dall’alba a presidiare la piazza con i suoi compagni del sindacato. Stiamo seguendo la manifestazione ascoltando le notizie, e la bomba esplode. Confusione, terrore, non sappiamo nulla di certo, poi Ettore chiama, è sconvolto, ha seguito tutto, è stato coi compagni feriti, e non trova Orsola da nessuna parte, lo tranquillizzo che lei è qui, al sicuro. Lui con la voce rotta mi dice che torna in piazza, i feriti, i morti, la bomba… Pioveva, e molti si erano riparati sotto i portici, proprio lì dove la bomba è esplosa facendo più vittime. Hanno subito isolato la zona, aperto la strada alle ambulanze, cercato aiuto per i feriti, e il farmacista che ha chiuso la sua porta per non essere sporcato dal sangue dei feriti resterà per sempre come segno delllo sfregio

Nella sala d’attesa del medico non si parla d’altro, una donna più anziana dice” Mi sembra di essere tornata al tempo che c’erano i tedeschi, e spararono in strada a un carabiniere che aveva sempre avvisato delle retate e fece scappare molta gente… L’analogia con la guerra, quesa fame di notizie e insieme lo stupore e il dolore, la memoria di giorni bui che non sono mai passati per tante persone, si ricorda la polizia di Scelba, il mitra puntato contro il ventre della donna incinta, perché è questo che hanno vissuto in molti, per non essere dalla parte del potere che andava confermandosi…

Franco torna da scuola con un allievo, sono entrambi fradici e sconvolti, una sua collega è tra i morti, e loro sembrano non capire questo varco nella tranquillità delle loro giornate, si cambiano si asciugano, un tentativo di calmare il ragazzo prima che vada a casa, e lo smarrimento, il non capire…

Ettore fa una capatina veloce, giusto per vederci un attimo, ed avvisarci che non ci sarà per i prossimi giorni, con il sindacato hanno preso in carico la piazza, e il palazzo della Loggia dove viene costituita la camera ardente. Tre giorni di lutto, di lotta, di ripresa della energia, di partecipazione.

Una lacerazione, un baratro tra il prima e il dopo, la bomba ha scosso le nostre coscienze, siamo tutti uniti in quei giorni in quella piazza, davanti a quelle bare. Si collegano momenti, episodi avvenuti da poco, quel ragazzo saltato in aria con la sua moto, dove trasportava esplosivo, un segnale, un avviso, una sconsideratezza, o una eliminazione? Non riusciamo a capire ma vediamo e registriamo tutto, non si può essere indifferenti, non si può fidarsi del potere costituito, di chi ha dato l’ordine di lavare subito la piazza, asportando così ogni traccia utile a comprendere e trovare connessioni e colpevoli, ma i compagni e le compagne sono lì, una barriera di corpi vivi a proteggere il dolore a dichiarare l’impegno, a raccogliere la sfida e la volontà di non arrendersi. Subito chiaro da che parte viene quella bomba dentro una manifestazione sindacale, in una città di lavoraotri e di padroni. Una ferita, una assunzione di responsabilità e di impegno, questa cosa non passerà e non resterà nell’indifferenza

Copio da un post del 2020:

I fascisti han cercato di tornare,

ma i compagni hanno raccolto il sangue

dei loro compagni, delle loro compagne

si son ripresi la piazza,


hanno difeso ed onorato i morti e i feriti,

compagni, fratelli e sorelle, compagne


le nostre vite segnate un punto di svolta,

non potersi astenere, non puoi,

devi sapere da che parte stare,


compagni, compagne, fratelli e sorelle…

Allego il volantino per la manifestazione di quest’anno: quella bomba non è dimenticata, la storia di allora ci interroga sull’oggi, sulla necessità di esserci, comprendere, reagire, senza acquiescenza. Negli anni la piazza è diventata luogo di commemorazione ufficiale e vuota, e di incontri vivi e di scontri tra le differenti anime, ma non è mai stata acquiescente e silenziosa, la bomba ce l’abbiamo nella pelle, nel cuore, nella memoria viva .

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FESTA DELLA MAMMA – GIORNATA DELLA MAMMA

E se davvero ci alzassimo in piedi come madri a pretendere che si fermino le guerre, che le persone si parlino e che basta uccisioni da qualunque parte?

Tutti o quasi hanno scritto qualcosa per la festa della mamma, ma nessuno si è ricordato o ricordata come è nata nell’attualità: non è la festa dei fioristi, o dei regali utili alle mamme, è una giornata importante, nata all’inizio del secolo scorso in omaggio ad una donna pacifista fatto da sua figlia: era un invito e un richiamo a fermare le guerre e smettere di mandare i nostri figli e trasformarli in vittime o assassini. Se Anna Jervis dedicò questa giornata a sua madre, pacifista e attivista durante la guerra di indipendenza, sin dai tempi più antichi c’è stato un omaggio, ad esempio alla dea Rea, madre degli dei dell’Olimpo, e con il risveglio della natura l’omaggio era per Persefone, che ha salvato la figlia dal rapimento negli inferi, anche se in essi Proserpina tornava ogni autunno…

Ma noi ora, ci occupiamo della situazione attuale, del modo oggi di mettere al mondo il mondo

Ogni madre sente strazio per ogni morte di un figlio, ma anche quando la mano di suo figlio toglie la vita ad un’altra persona,.

Quale occasione migliore per riprendere in mano la sua originale creazione pacifista per chiedere che le armi si fermino, che nessun figlio, nessuna figlia possa divenire vittima, o assassino di altri…

Penso alle foto della bimba ucraina col mitra, alle foto dei bambini soldato, alle foto dei bambini israeliani istruiti alle armi, invitati a scrivere saluti sulle bombe, penso ai bambini rifugiati, lasciati morire di freddo, fame, mare, nella totale indifferenza del mondo, e non posso che urlare

BASTA! BASTA GUERRE,

BASTA MORTI PRODOTTE DALLA RICERCA DI UNA SALVEZZA,

BASTA INDIFFERENZA!

BASTA GIOVANI UCCISI IN PALESTINA,

BASTA IN UCRAINA,

BASTA IN YEMEN,

BASTA IN SIRIA,

BASTA IN TUTTO IL MONDO!

Uniamoci mamme del mondo e facciamo sentire la nostra voce e la nostra determinazione: i nostri figli devono vivere, sperare in un futuro, costruirsi un futuro. Vi volgio bene, allarghiamo il nostro cuore perchè sia davvero amore quello che ci muove e si fermino le armi!

Abbracciando il mondo (foto presa dal web)
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Come le termiti dentro il muro.

Le termiti scavano dentro il muro

Continuo a pensarci, questo 25 aprile, e quelli di allora… siamo giunti al punto più basso e oscuro della connivenza con la violenza e la sopraffazione. Siamo imbevute e imbevuti della dottrina del patriarcato, del capitalismo e della NATO, per cui quello che è dentro un certo schema è il bene, quello fuori è il male.

Non starò qui a perdere tempo a sottolineare perché mai penso che la demonizzazione di Putin sia una sorta di scusa che dovrebbe giustificare il nostro intervento a sostegno e in difesa dell’aggredito popolo ucraino, santificando tutto del governo ucraino, compreso il revanscismo, il fascismo e l’autoritarismo speculare di quello russo. Credo che il tema più grave di questa propaganda stia nel negare alcuni fatti e sottolinearne altri per farci accettare la nostra partecipazione alla guerra “a fianco dell’eroico popolo ucraino” e farci vedere le difficoltà che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi come il giusto sacrificio in nome della libertà e della giustizia.

Si tratta di una propaganda martellante, che entra nelle menti e nei cuori, e che viene collegata all’altro mantra che era un poco caduto in disuso ed ora viene ampiamente rispolverato: gli “americani”, gli USA in realtà, l’America è molto più grande, ci hanno liberato una volta, ed ora noi collaboriamo con loro e con la Nato, che non avrebbe mai fatto guerre, per salvare l’Ucraina dall’orco russo.

Bene, questa narrazione la conosciamo tutti e meno risuona accettabile alle orecchie della gente, appena risvegliata da due anni di limitazioni causa pandemia e che si trova a sperimentare altre limitazioni per la guerra, meno risuona e più viene ripetuto infiorato da altre sfumature, da balle eclatanti, come quella che Putin avrebbe già consumato l’80% del suo potenziale bellico, e che la sua disfatta sarebbe dietro l’angolo, salvo ovviamente che decida lui di allargare il conflitto e di lanciare una bombetta nucleare tattica… e allora, addio Europa, ma di certo “noi” vinceremmo…

Ovviamente guardandoci in giro e ragionando con la nostra testa vediamo bene che siamo legati mani e piedi dalla presenza di basi e bombe sul nostro territorio, e dalla connivenza dei nostri governanti, che oramai sembrano governare per diritto divino indifferenti al parere maggioritario della gente, ed anche alla sorte delle persone, migranti o residenti: Quale diritto umanitario, quale sostegno alle persone in difficoltà permette che si speronino le barche già precarie dei migranti, facendo del Mediterraneo la tomba comune delle persone e delle civiltà? Quale diritto umano arma e addestra le guardie delle varie frontiere europee a violare ogni norma, a depredare le persone anche delle scarpe o degli abiti necessari a proteggersi, a impedire il soccorso da parte dei volontari, per poi aprire corridoi privilegiati per gli ucraini in fuga da quella guerra? Ma non tutte le persone in fuga da quella guerra, solo gli ucraini doc, neri, cubani, per non parlare di russi rimasti dalla parte sbagliata del confine, sono respinti e vivono difficoltà inenarrabili. Questo dimostra il totale disinteresse delle amministrazioni, degli organi della sicurezza , per le persone, per la loro salvezza e benessere. Ciò unito agli episodi ripetuti di squadrismo perpretrato da ucraini sul territorio italiano, interrompendo spettacoli e conferenze, cercando di limitare la libertà di parola, addirittura aggredendo persone che da anni vivono tranquillamente in Italia, e qui hanno la famiglia, semplicemente perché le sentono parlare in russo. Credo che sia la dimostrazione che non c’è alcun interesse per il benessere e la convivenza pacifica delle persone, ne c’è una posizione ferma di rigetto di ogni azione squadrista e fascista, anzi viene avvallato il linciaggio delle dissidenze, anche se credo che persone del livello del prof Orsini raccolgano proprio da queste aggressioni nuovo stimolo per reagire e formulare una alternativa.

E vorrei unirmi giusto al gruppo di quelli che dissentono, che sono indignati per la deriva autoritaria e repressiva, per la guerra che entra proditoriamente sin nelle nostre case e ci obbliga a sacrifici indebiti. Credo che dobbiamo proclamare apertamente la nostra volontà di pace, di convivenza, di un diverso modello di vita e di relazioni che escluda la sopraffazione e le armi.

Questo governo va bloccato nei fatti: ci chiedono di risparmiare gas e luce, di fare sacrifici? Ok, li facciamo, ma a modo nostro, ci organizziamo in nuclei di sopravvivenza, implementando su piccola scala modelli di economia alternativa, prendendo le risorse energetiche dal sole e dal vento, dalla risulta dei trattamenti normali della vegetazione, senza tagliare nulla che non possa ricrescere, senza distruggere. Orti di caseggiato, di quartiere, di giardino, in modo da garantirsi patate, verdura, frutta, sapendo che senza queste risorse sarebbe difficile sopravvivere. Se siete capaci di allevare qualche gallina che faccia delle uova e viva bene gli anni della sua vita, fatelo, e poi studiate risorse, rivedete possibilità e necessità, aiutatevi l’un l’altro, chi sa cucinare e chi sa rifare un intonaco, magari inserendoci stracci o paglia per migliorare l’isolamento delle case che quest’inverno sarà il problema principe. Ovviamente chi sa insegnare, chi sa raccontare storie o aggiustare oggetti e computer… Sto scrivendo a braccio, ma credo che da qualche parte bisogna iniziare a trovare il nostro modo di vivere, possiamo imparare dai popoli nativi un tipo di vita più sobrio ed a contatto con la madre terra, ma dovremmo trovare il nostro modo di vivere, di condividere, di parlare, di incontrare, di scambi e comunicazioni, creando una rete a maglie larghe che possa contenere chi sceglie in preponderanza la solitudine e chi preferisce una vita comunitaria allargata, dovremmo essere capaci di capire che cosa vogliamo fare, come possiamo vivere sottraendo potere al green pass, alle tessere, e a quant’altro, usandole anche se servono per aggirare un ostacolo, ma non riconoscendo loro diritti sulla nostra vita. Dobbiamo imparare innanzi tutto a confrontarci, a mettere insieme e scambiare competenze e possibilità, così che davvero non ci sia possibilità di rinchiuderci in un nuovo ghetto. Penso che dovremmo studiare, e criticare, e arrivare ad una sintesi delle varie esperienze di autonomia, sia i vari NO, No Tav, No mous, no basi, ecc, che i centri sociali, con tutti i limiti e i difetti, e qualunque altra situazione, case occupate, teatri, condivisioni diverse. Dovremmo innanzi tutto imparare a convivere tra differenze, senza scatenare subito la caccia al diverso, ma arricchendoci delle diversità. Inventiamo storie, cantiamo canzoni, realizziamo opere d’arte, teatro di strada, tutto quel che si può fare divertendoci intanto che pensiamo, ragioniamo, condividiamo risorse, ci aiutiamo.

Il gruppo delle formiche vive benissimo nei muri, le termiti in particolare non le noti nemmeno, mentre fanno il loro lavoro. Con cura svuotano uno stipite di tutto il legno che può nutrire il gruppo, e si creano dei nidi sicuri in cui allevare i piccoli e tornare a fine lavoro.

Piano piano, con calma, rispettando la struttura in modo che non si noti la loro presenza e il loro lavoro.

Un giorno quando oramai sanno che non hanno più nulla da raccogliere da quel legno se ne vanno. Apparentemente la struttura è intatta, ma appena qualcuno si appoggia, trova il vuoto! La mano entra senza sforzo nella parete, che non ti sostiene più, ma si sgretola! Rimane solo un mucchietto di schegge e polvere, niente che possa reggere un muro, sostenere una casa.

Credo che il nostro lavoro dovrebbe essere come quello delle termiti: rimasticare, rielaborare ogni norma, ogni valore, ogni risorsa, per poi fare tesoro di quanto ci può servire per costruire quel nuovo nido in cui possiamo vivere bene. Sembra che nulla sia cambiato, ma il nostro lavoro ha svuotato dall’interno il senso delle cose, le idee di vita, di famiglia, di proprietà e di collaborazione che ora sono quell’altra cosa che andiamo costruendo con amore, magari un po’ sbilenca, ogni nido con le sue caratteristiche e differenze, ma tutti solidali e collegati così che nulla si sprechi, e che le risorse vengano condivise.

Verrà il nuovo politico a proclamare la sua verità, la sua volontà di democrazia, e quant’altro, si poggerà sulle belle parole che ieri funzionavano, ma nulla più lo potrà sostenere e si ritroverà con la struttura che gli crolla adosso, noi intanto avremo già pronto, o in costruzione, la nuova realtà in cui possiamo vivere bene, con amore e allegria.

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25 aprile –

25 aprile…

Finisce che si vanno a ricercare i ricordi , i racconti di famiglia su quegli anni terribili che hanno segnato la mia nascita, e la nascita della Repubblica Italiana.

Racconti che hanno il segno intimo delle storie di famiglia con il senso politico che rimane di sottofondo, con quell’ovvio maturare di giovani uomini e giovani donne dalla educazione apertamente fascista ad una resistenza più o meno segreta, più o meno agita.

La mamma ricordava con una certa ironia il fervore con cui la suora sua insegnante spiegava il significato della divisa delle ragazze: la forza stava nella gonna nera a pieghe, e la purezza nella camicia bianca. La cintura rappresentava il legame tra la forza e la purezza. E la forza dovette tirarla fuori tutta, sposata a 19 anni con quell’ingegnere siciliano a cui il padre aveva cercato di destinare un’altra moglie, si era trovata a vivere la guerra, l’essere sfollati in valle, la nascita dei figli, e prima la battaglia di Russia in cui suo fratello si era infilato con la caparbietà adolescenziale del fervore patrio, per tornare amareggiato e deluso, e pronto per andare in montagna con i partigiani e poi appunto la resistenza, e suo fratello in montagna…

Mio padre veniva da un’altra storia, era figlio di un maestro socialista che però in classe rispettava il programma e insegnava la mistica fascista. Le intemperanze di questo strano piccolo uomo rendevano la vita impossibile alla moglie, il cui negozio era spesso colpito da rappresaglie fasciste. Sia mio padre che suo fratello fecero entrambi parte delle associazioni fasciste giovanili, mio padre si levò il distintivo vedendosi tradito dal fascismo, tutto cambiava di prospettiva e si cominciavano ad avvertire le crepe delle educazione ricevuta, tanto più che la posizione altalenante del padre rendeva ancora più difficile scegliere come muoversi e come agire, a chi ribellarsi prima, al padre o al fascismo? Non ci volle molto per scegliere di ribellarsi ad entrambi e fare la propria strada tra fede e impegno verso le persone.

La guerra aveva condotto al nord anche l’altro fratello, che però continuava con le frequentazioni fasciste, sentendosi anche un poco costretto dalla sua posizione di giovane avvocato.. Non credo che fosse un fervente patriota, ma era un buon funzionario, con il vantaggio che il metro e mezzo appena sfiorato rendeva meno facile la sua chiamata alle armi. Mio padre non correva rischi, perché era sotto il metro e cinquanta, lui diceva un metro e quarantanove e mezzo, quel mezzo centimetro che gli evitò il servizio militare, cui si aggiunse il suo lavoro di ingegnere in una fabbrica di metalli non ferrosi, con tanto di dichiarazione che era necessario alla produzione bellica.

Lo zio divenne podestà a Brescia, mentre mio padre, sfollato con la famiglia in Valtrompia, si staccava definitivamente dal fascismo, e si concentrava sul lavoro e la solidarietà sociale. Mia madre poneva la sua abilità al servizio della famiglia, allevando polli e conigli, così che ai suoi bambini non mancassero uova e carne fresca, mentre nulla veniva buttato: imparò a conciare le pelli per garantirci calde pellicce di pelo di coniglio nei freddi inverni della guerra. Il lavoro era duro, due bambini da crescere e poi la terza, io, in arrivo in piena guerra partigiana. Suo fratello era tornato dal fronte russo con i piedi congelati in parte e con il cuore stretto, le sue illusioni, il suo fervore adolescenziale sconfitti dalla tragedia delle guarra, dalla scoperta del tradimento e del dolore, da quell’attraversamento a piedi per centinaia di chilometri, con il gruppo a lui affidato che andava avanti anche a calci, per non lasciarsi morire nel gelo. Le isbe della Russia, l’accoglienza delle persone semplici, l’aiuto, cibo caldo, notti al riparo avevano sciolto pregiudizi e mostrato ben altra realtà da quella di cui si era imbevuto. Presto, non appena le sue condizioni generali lo permisero, riprese la strada della montagna, quella delle gite domenicali di pochi anni prima, e si era ritrovato con un gruppo di partigiani. Sua sorella e il cognato divennero il legame con il mondo fuori, fonte di rifornimenti, cibo e vestiti, e informazioni.. La Nilde , la padrona di casa che aveva accolto gli sfollati, aveva paura delle sue visite notturne, quell’uomo alto, severo, poco confidente che veniva a chiedere sostegno per sé e i suoi era inquietante, ma nessuno lo denunciò, e nemmeno vennero negati gli aiuti. Spesso la domenica papà e mamma ripresero le camminate in montagna, si erano conosciuti grazie alla val d’Inzino, e quindi la risalivano con piacere, per portare aiuti e notizie ai partigiani che si trovavano lassù. Io dico sempre che ho partecipato alla lotta partigiana, per quelle camminate in montagna, mentre ero al sicuro nella pancia di mia madre, che afforntò il rischio finché le sue condizioni evidenti con la gravidanza avanzata sconsigliarono che lei proseguisse. Mio padre continuò da solo, correndo qualche rischio in più di incappare in qualche pattuglia tedesca. A volte sfiorando la sorte per pochi minuti.

Intanto suo fratello aveva trovato il suo modo di collocarsi, apparentemente fedele al partito, ma data la sua posizione spesso veniva informato in anticipo di qualche retata, o di qualcuno che veniva ricercato o era stato individuato. In quei casi la sua fede religiosa era molto utile, si andava a confessare da un certo frate, che sapeva come far arrivare le segnalazioni a chi poteva proteggersi o fuggire in tempo… Ognuno vivendo la sua vita normale, costruivano insieme quella coscienza della solidarietà, del sostegno che andava dato a chi era in pericolo, a chi aveva bisogno, aspettavano insieme ognuno a suo modo di incontrare il mondo nuovo che doveva nascere da quei giorni duri, da quelle fatiche, da quella consapevolezza nuova di essere sì parte di un paese, che però andava ricostruito nel suo tessuto sociale, nei suoi ideali, nelle sue speranze…

Credo che quel che siamo oggi abbia profondamente a che fare con tante storie di vita normale che segnarono le coscienze e permisero una costruzione di una nuova speranza, di un diverso modo di vivere, della capacità di coniugare la risposta alle necessità della vita con lo slancio ideale per nuovi cammini possibili. Non credo che la ricostruzione, gli anni duri del dopoguerra fossero soltanto un fatto di lavoro e impegno pratico, credo che fosse anche la scoperta di differenze e vicinanze, di fede e di senso di identità, che riusciva ad andare oltre le diverse asppartenenze politiche che si andavano delineando in una continuità , per alcuni versi una frattura, per riuscire a tenere insieme di pezzi che si erano differenziati e sedimentati con la fine della guerra.

A volte ci dimentichiamo la nostra storia, le nostre storie, però credo che queste ci hanno portato all’oggi, e penso che dovremmo riprendere i fili di allora, per non addormentarci su un presente triste e che ci viene descritto come ineluttabile. Pensate come doveva sembrare difficile il futuro a quei giovani che dovevano lottare per il necessario, ma che riuscivano a farlo tenendo salda la consapevolezza di essere parte di un mondo più grande, che poteva ricostruirsi solamente con la solidarietà e l’aiuto reciproco.

Ora cercano di raccontarci che la via è una sola, e non ci sono alternative, ma quei giovani che respinsero, innanzi tutto in cuor loro, la violenza e il fascismo stanno ancora lì a dimostrare che non ostante errori, mediazioni, fiducia mal riposta, è stato possibile costruire qualcosa di differente, e quindi sta a noi decidere che vite vogliamo vivere, che scala di valori vogliamo riconoscere come importante, per riuscire ad onorare la resistenza dei nostri padri e viverla ogni giorno anche ora.

L’unica foto che son riuscita a recuperare della Val d’Inzino

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Abbiamo bisogno di trovare un nuovo equilibrio

LA LUNA PIENA ROSA IN BILANCIA viene a spingerti verso il tuo vero progetto di vita.

La Luna piena Rosa, o luna di Pasqua è chiamata così non perché si veda rosa, ma per un muschio che copre molte zone che in primavera diventa rosa.

La Luna Piena di Pasqua è detta anche Luna rosa

Traduco dalla mail di Soy espiritual:

“ Ogni mese la Luna passa da nuova a piena, il che significa il culmine di un ciclo completo, gli obiettivi si manifestano e possiamo davvero sintonizzarci con noi stesse e la nostra intuizione. Questa Luna in particolare, essendo in Bilancia non è una cosa da poco.

Libra, la Bilancia, rappresenta le associazioni, la diplomazioa, l’equilibrio e la equità e nei giorni intorno alla Luna Piena tutti ci sentiamo un poco sotto pressione. Gran parte di questa sollecitazione viene dall’ Universo e dal segno della Bilancia, ci dicono che è ora di toccar base con noi stesse, noi stessi, e permettere che il rumore di tutti gli altri intorno faccia una pausa tranquilla. “

Allora questo è il momento migliore per chiedere con forza una tregua , basta guerre, fermi tutti, basta scontri anche personali tra i diversi soggetti, tregua, per Pasqua, perché il sacrificio del Cristo che oggi muore in croce serve per tutti, vale per tutti, e basta per fermare ogni violenza ed ogni guerra, che lo si voglia considerare con fede oppure come una narrazione comunque significativa, non a caso collegata con la Primavera e il risveglio della natura.

Tornando a Soy espiritual: “ da che cosa ti stai distraendo, allontanandoti, che cosa hai disequilibrato? Stai mettendo troppo impegno nella tua vita lavorativa lasciando da lato la tua vita personale, o viceversa? Sia quel che sia quello che si sta appropriando della tua vita, è ora di permettere che si calmi, per non perderti nel caos

Dato che la Bilancia rappresenta e regge le nostre relazioni di coppia e la forma con cui ci colleghiamo agli altri, è anche possibile che le nostre amicizie e le nostre relazioni romantiche siano in primo piano. Anche nelle relazioni l’equilibrio è necessario e bisogna sempre assicurarsi che non si sta impomendo troppo o troppo poco. Se c’è qualcosa che non funziona nelle tue relazioni, è ora di riesaminarle e lavorare per riportarle ad equilibrio e armonia.

In questo mese il tema principale sarà l’equilibrio. Indipendentemente da quel che accada nella tua vita, un poco di equilibrio ti può condurre lontano. E per manifestare realmente i nostri obiettivi e i nostri desideri, dobbiamo mantenere un equilibrio costante.

Altro tema di questa Luna Piena è liberare e lasciar andare il passato, che le cose chiudano il cerchio e arrivino al culmine. Con il culmine arriva anche la fine, però ogni fine è solo un nuovo inizio. Tutto arriva alla sua fine, e questo va bene, ed ora è il momento di liberare i sentimenti e le emozioni negative che vengono con il ciclo completo, perché possiamo dar spazio all’inizio di un nuovo ciclo.

È il bello della vita no? Che per quanto male vadano le cose, sempre c’è spazio per un nuovo inizio. Però prima dobbiamo lasciar andare il finale. Può essere qualcosa difficile da fare, però è l’altro aspetto del vero equilibrio in questo universo.”

Ho voluto tradurre tutto questo brano perché mi sembra importante per la nostra vita personale e per la visione del mondo in questo momento in cui grandi forze si stanno scontrando per vedere chi prevale ed annienta l’altro, ecco, invece ciò cui dobbiamo tendere è l’equilibrio, che le parti in conflitto trovino un modo di equilibrasrsi e questo potrà consentire che la vita stessa sulla terra continui ad evolversi e svilupparsi trovando assestti diversi, ma equilibrati fra loro che consentano la convivenza, la relazione, la collaborazione.

Si tratta di una svolta epocale fondamentale, che dobbiamo intanto vivere dentro di noi, e nelle relazioni con gli altri e le altre intorno, riconoscendo le qualità e le ombre di ognuno, e cercando di fare spazio agli aspetti positivi, usando anche la fermezza necessaria per allontanare gli aspetti più negativi.

Chiedere che si arrivi a un equilibro vuol dire essere anche vigili verso tutte le forme di assolutismo che quotidianamente incontriamo e respingere ogni totalitarismo, anche quello che noi stesse potremmo chiedere con le migliori intenzioni. Sappiamo che è un momento molto delicato e difficile, e quindi tutto il nostro equilibrio è necessario per riuscire a trovare una via d’uscita che non voglia dire distruzione o sopraffazione.

È difficile persino trovare una azione da fare, una proposta collettiva, per questo aderisco con tutto il cuore alla richiesta di una tregua per Pasqua, che possa essere l’inizio di un nuovo ciclo in cui le armi tacciano

Credo che comunque sia il momento di lavorare per noi stesse, noi stessi, respingendo ogni totalitarismo, analizzando le notizie che riceviamo, gli atteggiamenti che assuminamo, in modo da poter essere veicolo di incontro e di pace, e non di scontro e aggressione. Se vogliamo affidarci alle energie dell’ Universo, sappiamo che è necessario raggiungere un numero critico di persone che vivono, pensano e cercano questo equilibrio perché le cose cambino. Dato che intorno viviamo nella divisione e nella condanna di ogni differenza il nostro atteggiamento personale è quello che ci può aiutare a sentirci noi in equilibrio, ma anche non sappiamo chi sarà quell’ultima piuma che posandosi sulla bilancia riuscirà a far sì che il peso venga equilibrato, e quindi che si trovi il cammino per un nuovo inizio,un nuovo ciclo in cui incontrare le differenze e costruire una nuova convivenza, valorizzando le differenze.

Apposta ho parlato dell’ultima piuma, perché noi siamo spinte, spinti ad esigere tutto subito, mettendo magari un enorme peso sulla bilancia, perché penda decisamente dalla nostra parte, invece in questo momento servono sì i pesi maggiori, ricordandoci che la reazione sarà sempre di porre un altro altrettanto pesante sull’altro piatto, ma anche le sottili azioni di cambiamento e di modifica, che non sono eclatanti, ne immediate, ma portano benefici che vanno avanti nel tempo.

Spargiamo dovunque una onda d’amore, sottile, dolce,che piano piano tutto sia avvolto e possa mutare l’ambiente in cui si parla e si lavora.

E questa sera accendiamo un fuoco, una candela, un lumicino per incontrare la Luna e la luce in noi. Facciamolo insieme, in un rituale collettivo, ma anche da sole, da soli nella nostra casa, accogliendo la richiesta di equilibrio tra le differenze tendenze della nostra vita, e aprendoci all’intuizione che ci porta la Luce.

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LUNA PIENA 17 GENNAIO 2022

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…,

Queste sono le voci dei nostri corpi,

Poteri di ognuno dei nostri corpi,

cammino, intero, inizio

Fiori di ognuno dei nostri corpi.

Questi sono i nostri confini a spirale

Portando avanti i tuoi inizi,

Incatenando tra le ombre alle figlie,

Andando oltre i nostri inizi,

Luna delle nostre figlie, e mamme. —


(Nota: Ho posto come immagine la prima pagina del file che ho inviato per la luna piena, per mostrare anche il testo originale della poesia e la immagine con cui è pubblicata)

Cominciamo con la poesia di Anne Finch per questa Luna Piena di inzio d’anno.

La prima Luna Piena sarà infatti tra due giorni, il 17, e ci troviamo a fare i conti con questo inizio d’anno pieno di attese e di timori più che giustificati, ma che è necessario lasciar andare per comprendere ciò che ci attraversa, dove ci porta questa Luna del gelo, che però già segna il ritorno della luce, l’invito a mantenere il contatto con la nostra sapienza interiore, ed anche con la nostra ombra, però cominciando pian piano ad aprire un occhio anche sull’esterno, su quello che succede intorno, sulla natura che ci circonda, ferita e oltraggiata ma certo non doma. Questa Luna ci invita ad accogliere il cambiamento, a progettarlo e pensarlo,e lasciar andare ciò che ci disturba e ci danneggia, le abitudini dannose, la nostra relazione con il denaro e con il lavoro, i progetti, la vita. Se restiamo abbarbicate sulle abitudini, sulla necessità per cui ci troviamo senza alternativa, e rivalutiamo TINA (There Is No Alternative) ci ritroveremo presto nella trappola della crescita, del capitalismo, della impossibilità di cambiare nulla. Considerate tutti i Non si può fare che abbiamo lasciato passare , e le loro conseghuenze:

Non si può permettere a chiunque di entrare

Non si può garantire un minimo decente a tutte e tutti

Non si può rendere le scuole posti accoglienti

Non si può criticare il manovratore

Non si può criticare Israele e quindi non si può difendere la Palestina

Non si può aiutare la Siria o i curdi contro la Turchia o Israele

Non si può dissentire dalle norme vigenti

Non si può scegliere come curarsi e come vivere

Non si può preservare l’ambiente e la natura a costo di limitare o fermare il progresso…

Questo è un breve carente elenco delle cose che non si possono fare collettivamente, o personalmente, cui va necessariamente aggiunto

Non si può occuparsi dei femminicidi, della oppressione delle donne

Non si può non è il momento di fermare le violenze razziste e omofobe

Non si può

Cancelliamo con un bel tratto di penna tutti i non si può sopra.

Ecco, se stiamo dentro il già dato, il patriarcato ed il capitalismo che vanno a braccetto, ancora qui siamo confinati e confinate, facendoci credere che la libertà sia avere il foglio verde in ordine e potersi muovere dentro gli stretti confini del sistema, oops!!! ci siamo sbagliat, ora per muoversi ci vuole un altro controllo, e i confini divengono più stretti, non viaggiate, non spostatevi, non riunitevi in troppi, non correte, non abbracciatevi, non respirate. Qualcuno si è spinto persino a suggerire di limitare il tempo per fare l’amore, evitando troppi baci e preliminari, per non contagiarsi… Cioè state fermi immobili, respirate poco e male, mascherati, se no vi ammalate. Viene da dire grazie ultima variante che ha messo in ridicolo tutte le precauzioni attaccandosi a destra e a manca senza permesso, vaccino o non vaccino, sconvolgendo così le carte e rendendo necessarie le cure precoci per contenere la virulenza del virus. Molti si sono infettati, molte si sono infettate, nonostante precauzioni e distanziamenti. Bene, questo ci voleva, perché si superi questo scoglio e si cominci a guardare al passato per progettare un futuro diverso, indispensabile se non si vuole ricadere negli stessi meccanismi alla prossima emergenza che si prefigura dietro l’angolo. Dobbiamo cominciare a ragionare, a pensare tra noi come si può progettare un modo diverso di vivere, un modo di condividere sia la cura che il benessere, mettere insieme tutto per creare partendo da noi, dalle nostre realtà quel mondo nuovo a cui aspiriamo.

Io credo che il cambiamento sia qui , stia maturando sotto i raggi della luna e col sole troppo caldo che stiamo sperimentando, dobbiamo attrezzarci per il nuovo che non sia limite e sofferenza, ma nuove libertà per costruire insieme il nostro mondo. A me come al solito vengono in mente piccoli gruppi collegati e aperti, progetti comuni di costruzione di sinergie, ci sono un mucchio di cose che si possono costruire ragionando insieme: dallo scambio di semi nativi all’orto collettivo, alla spesa fatta nei gruppi di acquisto che sostengano i piccoli coltivatori puliti, alle riparazioni, riciclaggio, spesa collettiva con una sola macchina per un gruppo, dalla cura dei bambini in una responsabilità collettiva degli adulti verso i bambini: ogni persona più matura deve sentirsi responsabile del benessere, della cresita libera e sicura di tutti i bambini e le bambine, considerandoli parte integrante del gruppo sociale ed ascoltandone idee e suggerimenti oltre che le richieste, perché a volte sono più liberi e libere di trovare una soluzione creativa, o pongono le domande che spiazzano tutti e obbligano a cercare altre strade. E gli anziani, le anziane, anche essi parte attiva e importante di una comunità, con quello che hanno da dire, da raccontare, ma anche da insegnare di sapienza e tecniche che se ne stanno andando affidando tutto alla tecnologia. Ognuna ed ognuno, partendo dal suo punto di osservazione può trovare apporti da portare al progetto collettivo, in modo che si possa sopravvivere al cambiamento, affrontare il passaggio, che comporta rischi e perdite , per arrivare al nuovo assetto in modo felice.

C’è stato da poco la festa dell’ Epifania, qui i Re Magi sono molto riconosciuti, ed io mi sono trovata a ripensare al racconto della nascita di Gesù e alla rivelazione offerta dai Magi al mondo considerando che cosa è successo in quel tempo, e rapportandolo all’oggi: qualunque sia la nostra posizione nei confronti della fede o meno, non possiamo negare che quella nascita, e quella narrazione, hanno segnato una svolta potente nel cammino dei popoli. Certo se andiamo a guardare i fatti storici, forse la storia della nascita del bimbo divino è un mito che ha molte analogie in tutte le fedi e i mondi, ma qualcosa deve essere successo che si è depositato nel racconto così come lo conosciamo, e allora il mito diviene importante per quello che vela e svela, per quello che significa: c’era una situazione di povertà, e discriminazione delle persone, per cui questi venuti da fuori senza soldi non hanno trovato un alloggio accessibile, anche se Maria doveva partorire. Rifugiarsi in qualsiasi angolo dove ci fosse un po’ di protezione e calore è diventato necessario, e resisi conto di quel che succedeva i pastori, con il passaparola che in genre avviente tra la gente semplice senza tante remore, si sono recati alla grotto per portare quello di cui poteva aver bisogno quella coppia di persone con un bimbo neonato, che ha potuto essere accudito e curato. Rimasero un poco in quel piccolo rifugio, e intanto, tre saggi orientali leggendo le stelle, si resero conto che era successo qualcosa di importante che avrebbe segnato una svolta nel mondo, e si misero in cammino per trovare quel segno, quella svolta ed esserne testimoni. Vicini alla meta, si ritrovarono a perdere le tracce, e allora si informarono dalle autorità più importanti, rivelando ciò che quella nascita, quel bambino prometteva. I potenti non ne sapevano niente, e quindi invitarono i saggi a tornare portando loro le notizie precise , perché potessero onorare il bambino. Resisi conto che rivolgersi alla autorità costituita era un errore, ed anche pericoloso, i saggi tornarono a guardare il cielo, ad interrogare le stelle, e a questo modo trovarono il bambino, e gli offrirono doni simbolici, oltre a riconoscere che avrebbe avuto un futuro significativo ed importante, sarebbe stato l’agente di un cambiamento drastico, di una rivoluzione. Non fu difficile comprendere che il potere si sarebbe attrezzato per fermare sul nascere quella rivoluzione, i magi tornarono di nascosto alle loro terre, e Giuseppe e Maria, con il bimbo, presero la strada dell’esilio per proteggerlo dalla violenza del potere. Che si abbattè senza remore su tutti i bambini maschi sotto i due anni, facendo la strage degli innocenti. Il cambiamento, radicale, rivoluzionario stava arrivando, ma non fu indolore, fu costellato da ostacoli , violenze aggressioni.

Oggi credo che dovremmo tenerne conto quando siamo stanche e deluse da quel che succede intorno, perché possiamo continuare a lavorare per il cambiamento, per un ribaltamento drastico e rivoluzionario del sistema che così ci opprime. Ma dobbiamo anche sapere che le sofferenze che si prospettano stanno nella represisone nelle sue varie forme, dal carcere, fogli di via, multe, a metterci in ridicolo, banalizzare ogni discorso che devi dal già dato, nel dirci idealiste utopiste rivoluzionarie cretine e magari anche novax… Ma sapendolo possiamo cercare di proteggerci, di proteggere le persone, che almeno non ci siano altre stragi, già ne abbiamo viste tante, ma adesso è il momento di usare nuove parole, parole di ottimismo, di libertà, di energia, felicità, amore solidarietà, dobbiamo costruire le parole positive che l’Universo possa accogliere e orientare, perché se restiamo sulla rabbia e sul negativo restiamo nel vuoto, e senza prospettive.

Per tornare alla Luna piena: forse è il momento per un bilancio, ciò che è maturato in questo inizio, con un ringraziamento sincero a tutte le energie del nuovo che si sono messe in moto, anche se ora ci sembrano solo piccole cose, e poi scrivere su un foglio tutto quel che vogliamo lasciar andare, ciò che è chiuso e finito, ciò che ha fatto il suo tempo ma ora non serve più. Elencato tutto ringraziando per le lezioni di vita, per quello che ci ha portato, ma che ora deve allontanarsi. Questo foglio lo bruciamo alla fiamma di una candela, rossa o bianca, lasciandolo andare. Un altro foglio invece deve raccogliere i propositi, le speranze, ciò che ci attendiamo da questo nuovo anno in senso costruttivo ed emotivo, di realizzazione. Questo foglio lo teniamo con noi e lo seminiamo nell’Universo quando lo abbiamo maturato bene, affidandolo ad un piccolo fuoco, o ad una nuova candela, piccola, da lasciar bruciare fino in fondo perché porti con la fiamma e con il fumo velocemente all’universo i nostri propositi.

Cominciamo da subito a trovare modi di esprimerci positivi, costruttivi, di amore e ringraziamento, anche quando si deve rigettare qualcosa con fermezza, non usiamo condanne, ma allontanamento, augurando evoluzione positiva, svolte, cambiamenti di energie. Più siamo che lavoriamo in questo senso nelle nostre vite, più vedremo che le nostre vite divengono più costruttive e amoniose, felici, vivaci. E ogni vita che diviene positiva e attiva si lega alle altre vite positive, e si crea quel legame tra i mondi che consente uno sguardo nuovo, positivo, costruttivo e felice.

Con tutto il mio amore per un anno di cambiamento in cui siamo in grado di contenere il dolore e lasciar fluire la speranza, la gioia ,il buen vivir

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INDIVIDUALISTA a chi?

Ho riletto per sommi capi l’articolo pubblicato su Il manifesto, di critica a Cacciari e Agamben che accanto alla critica ai due filosofi pone alcuni problemi che rivelano una adesione di fondo alla narrazione dominante sul vaccino e il ruolo della scienza (gli scienziati che hanno dovuto far fronte, in fretta, a un nemico sconosciuto e pericoloso) e mentre accusa di antroprocentrismo i filosofi che sostengono le tesi contro le limitazioni assurde e il green pass, si infila dritto dritto nella narrazione dominante, con un esercizio di benaltrismo che potrebbe anche risparmiarsi, perché la panoramica che fa del mondo è dentro il sistema, dentro la narrazione dominante dove ci saranno sempre altre emergenze per costringere gli individui a vaccinarsi, limitarsi, pentirsi, inchinarsi, obbedire, evitare eccetera, lasciando perdere le conseguenze individuale per un presunto bene collettivo che è stato deciso altrove e che in pratica protegge giusto le classi borghesi dominanti, e manco tutte, mentre si disinteressa dei bisogni individuali degli altri, che in nome del bene collettivo finiscono per non avere più diritti. Di seguito copio il commento scritto a caldo, perché ci sono alcuni punti su cui credo dovremmo riflettere

Commenti: 1

Adesso invece qualcosa dico, anche perché dopo aver letto una serie di insulti verso il tennista ostaggio in Australia, ho letto anche che con la sua ribellione al vaccino si è sollevato un caso internazionale, e si sono anche scoperte altre gravi violenze, come quella sui migranti, richiedenti asilo, da anni prigionieri nello stesso luogo del tennista, e senza di lui nessuno ne avrebbe saputo niente!

Nicoletta Crocella

Insopportabili queste critiche basate sull’individualismo! Abbiamo imparato che solo partendo da sè, dall’individuo e dai suoi bisogni ne discende una società più rispondente alle necessità anche collettive! Questa sottolineatura dell’individualismo contrapposta ad un collettivo è davvero fuorviante, come la sottolineatura che contrappone l’essere umano e la potenza della natura, che si evidenzierebbe in un virus… scusate ma sono argomenti abbastanza insultanti, specie perchè proprio di questo si parla quando si critica decisioni che limitano i movimenti, e i diritti individuali e nulla viene fatto per modificare le condizioni strutturali in cui il vaccino si è sviluppato, anzi, si favorisce lo sfruttamento delle risorse e il degrado, si spinge le persone ad un consumismo drogato e abnorme, e questo non lo vedete, voi che criticate senza vedere la situazione reale i suoi risvolti? Non vedete che il prossimo passo che ci sta davanti è quello di un (preteso) ecosviluppo in antitesi con un buen vivir che consenta l’armonia con la natura? Vi lamentate dello sfruttamento animale, della violenza quotidiana, ma quanti di voi chiedono un serio cambiamento dei pradigmi comportamentali, una rivoluzione nella educazione che si occupi di educazione alimentare, incontri, empatia, rapporti tra esseri umani e con gli animali, prevenzione, e via andare? Mentre questi vostri discorsi così declinati non spostano di un attimo l’adesione ad un sistema brutale e violento, che ignora bellamente le esigenze individuali, siano quelle di un cittadino dissenziente che quelle di un migrante, o ancor meno di un animale costretto in allevamenti schifosi. Si sono cancellati i diritti individuali in nome di un bene sociale che riguarda solo alcuni privilegiati, mentre la massa, umana e animale, e la natura tutta, è sacrificata sull’altare della società gestita da un governo capitalista, patriarcale e non dico altro.”

Allora posso affermare decisamente che la lotta contro il green pass e l’obbligo vaccinale non è una lotta individualista, ma è una ribellione consapevole ad una deriva autoritaria che serve solamente a sostenere un capitalismo e patriarcato moribondi.

Certo nella opposizione viene fuori di tutto, alcune posizioni sono decisamente reazionarie, ma il malessere è reale, sta a noi orientare il dissenso fermo e determinato in modo costruttivo, verso nuove relazioni, nuovi modi di vivere e di organizzarsi perché la precarietà e la disoccupazione incombono, e lo spostamento di masse di persone disperate non può essere solamente oggetto di respingimenti e repressione.

La vita umana non interessa ai sostenitori del sistema, di legge e ordine e di altre maledette precauzioni: si può morire in mare o in una terapia intensiva, o in un passo in montagna, si può essere accusati e processati per solidarietà. Nessuno critica al sistema che questo produce, la privatizzazione della sanità, il divieto di cura immediata dei malati, il disastro prodotto nella psiche di una generazione di adolescenti, isolando i sani, bloccando ogni contatto, ogni movimento, nessun dubbio sull’ affidarsi ciecamente non alla scienza, che è una cosa astratta e mutevole, ma ai laboratori delle case farmaceutiche, i cui profitti sulla nostra pelle sono esplosi mentre ricevevano anche una protezione a tutto tondo: sarebbe individualista dire che penalizzi i medici che curano e hanno curato in scienza e coscienza i malati e paghi di più, sostieni e proteggi da ogni conseguenza quelli che si inchinano e inoculano senza precauzione o critica? Sarebbe individualista chiedere di tornare a libertà di movimento e di scelta della cura, come previsto nella costituzione, e di garantire cure precoci ed adeguate? In che mondo siamo finiti, a quale narrazione vi siete acriticamente accodati senza vederne le conseguenze?

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UNA COSA ALLA VOLTA ?

Mi sono ascoltata dire “Spero che questa follia finisca presto, perché così poi ci occupiamo delle cose serie!” E mi sono fatta paura da sola! Perché affrontare le cose una alla volta, sperando così di fermarle non farà altro che affossare ogni resistenza. Intanto che noi ci preoccupiamo del super green pass, e dell’obbligo vaccinale paventato, succedono un mucchio di cose a cui non facciamo caso, rimandando a dopo il rimettere a posto il mondo. Ad esempio Israele bombarda la Siria, e prepara una incursione a Gaza, si alimentano venti di guerra più o meno fredda con la Russia e la Cina, e loro intanto chiudono i rubinetti del gas e mezza Europa va in crisi e al freddo, e sapete che cosa succederà? Che correranno ai ripari devastando altro territorio, facendo dell’ Italia come progettato da tempo l’area di stoccaggio del gas da diffondere in Europa, attraverso impianti pericolosi in porti e siti già oberati. Solo un paio di esempi, intanto cresce la ottusa ammirazione a sinistra per papa Bergoglio e la pesante opposizione dei gruppi della destra lefreviana, e benchè io non voglia entrare nelle questioni religiose, non posso che notare la gravità, dato che la destra lefreviana agisce e parla nei gruppi a cui in molti aderiamo per la opposizione al green pass, e grazie alla concetrazione su questo fa passare temi reazionari che ci avrebbero fatto inorridire fino a poco tempo fa.

Allora credo che sia tempo di prendere in mano le nostre vite e le nostre idee e non farci dettare l’agenda da altri che da noi. Ci sono cose su cui concentrarci subito, perché da quelle ne discendono molte altre. La prima è la gestione della economia. Ultimamente viene usata in modo spudorato per mettere in ginocchio ogni opposizione: se sei al verde, ed hai problemi di sopravvivenza non starai tanto ad opporti alla protezione offerta da una società che ti vuole succube e alieno. Bisogna fare subito una analisi e dei progetti di sopravvivenza fuori dal sistema della economia dominante, puntando alla creazione di nuclei avanzati di scambio e mutuo sostegno basati sulla condivisione dei saperi e il baratto nel modo migliore possibile, e sfruttando anche le pieghe del sistema, quel che gli sfugge, o inevitabilmente deve sostenere per poter continuare a gestire il consenso.

Tenete presente che la disperazione potrebbe andare oltre la paura, e che potrebbero esplodere nuclei di violenza incontrollata e mal diretta, che magari il potere si augura per giustificare mano forte e repressione. È necessario prendere in mano consapevolmente l’azione

Cominciamo a fare un bilancio di zona, di vicinato, di relazioni, per vedere quello che abbiamo e che possiamo condividere e scambiare, cominciamo ad organizzarci perché i bisogni e le possibili risposte si incontrino in un clima di reciproco sostegno e di affetto, confrontando le differenze con amore ed apertura. Lasciamo fuori il segno della rabbia inutile, che è funzionale al clima di conflitto e repressione, ma costruiamo percorsi di responsabilità e collaborazione in cui sia possibile anche la allegria, la felicità, respirare aria pulita e pensieri felici.

Credo che bisogna proprio puntare ad una rivoluzione dal basso, economica e culturale, perchè tutto questo clima emergenziale è funzionale, e coinvolge tutte queste persone, solo una cosa alla volta, in modo totalizzante, e questo fa il gioco del peggio, che intanto infila dentro tutti i temi reazionari possibili e tende a mantenere lo status quo nella sua struttura generale, vedi famiglia, potere sui figli, diffidenza verso omo e trans, e sfruttamento delle risorse ambientali per le necessità umane, con una prepotenza degli umani. Ah, naturalmente come facciamo ad occuparci dei migranti che muiono in mare a centinaia, mentre ci mettono in fila per il tampone al freddo e al gelo, così se non eravamo malati un raffreddore ce lo prendiamo di certo , e ops! “omicron”! E quarantena, e altre restrizioni, e loro raccolgono con indifferenza i cadaveri, come se fosse una calamità naturale, e preparano già il dopo con altre emergenze. Dobbiamo imparare a vivere nell’emergenza, sfruttare tutte le pieghe del sistema, ad esempio le leggi esistenti, la costituzione, per denunciare le omissioni di soccorso, le violazioni dei diritti e quant’altro si possa fare. Rivendicare tutto il rivendicabile, studiare con gli avvocati più esperti e solidali i percorsi possibili, sostenere chi viene denunciato. So benissimo che sono percorsi lunghi, oltre ad occupare spazi, usare tutte le risorse che abbiamo, questo è quanto serve per smuovere il sistema, e sapere che ogni singola azione fa parte di un insieme, ha mille legami e mille correlazioni, e quindi occuparsene con molta attenzione, evitando ogni sbandamento reazionario che inevitabilmente porta acqua al mulino del potere.

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Mi fido, non mi fido… Potremmo

Ultimamente cerco di rispondere ad ogni obiezione argomentando il perchè della mia posizione, ma quello che ricevo come risposta è troppo spesso una ripetizione delle notizie di cronaca, del bugiardino del vaccino o che altro. Mi è stato detto “i vaccini hanno salvato il mondo” e quindi cuccati sto vaccino e spera che ti vada bene! Non si può comunicare tra gente che non ascolta, Quello che ho capito fino ad ora è che io non mi fido, e voi invece vi fidate, da qui nasce la non comunicazione.

Ho cominciato a chiedermi “perchà non mi fido, da quando?” e le risposte sono venute a valanga, scelgo quelle che mi sembrano emblematiche: quando ero incnita ho sempre evitato ogni tipo di farmaco, a costo di tenermi il mal di denti, per non danneggiare il bambino. Quando è nato il mio primo figlio, ho fatto scorta di tutto quello che poteva servire per prendersene cura, compreso l’olio per bambini della Jhonson, certo più caro di uno generico, ma molto più buono, adatto alla pelle delicata di un neonato. Come me tante altre madri e padri ovviamente, per poi scoprire molti anni dopo che la società produttrice dell’olio è stata condannata, ed ha ammesso in sede di dibattimento pagando anche una sonora multa, che il suo olio per bambini conteneva prodotti cancerogeni pericolosi per la salute del bambino. Ovviamente la cosa è emersa perchà qualche genitore ha cominciato a cercare la causa dei disturbi del figlio, ed ha incontrato esperti indipendenti che l’hanno trovata nell’olio per bambini che usavano tutti i giorni per proteggerli! Bene alla stessa ditta voi avete affidato la creazione del vaccino e l’avete lasciata giocare con party e gelati per i giovani che si vaccinavano facendo festa, bravi, io sono inorridita.

Quando ero incinta di mia figlia ho avuto una gravidanza meno liscia della prima, con nausee frequenti che mi rendevano difficile mantenere gli impegni di lavoro e di casa. Un amico medico mi ha consigliato un farmaco, assicurandomi che era fatto proprio per le donne incinte, che potevo stare tranquilla, e la nausea è stata tenuta sotto controllo. Scopro anni dopo che quel farmaco è stato ritirato dal commercio per gli effetti gravi che aveva prodotto su alcuni bambini. Mia figlia è sana, per fortuna, a volte la buona sorte funziona, ma non mi sarei mai affidata alla buona sorte se avessi saputo! Ecco tralascio gli altri episodi, ma tra tutto ho cominciato a rivolgermi alla medicina olistica e alle cure differenti perchè non potevo più fidarmi delle cure consigliate da medici rispettabili, molto rispettati e conosciuti, e anche amici sinceri, ma la loro scienza rischiava di danneggiare i miei figli. Allora perchè ora dovrei fidarmi? Perchè la ricerca avanza, avanza per prova ed errore, come è normale che sia, ma non ha ancora trovato un modo per fare verifiche senza abusare su animali indifesi, e questo mi fa orrore, ed anche, altrettanto orrendo e delinquenziale, sui bambini dei paesi poveri, dove il testare nuovi farmaci viene spesso mascherato da beneficenza. Ok, scusate ma non mi fido, non mi affido. In uno slancio di solidarietà potrei anche accettare il ruolo di cavia, sempre alcune persone lo hanno fatto, ma i primi ricercatori prima di affidarsi ad altri, hanno sperimentato su di sè i rischi ed i risultati. Persino il dottor Bach per i suoi fiori ha fatto prima esperienza su di sè, e poi li ha proposti, dichiarando bene che cosa aveva cercato e che cosa aveva trovato. E le cavie umane in genere sono informate delle condizioni in cui possono prendere il farmaco, sono monitorate sugli effetti, e sono anche pagate! Qui invece si sta facendo una sperimentazione di massa, mentendo sui rischi e sulle reazioni negative già avvenute. La narrazione è così a senso unico che ho incontrato persone che mi dicevano, eh, sì, mio figlio ha avuto per due settimane la febbre alta, è stato proprio male per un mese, eh, il vaccino lo fa! Un vaccino che ha la validità di pochi mesi, è normale che provochi reazioni violente e che blocchi la vita per tanto tempo? a che cosa è utile?

Quindi no grazie, per quanto mi riguarda NO, e per quanto vi riguarda per favore, guardate tutti gli aspetti del problema, non pretendete di obbligare altri, non lasciate passare questa narrazione tossica, non rinunciate alle vostre convinzioni ed ai vostri principi di libertà, di solidarietà, di rispetto per gli altri, in nome di una soluzione discutibile e tralasciando tutti gli altri aspetti.

Potremmo lottare insieme per un mucchio di cose, per esempio per una medicina di base diffusa, per la prevenzione e la cura della alimentazione e per una educazione alla salute fin da bambini, consapevoli che questo danneggerebbe molte case produttrici di prodotti spazzatura, e che ci sarebbe un boom di richieste di cibo sano, biologico, pulito… potremmo ottenere che la solidarietà sia una cosa attiva, che se qualcuno cade, gli altri intorno lo aiutino, non lo caccino via come spazzatura, potremmo pretendere un mondo più umano, dove c’è il tempo per comprendere persino la malattia e per curarsi nel profondo, invece di tappare i disturbi con l’ennesima pillola,Potremmo pretendere un minimo di base econimica per tutti, che nessuna dipenda da un marito violento, e che anche nessuno dipenda da lavori precari, sottopagati violentati nel tempo e nella loro vita, (anche questo ha messo in evidenzia il virus). Potremmo volerci bene, ognuno a se stesso per poter voler bene agli altri, e potremmo imparare a rispettare le differenze ad accogliere, a condividere. Potremmo insomma costruire un mondo più umano in cui sia bello vivere e ci si aiuti, invece di condannarci. Potremmo discutere fino a sfinirci, ma ascoltando anche il punto di vista altrui, senza chiusure, lasciandoci attraversare dalle differenze, e infine potremmo arrivare ad una sintesi in cui nessuno si senta costretto o tradito, in cui ci sia davvero spazio per tutte e tutti. Ce n’è di lavoro da fare. Dividerci, condannarci, invocare polizia e lasciapassare mi sembra la cosa peggiore che possiamo fare, e non certo una cura per questa società malata.

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Partendo da me, ddl Zan e dintorni

Avevo forse tre o quattro anni, quando un uomo che stava facendo dei lavori a casa mia, profittando che ero un momento da sola, mi mise in mano il suo pene grosso, caldo, viscido, impressionante. Ritirai la mano inorriditia, e non dissi nulla, una parte di me pareva sapere che poteva scoppiare una tragedia se avessi detto quella cosa, il mio papà forse avrebbe ucciso quell’uomo. Io non sapevo bene perché, ma ero convinta che questo sarebbe successo, e non volevo che mio papà uccidesse un uomo.

Avevo forse cinque anni, e avevo la febbre, l’influenza, come mio fratello Aristide, di 4 anni più grande: essendo malati avevamo diritto a dormire nel lettone, perché così mamma poteva starci vicino. Entrambi consapevoli di non dover stare nello stesso letto stavamo abbarbicati ognuno su un lato, il più lontani possibile, ognuno chiedendo all’altro di andarsene. Ci trovò così mio padre, e fui io che mi presi una mano di botte perché ero la bambina, e dovevo saperlo che non dovevo stare a letto con mio fratello. Ricordo di aver pensato che c’era un abisso tra noi, e non capivo tutta sto storia.

Aevo forse nove anni, un forte dolore ad una gamba che mi faceva piangere, ero sdraita sul mio lettino lamentandomi. Arriva nonno Carlo, si mette a massaggiarmi la gamba, la butta un po’ a ridere, vedi che ti passa tutto? Interviene mia mamma , lo allontana con la scusa di mettermi una pomata, e poi mi dice “Non mi va che ti tocchi le gambe, non va bene!” Io non capisco, il nonno non aveva fatto niente di strano o inopportuno.

Avevo 15 anni, stavo leggendo i brani di una rappresentazione che volevamo forse mettere in scena, ,seduta tra mio fratello Carlo e un suo compagno di scuola, dato che leggevamo le varie parti dallo stesso libro. Arriva mio padre, ci alziamo per salutarlo e poi l’amico se ne va. Mio padre mi chiama in camera e comincia ad insultarmi, a dirmene di ogni accusandomi di un comportamento licenzioso, Dopo un po’ di tempo mia mamma interviene facendogli notare che neanche capisco quel che mi sta dicendo. Così scopro che lui ha creduto di vedere che il ragazzino mi toccava il sedere quando ci siamo anlzati per salutarlo. Anche questa volta io non capisco non so che cosa muove le sue paure, e provo solo una rabbia silenziosa da cui non riuscirà a scuotermi tanto presto. Solamente l’anno dopo durante le lezioni di scienze scoprirò come è fatto il sesso dell’uomo e quello della donna, ma ancora non saprò come in effetti avviene l’amplesso e tanto meno la fecondazione, come facesso l’uomo a “mettere il seme nella pancia della donna” lo scoprirò molto dopo. Come me molte ragazze della mia genrazione sono cresciute inconsapevoli del loro corpo, del sennso delle sensazioni che provavano, del significato concreto di parole come fare l’amore o simili circonvoluzioni, e i miei pensavano di essersi spiegati, di aver risposto a dubbi e curiosità, ma il primo orgasmo mi parve solo un malessere sconvolgente e lo respinsi… Forse il mio è un caso eclatante, ma nella mia vita era passata anche la sorella di Nilde, una signora anziana, che vestiva sobriamente di scuro con giacca e pantaloni, e che tra i denti mi era stato detto che si comportava come un uomo, poverina, o la figlia dei contadini che abitavano di fronte, che aveva avuto una bambina senza essere sposata, i suoi genitori, imprudentemnte, avevano preso a pensione un uomo che era lontano da casa per lavoro, e la ragazza a volte veniva incaricata di portargli il caffè o la cena in camera… così era nata la bambina. Uno stigma infinito su quella ragazza e sulla sua bambina, una vita rovinata, e mio padre che cercava di mostrarsi magnanimo: “che la gente veda che io la tratto normalmente, nessuno di noi la allontana” come se fosse un titolo di merito, carità cristiana, dare rispetto ad una donna che aveva peccato…

Mettere in fila queste cose mi fa ancora un po’ rabbia e un po’ pena, perchè accanto a queste ci sta il segno di una famiglia in cui si cercava di parlare, di spiegare, di comprendere, ma il pudore su alcuni temi era una cosa così radicata da renderlo ovvio e indiscutibile.

Quando sento qualcuno che si indigna perché secondo loro il ddl Zan avrebbe portato l’educazione dei bambini nelle scuole, parlando loro delle possibili differenze di espressione di sé, e che tutte vadano rispettate, io mi ritrovo in quella bambina a cui succedevano cose strane, ma a cui non sapeva dare un nome, che aveva sogni e fantasie che in parte non comprendeva e in parte deviava su altro. Una delle frasi ricorrenti nelle nostre discussioni di ragazizne era: per amore fai qualunque cosa, saresti disposta a fare la serva, ad essere ferita, per amore si fa di tutto… ed ora penso che alcuni fenomeni di autolesionismo nelle adolescenti siano anche legato a questo malcelato bisogno di esprimere amore, senza aver mai imparato l’amore di sé, il valore del proprio corpo e di quello dell’altro, senza aver mai saputo che era importante amarsi, volersi bene per poter amare liberamente e felicemente.

L’ignoranza che ha accompagnato le nostre vite credo che sia un crimine, di cui certamente genitori e insegnanti erano inconsapevoli, anzi ritenevano doveroso mantenerci così: non si parla di queste cose! Ricordo ancora al liceo una insengnante che dopo averci dato per compito quello di recensire un film, si era indignata perché un allievo aveva recensito Iovanka e le altre, un film sulla chiusura dei bordelli e sulla “nuova “ vita delle prostitute dopo la legge Merlin: toccare simili argomenti le pareva una offesa personale, altro tema di cui non si parla, la prostituzione, le “donne di malaffare”…

Ecco con questa esperienza alle spalle, sapendo le difficoltà, il dolore che ha comportato imparare a vivere e a convivere con le sensazioni del mio corpo, a comprendere e sostenere le differenze tra le persone, le diverse possibili espressioni di sé, io mi indigno profondamente per quelli che vanno agitando spauracchi di corruzione di minori. Non credo che parlare loro delle diverse realtà, far conoscere e rispettare le espressioni diverse, e concedere loro il tempo di essere se stessi, se stesse, o qualcosa di diverso a seconda dei momenti e delle situaizoni possa essere dannoso: dare un nome alla inquietudine che ti attraversa, sapere che succede, che può succedere, che alcune cose si definiscono con il tempo, e che stiamo a vedere, intanto segui i tuoi istinti e desideri, senza troppa fretta di dare loro un significato univoco, sia una cosa disdicevole. Disdicevole è tacere, scandalizzarsi, considerare i bambini non delle persone in crescita e in evoluzione ma delle tabule rasa dove ognuno può scrivere la sua realtà, le sue convinzioni, e quindi anche le peggiori influenze, e lasciarli a dibattersi, a imitare i grandi nel loro disprezzo per le differenze, senza neanche capire il perché. Guardatevi dentro, ammettete che la cosa che vi fa più paura, anche quando cominciate a chiedere libertà, è la libertà di essere, di esprimersi in modi differenti, di essere bianco, giallo, nero, o marroncino, di essere omosessuuale o bisessuale, di decidere del proprio corpo e della propria vita in modo che a voi sembra disdicevole. Ma la libertà è reciproca, nessuno vi chiederà mai di cambiare amori e interessi, orientamento o di diventare amiche o amici di qualcuno che sentite troppo distante e differente, ma di rispettare tutti sì, di lasciare che la libertà sia nelle due direzioni, permettendo ad ognuna eognuno di essere quello che è, questo sì, e di insegnare ai bambini che tutte e tutti vanno rispettati, che le differenze esistono ed hanno eguale dignità e legittimità, e che imparare a comprendere le emozioni ed i messaggi del proprio corpo ci può aiutare a comprendere le paure e i bisogni degli altri e a rispettarli, rispettando anche noi stesse, noi stessi.

E lasciatemi dire anche una cosa sull’utero in affitto: io personalmente lo trovo disdicevole, e non lo farei mai, ma vorrei che non esistessero situazioni per cui una donna possa pensare di risolvere alcuni suoi problemi affittando il suo utero: nessuna deve essere così povera, così sola, così indifesa da ricorrere all’unica cosa che ha, il proprio corpo, per riuscire a uscire dalla sua condizione almeno per un po’. Credo che andrebbe vietato il commercio sul proprio corpo, ma non pretendo che venga impedito ad una donna che prende questa decisione di farlo.

Queste sono le mie ragioni per essere indignata con chi ha affossatro il decretto, e in più sono preoccupata perché ho sentito persone che stimo e che amo che hanno ricevuto i messaggi peggiori in modo da farli sembrare positivi prese di posizioni su un mondo più giusto. E continunado a credere che la famiglia come istituzione è ariosa e salutare come una camera a gas, continuo a pensare che i bambini vadano protetti anche dai genitori possessivi e spaventati, certo vanno sempre trattati con cura e delicatezza, ma non preoccupatevi troppo, se siamo sopravvissute noi, se sono sorpavvissuti i nostri coetanei, e siamo riuscite e riusciti insieme a imbastire una rivoluzione, non temete che i nuovi bambini non sappiano scegliere e distinguere.

Solo un mondo accogliente e solidale può aiutarci tutte e tutti ad uscire da questi guai.

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lasciandoci in buona fede/massacrare sui marciapiede

Avrei un mucchio di cose da scrivere e condividere,ma non posso lasciar passare sotto silenzio quello che sta succedendo, e il modo in cui viene condiviso e giudicato dai vari angoli della nostra resistenza. Io sono fuori, in Messico, e questo mi da la possibilità di guardare i fatti un po’ dall’esterno ed anche di fare alcuni confronti, che mi rendono ancora più incomprensibile la situazione italiana. Leggo i vostri post e mi si stringe il cuore, ho la netta sensazione di un deja vu, e di disastro incombente.

Per spiegarmi meglio, rubo una canzone di Faber, la canzone del maggio, che viene dal maggio francese perché parlando di un altro tempo e altre situazioni mi sembra la più adatta a commentare l’oggi:

(…)
E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso (
non vi ricorda niente ?)
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
o magari invocando la repressione
anche se ora ve ne fregate,
in nome di un antifascismo di forma
voi quella notte voi c’eravate.


(…)
se avete preso per buone
le
“verità” della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
(…)

Non ho resistito, l’ho copiata quasi tutta, e non capisco come almeno quelli della mia età o poco meno, quelli che hanno vissuto quelle storie e quegli anni non sentano il rischio forte del ritorno di quei tempi bui, vi nascondete davanti a un antifascismo così formale, che non ho visto agito in situazioni ben più gravi, vi affidate alla scienza, all’ordine e alla disciplina, e sembra non sentiate l’odore di sfacelo e di morte che ci attraversa.

Io sono spaventata e addolorata soprattutto dalla distorsione dei messaggi, dall’uso della parola distruttivo e violento. Sta diventando urgente come non mai cambiare gli atteggiamenti e smascherare il trucco che sta dietro questa ammucchiata mostruosa. Chiedetevi perché vi rassicura così tanto seguire le regole decretate dal governo Chiedetevi quali paure ha risvegliato la paura del covid, e come questa paura è stata strumentalizzata per renderci obbedienti e succubi, per il nostro bene.

L’abbiamo messo in dubbio subito, da quando ci punivano da ragazzini, per il nostro bene, a quando ci dicevano di stare calme, di essere tranquille, di non esporci, per il nostro bene! Non c’è un nostro bene generalizzato che viene dal governo dei potenti! Non ve lo ricordate? Solo l’unione della gente in basso può aiutarci a sostenerci e ad uscire da questa emergenza. Io penso che almeno in parte sia stata provocata, ma non mi interessa in questo momento, quello che mi interessa è che le emergenze sono dietro l’angolo ad ogni momento, e ogni volta, sia un terremoto, una alluvione, una pandemia, la prima cosa di cui ci si occupa è militarizzare la gente che colpita e abbattuta non riesce subito a tirar fuori gli strumenti per ribellarsi e ottenere un aiuto vero. Oramai lo sappiamo tutti e tutte che le chiusure, la fila di bare di Bergamo mandate in televisione, le scuole chiuse, i bambini isolati, la rincorsa ai runner, tutto questo è stato innanzi tutto funzionale alla costruzione di un clima di paura, la paura primordiale di morire, e di morire male, isolati, cosa assurda che altrove non è stata fatta allo stesso modo. E ci sono stati tanti complici di questa paura, gente che ancora mitizza la scienza come pura e sacra anche se gestita da Big Farma, vi mangiano vivi, ma vi affidate a loro per paura della morte, e vi dimenticate persino che alcuni degli attori sono già stati perseguiti per reati contro la persona, e a loro avete affidato la vostra sicurezza, la vostra speranza di non ammalarvi in futuro di un male grave e pesante, accettando la malattia certa che il cammino comporta. Ho letto commenti del tipo: statisticamente le reazioni gravi o la morte da vaccino sono di molto inferiori al rischio che comporta l’ammalarsi di covid… Ma la paura della morte che vi ha fatto accettare il vaccino non è la stessa se il rischio me lo vado a cercare io? (statisticamente qualcuno muore)

Mi sembra indispensabile fare l’analisi della comunicazione, e della nostra reazione ad essa, per renderci conto che la parola è stata consapevolmente usata per cacciarci in testa due idee distruttive: uno la paura, e seconda la necessità dei limiti e della ubbedienza. Siamo passati dalla solidarietà alla delazione, dalla preoccupazione per i vicini al controllo e alla distanza, manco il sale ti chiedo, o ti presto, per non rischiare il contagio. C’è gente che per mesi non ha abbracciato i genitori o i figli, che manco è andato nelle loro case, per proteggerli, ma non li hanno protetti dalla solitudine, dal dolore, dall’invecchiamento in tutti i sensi che comporta la limitazione di movimento e di relazioni.

Misure che hanno senso in una terapia intensiva sono state applicate alle nostre vite, ci hanno targato tutte e tutti come portatori del virus, e quindi portatori del contagio: ma se sono sana, se sto bene, perché mai dovrei essere contagiosa?

Respirare nella stessa stanza, tra persone sane è la normalità, e non un rischio!

E quando mi dici che chi ha fatto le due dosi di vaccino ha una speranza di essere più o meno protetto per quattro mesi, e poi scende la quantità di anticorpi, a chi rilasci il lasciapassare per vivere? Agli obbedienti che hanno collaborato alla sperimentazione riempiendo le tasche delle case farmaceutiche? Nessun potenziamento di una medicina di base attiva e diffusa che possa intervenire sui problemi della singola persona e non sulla massa generica. Nessun ricorso a campagne di prevenzione serie, nessun insegnamento di sana alimentazione, di misure minime di igiene quotidiana in cui coinvolgere anche i bambini a scuola, nulla di tutto ciò, per puntare tutto su un lasciapassare che non ha altra funzione che valutare l’obbedienza, entusiasta o meno, delle persone. E il ruolo dei sindacati, della cosidetta sinistra è solo quello di fomentare divisioni e violenza tra quelli sotto, per sostenere un governo dei potentati. Tra l’altro, con che faccia accusate la gente in piazza per la presenza di fascisti, quando vi alleate con i peggio per avere spazio nel governo? Per illudersi di governare sì, disposti a tutto, ad alleanze vergognose, a sostenere un uomo delle banche come Draghi, manca poco che lo santificate, e nessua cura per il benessere delle persone, sempre più spaventate, sempre più povere e sole nella loro lotta per la sopravvivenza! Ma loro possono essere accusate se qualche fascista cerca di ottenere spazio dalla vostra assenza!

Allora cominciamo a inventarci nuove parole, o a risvegliarne di vecchie, per cambiare innanzi tutto il clima e sostenere la necessità di incontro, di scambio, di prendersi cura di ognuna e ognuno di noi, delle nostre vicine, dei vicini, dei ragazzini e ragazzine che attraversano la nostra strada, e anche allargando lo sguardo per il benessere e ben vivere nel paese e nel mondo, in modo che sia un ben vivere solidale, creativo, includente. Cominciamo ad organizzarci per tornare ad una vita sana ed allegra, in cui incontrarci, lavorare insieme, scambiarci saperi e competenze, aiutarci reciprocamente e far crescere storie di vita, di coesistenza di protezione attiva delle persone intere. Bisogna provare, sperimentare, condividere, parlare, parlarci, ragionare molto, discutere molto ma in modo costruttivo, per cercare delle sintesi positive. E mi aspetto che tutti i sindacati, tutti i cosidetti sinistri pretendano dal governo un ritiro del green pass, eventualmente diffondendo a tappeto test veloci che ci possano dare una misura reale dei rischi e della realtà, invece della paura inutile che impedisce ad un maestro, una maestra di toccare un bambino, o una bambina, di consolarla, di aiutare qualcuno o qualcuna in difficoltà.

Dobbiamo tornare ad una vita amichevole e amorosa, in cui il prendersi cura gli uni delle altre e viceversa sia una prassi quotidiana, un invito a fare attenzione alle persone.

Io credo che se saremo capaci di fare questo potremo davvero iniziare a costruire un mondo più umano e amichevole dove possiamo sostenerci anche in scelte differenti e possiamo contare sul sostegno di chi ci circonda.

E continuiamo ad esercitare il discorso dell’amore, della gioia, della profonda stima, del rispetto, delle energie positive messe in campo.

Cominciamo a cercare il bene, il bello, il buono negli occhi dell’altra, dell’altro, e lasciare che vedano anche l fuscello che c’è nei nostri, per poterli togliere insieme e costruire un intorno in cui sia bello vivere, anche faticando, sforzandosi, con amore.

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LUNA PIENA DI SETTEMBRE E EQUINOZIO

·LA LUNA SULLA SPIAGGIA DI GAZA
Foto Ahmed Kamal

L’immagine così bella di questa Luna sul mare di Gaza, pubblicata da Ahmed Kamal, è il nostro omaggio alle sorelle ed ai fratelli palestinesi, quelli che resistono, lottano, si liberano e sono ripresi ma continuano a provare… L’amore e la vicinanza, la solidarietà, la richiesta di libertà per la Palestina è un primo passo per raggiungere un mondo più giusto e più umano. Ogni altra oppressione, ogni altra violenza à permessa e giustificata dalla lunga violenza ed oppressione della Palestina, qualcosa di cui non si può nemmeno parlare, e nascondendolo lo si lascia fermentare nel dolore e nella incoscienza collettiva. In questo momento di conflitti su vari fronti, di cambi climatici stravolgenti ed improvvisi Gaza e la Palestina rimangono a testimoniare la resistenza, la volontà di sopravvivere, l’oppressione e il dolore quotidiano, che giustifica e permette gli altri dolori. E così, con questa Luna Piena, luna del raccolto, luna della vita, noi testimoniamo intanto che solo insorgendo, ribellandoci al già dato, già deciso al di fuori delle nostre scelte di vita possiamo collegarci e sostenere le lotte degli altri.

Viene tutto insieme, Luna Piena ed equinozio d’autunno, tutto insieme, per sconvolgerci, squilibrarci e riequilibrarci con quell’equilibrio di giorno e notte che segna il passaggio ad un’altra fase dell’anno. L’autunno ci fa raccogliere i frutti seminati in questi mesi, vengono a maturazione, e magari ci sorprendono.

Un momento di raccolta e riflessione, e azione conseguente.

Ora si scende lentamente, un poco per volta nel buio verso l’inverno, piano piano diminuiscono le ore di luce e poco a poco, un minuto alla volta, un soffio impercettibile si allungano le ombre e la notte.

In questi mesi ci aspetta il cammino a ritroso, verso le ombre, verso il nostro interno, per trovare dentro di noi, nella nostra vita e nella nostra storia la luce che riposa nel profondo, per accarezzare la nostra ombra, la parte un po’ pazza, scriteriata, selvaggia che alberga in noi, incontrollata e piena di fuoco. La conteniamo, ma dobbiamo riconoscerla, riconoscere l’eredità che ci ha condotto ad essere quelle che siamo ora, le portatrici della storia della nostra famiglia, quelle che possono risanare le ferite che si annidano nei luoghi oscuri e liberare se stesse e il proprio lignaggio da un dover essere mortifero.

Noi siamo quelle che possiamo risanare il cammino, raccogliere l’eredità e liberarla dal peso del dolore, delle ferite, delle attese che non ci riguardavano ma che ci hanno forgiato,

Noi siamo quelle che risconoscendo l’eredità possono liberarla ed uscire nel nuovo sole con la ricchezza del lascito della tribù che ci ha precedute, sfrondata dai dolori e dalle ferite.

Noi possiamo scegliere, di chiamarci fuori, di essere differenti, di risanare una buona volta le pretese di adeguarsi ad un mondo che tende a cancellarci.

Noi siamo quelle che possiamo essere sguaiate e scomposte, vestirci di rosso, o di nero, o dei colori che ci chiamano, senza chiedere permessi o giudizi.

Noi siamo quelle che possono andare oltre i giudizi, conversare con le stelle e la Luna, abbracciare gli alberi, carezzare la schiena del lupo, correre con lui, o fermarci tranquille presso un ruscello ascoltando il canto dell’acqua.

Noi siamo le nuove streghe, consapevoli di noi stesse e capaci di amare la vita in tutte le sue sfumature, siamo le figlie della Madre Terra, le nipoti della Abuela Luna, onoriamo il Padre cielo, e le stelle, gli alberi alti ed i piccoli fiori.

Noi siamo quelle che conversiamo con gli uccelli e con i pesci, che vediamo la vita in un insetto e in un falco, e che cantiamo con essa, nel silenzio del cuore o a voce alta, che balliamo con essa, indifferenti al brusio che suscitano i nostri atti.

NOI SIAMO

Di seguito alcuni brevi spunti presi dal web, persino una santa, perché le donne sagge si sono mosse nel mondo a seconda delle situazioni, e si sono sostenute, riconosciute, mimetizzate, per portare il loro fuoco, la loro parola di salvezza, la loro intuizione di forza:

  1. da Fuochi nella nebbia

17 settembre alle ore 01:00  ·

Oggi 17 settembre ricorre la celebrazione di santa Ildegarda, che oltre ad essere stata una monaca fu una mistica, una erborista ed una compositrice di musiche e poesie. Fu anche una donna di eccezionale carattere: non fosse stata una nobile ed una religiosa probabilmente ne ricorderemmo la fine sul rogo, ed i suoi insegnamenti sarebbero perduti. Invece possiamo provarne le ricette, ascoltarne i canti e leggerne le parole, come queste che ci ricordano che siamo della stessa materia delle stelle, dei venti e delle acque profonde:

“Osservati: tu hai in te il cielo e la terra”

(Immagine: opera moderna di Joseph Stella – Ildegarda come herbana)

e sull’equinozio ecco il suggerimento de #pensierodellasoffittadellestreghe:

MaBon È l’intreccio di più energie, energie che parlano di terra, di acqua, di fuoco, d’aria.

MaBon è la celebrazione del passaggio

Alle responsabilità del cuore, a lasciare da parte dubbi e incamminarsi, o meglio di scendere nella parte più scura del nostro animo.

Tutti gli elementi, come il fuoco della purificazione,

come l’acqua che amplifica i nostri sentimenti,

come l’aria che porta lontano i nostri pensieri, e

come la terra che culla il seme nascosto della ghianda,

portano l’energia dell’equinozio ad intrecciarsi con quello che noi abbiamo all’interno.

E allora buona Luna Piena, e buon inizio della stagione autunnale. Trovandoci dentro i rivolgimenti del tempo siamo più che mai spinte a pensarci parte di un tutto, ad agire perché il mondo si risani, si risani la terra e le persone, a non arrenderci a stili di vita e ordini mortiferi, a cercare il nostro ordine interiore da far crescere da noi, intorno a noi, con amore e determinazione,senza violenza ma senza cedimenti. Ora è il momento di rientrare in noi, seminare prima in noi stesse e poi nel mondo, quel mondo nuovo fatto di comprensione, di solidarietà, di prendersi cura, di piccoli nuclei che si sostengonoe si aprono al mondo senza perdersi ma aumentando il loro valore e il loro potere.

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LA CONFUSIONE È MASSIMA, E TUTTI CI SGUAZZANO

Parto dalle dichiarazioni di principio, così facciamo prima:

1- ritengo che obbligare o forzare chiunque a farsi inoculare un vaccino sperimentale sia un crimine contro i diritti della persona. Non credo che sia l’unica soluzione che abbiamo per tentare di porre un argine a questa pandemia

2- la pandemia c’è, non ci sono dubbi, quale che sia la sua origine, molto probabilmente costruita per errore in laboratorio, c’è, e fa male. Fa male soprattutto dove non ci sono cure adeguate e vige indifferenza verso le persone, che sono una diversa dall’altra e con bisogni differenti e quindi non sono infilabili nel cono stretto dei protocolli uguali per tutti.

3- le cure precoci ed attente avrebbero evitato e possono ancora evitare una quantità di morti, ben sapendo che per ogni ritorno influenzale qualcuno finisce in ospedale e qualcuno muore, inevitabilmente

4- il modo del sistema di mettere insieme paura ed inefficienza per orientare unicamente sulla strada del vaccino, eliminando nel frattempo con interventi folli un po’ di persone “inutili”perchè anziane, malate, impossibilitate a difendersi da sole, è stato ed è criminale e viola i diritti umani

5- Risolvere il problema imponendo un lasciapassare per i vaccinati, nonostante i limiti oramai riconosciuti da tutti della efficacia dei vaccini specie nella trasmissione del virus, è semplicemente una carognata finalizzata a mettere all’angolo i recalcitranti.

6- i giovani ed i ragazzi non dovrebbero essere vaccinati, tanto meno spinti a vaccinarsi banalizzando la cosa con feste e gelati

7- La scienza non è una religione assoluta. Sono certa che ci sono un mucchio di persone serie che stanno lavorando sul tema e cercano soluzioni utili, ma non sono quelle che passano il loro tempo in televisione e danno del rincoglionito a un premio nobel, o che silenziano ogni dubbio ed ogni diffidenza. Vorrei davvero che ci fosse un approfondimento di tutti gli aspetti, dubbi e domande comprese, e non una semplificazione manichea, a scientifica

8- non credo ad un complotto nascosto, c’è una ideologia dominante che abita nella stanza dei bottoni del mondo occidentale e dei suoi compagni, ed ha contagiato chiunque vi arrivi: è il profitto di pochi il motore della società, e tutto si deve inchinare al profitto, per ottenere un progresso luminoso e felice per quelli che stanno dentro il sistema.

9- In questo gioco al massacro si infilano i reazionari di ogni risma, che essendo senza remore non hanno problemi a raccogliera la bandiera antilasciapassare piuttosto che quella opposta, a seconda del vento che tira e di come possono fare a mestare nel torbido.

Gli altri temi, si tratti di aborto o di scelte di vita, omosessuali, o trans, o che altro, non c’entrano con questa battaglia e non si deve arretrare di un passo in questa direzione, bisogna contestare ed emarginare chi cerca di infilarli dentro e di far passare posizioni reazionarie e retrive in nome di un complotto generale che loro sono i primi ad ordire, perchè il complotto è questo: regolare e controllare le persone, i loro comportamenti, la loro sessualità. la loro stessa idea di famiglia per ingabbiarle sempre di più in un sistema pseudolibertario bacchettone e retrogrado.

Dobbiamo sorvegliare anche le nostre sensibilità in questo senso, perchè noi siamo cresciute e cresciuti in questo tipo di società e di famiglia, e se è dal 68 che continuiamo a contestare questo sistema, esso alberga anche in noi e se riesce a trovare una breccia ci rende incerte e sensibili a temi fino a poco tempo fa impensati. Non possiamo permetterci che l’altra faccia della repressione sia la normalizzazione reazionaria e pragmatica, e non possiamo ancora una volta accettare il discorso dei due piani: adesso lottiamo per questo, poi, in un futuro felice, ci occuperemo anche dei diritti delle persone, dell’accoglienza, dei diritti sessuali e della educazione libertaria dei bambini. Troppe persone, troppe generazioni sono state sacrificate sull’altare del rimando a quando avremo fatto.

Questa non è la rivoluzione, è una battaglia di retroguardia, una resistenza alla violazione dei nostri diritti, e non possiamo consentire a questi che hanno prodotto il disastro ora di armarsi della difesa di un diritto sfruculiando nel marcio per tirar fuori il peggio. Ci vuole molta fermezza, e purtroppo penso che siamo sempre più isolate e sole, isolati e soli, perchè le sirene dell’ammucchiata portano troppe persone a condividere e lodare azioni di gente che consideravano diversamente fino a poco tempo fa.

E qui devo segnalare che sono letteralmente furiosa con quelli che si definiscono compagni, che sono fuori della stanza dei bottoni ma si sono fatti incantare dalla scienza-spettacolo di alcuni figuri e lasciano da sole le persone che sollevano problemi. Non avete capito che state offrendo un varco al peggio, e non sapete che contestare le persone con cui si manifesta in piazza, e ce n’è di tutti i tipi, ma non sapete altro che mettervi contro i dubbi, la problematicità, le difficoltà di chi si trova a vivere sulla propria pelle una oppressione inqualificabile. Ricordate tra l’altro che l’Italia sta diventando un laboratorio, e le cose andranno avanti sempre peggio nel mondo, se passano da noi in questo modo indolore con le complicità di tutti o quasi.

Aggredire le persone, bollarle come novax, facendo così una generalizzazione violenta e distorta, augurare loro di morire, accordarsi tra sindacati e confindustria per obbligo di vaccino o simili è una vergogna inqualificabile che alimenta la reazione e ricadrà sulle vostre teste. Io sono per un discorso di confronto, di amore e di incontro, ma mi riesce sempre più difficile destreggiarmi tra insulti e bassezze, o spiegazioni infantili da manuale: chi non è daccordo o ha dei dubbi non è cretino, non va convinto o persuaso, va ascoltato e rispettato, per il bene di tutti, che ci vacciniamo o no, siamo tutte e tutti esseri umani in bilico sul disastro, ed ognuna e ognuno cerca il suo modo di salvarsi o almeno ritardare lo sfacelo, inutile aggredirci o insultarci tra noi, non faremo che cadere prima nel baratro.

Ah, notizia dell’ultima ora: forse non ci piace, ma siamo tutti esseri mortali e il rischio di morire è connesso al rischio di vivere. Penso che sia meglio correre il rischio di vivere, visto che un momento o l’altro la morte ci aspetta,nel frattempo, meglio vivere.

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È tempo di cambiare passo sul pianeta Terra

Ho cercato di scrivere questo post dall’Italia, ma il mio pc di là, stanco e disorientato dai miei andirivieni, lunghi periodi di silenzio e poi uso pressante, non ha collaborato e non mi è stato possibile inserire il testo che segue, che ho trasformato in un post sulla pagina di Stelle Cadenti, continuo a pensare che il suo posto sia qui sul blog, quindi lo trascrivo, con piccole modifiche

WordPress e il mio pc non si capiscono, almeno non oggi…e quindi non riesco a pubblicare sul blog, ma questa riflessione volevo farla, e quindi eccovi un post molto scritto! :“È tempo di cambiare passo, sul pianeta Terra” Con questa frase termina il libro di Ileana Montini, La valigia di cuoio -in viaggio tra novecento e ventunesimo secolo. Il libro è un viaggio appunto, fatto di molti pezzi, di molte suggestioni, partendo e ritornando attraverso il tempo ed i luoghi con un andare e venire della memoria che riesce a dare un quadro affascinante della storia recente. Ne parlerò più a lungo, perché il libro lo merita, ma ora vorrei semplicemente continuare il gioco delle suggestioni e raccogliere questo suggerimento.

Il clima generale che stiamo vivendo, quello del male pericoloso e che ci può attaccare, del vaccino sperimentale e pericoloso che ci può danneggiare, ci ha resi un po’ folli, astiosi, astiose, saccenti e pretenziose ognuna ed ognuno con le nostre verità ben strette in tasca.Intanto si frantumano amicizie e legami, si fanno critiche pesanti, si formulano giudizi di merito che lasciano tutti con un malessere di fondo. Insomma, siamo arrabbiate ed arrabbiati, incattiviti, inaspriti, a chi ricorda alcuni fatti, ne opponiamo altri, prove eclatanti di malafede e di incapacità a comprendere ed a prendere atto della rischiosa realtà in cui stiamo vivendo.

E in segreto, ognuna ed ognuno di noi si trova a coltivare panico inconfessato e speranze indicibili che le previsioni peggiori non si avverino.

Ebbene sì, è davvero ora di cambiare passo, di guardarsi di nuovo negli occhi, di riprendere il lavoro di ascolto, di tessitura di relazioni, di alimentazione di affetti e speranze.

Abbiamo bisogno di rimettere in moto i corpi, gli affetti ed anche le dimostrazioni di affetto tradizionali: secondo le indicazioni ufficiali non potrei abbracciare nessuno, tanto meno mia sorella o mia figlia, a rischio di trasmettere questo male insidioso che minaccia il nostro respiro, ma io so che l’abbraccio è terapeutico, che libera energie positive, che aiuta a rilassarsi ed a respirare, e allora che cosa devo fare? Come devo agire? Io da subito ho pensato che il massimo delle precauzioni, a fronte di persone particolarmente fragili e a rischio, fosse quella di tenere un camice od un vestito pulito e disinfettato, e magari delle scarpe diverse per casa e per la pubblica strada, e poi un abbraccio caldo, una carezza, sono messaggi di amore e salute che non possono che fare bene.

Ma al di là delle precauzioni, ognuno di noi mantiene le sue ferme convinzioni, vaccino sì, doveroso, vaccino no, pericoloso e non risolutivo… ok, teniamocele, ma insieme teniamoci la voglia di incontrarci e l’affetto.

Ragionando su un aiuto di cui potremmo aver bisogno in questo periodo, mi sono venuti in mente i fiori di Bach, e la possibilità di usarli come sostegno e coadiuvante.

Sento già gli scettici blaterare “acqua fresca” bene, l’acqua fresca non fa male, e quindi già siamo un bel passo avanti rispetto alle medicine o non medicine che ci propinano in questo periodo. Io proporrei a tutti di prendersi per un po’ le gocce di Holly, che aiuti a liberare le energia positive ed a lasciar perdere l’ira e il dissenso giudicante. Risvegliare le energie dell’amore è fondamentale ora, e Holly può davvero aiutare a spostare lo sguardo. E poi, pare che i vaccini, e forse anche la malattia, influiscano anche sul nostro corpo eterico, sulla capacità stessa di guarirsi e rigenerarsi. Le cellule del corpo umano sanno rigenerarsi e guarirsi, quindi bisogna sostenerle e fidarsi della loro capacità. Ecco dato che ci sentiamo in vario modo invasi da questo corpo estraneo, sia il virus, o il vaccino, allora consiglio, anche a me, di prendere Crab Apple, il fiore di Bach che appunto cura la malattia, la sensazione di essere invasi ed occupati da un corpo estraneo. Tutto questo parlare di rischi, di malattia, di dolore, di morti, di respiro malato, ci ha sfiancate e sfiancati, dobbiamo riprendere contatto con le nostre capacità di risanamento, con le nostre competenze, e quindi suggerisco di farsi aiutare da Elm, il fiore che sostiene nella stanchezza, nel cedimento, quando dimentichiamo persino di avere le risorse che abbiamo e non riusciamo ad usarle.

Prendere le distanze in modo sano, non farsi coinvolgere dalla paura e dal dolore generalizzati diventa importante per muoversi serenamente e prendere decisioni utili e non dettate dalla paranoia, Red Chestnut può darci una mano a mantenere relazioni sane e a non caricarci delle pene o degli errori altrui: ognuno ha diritto di fare il suo cammino e le sue scelte. É giusto sottolineare i problemi ed i rischi, ma ogni forma di ostracismo e di aggressione va bandita, perché nessuno può fare il cammino di un altro. Tu gli offri il tuo punto di vista, gli dai un input, ma ogni persona fa le sue scelte e fa il suo cammino.Siamo vissute e vissuti troppi mesi immerse fino agli occhi nella paura Aspen ci potrebbe aiutare, se ci sentiamo costretti dalla paura e incapaci di gestire con serenità i problemi.

Ci hanno anche indotto il sospetto, e questo ha aperto la strada alla delazione, alla repressione, alla divisione, al considerare l’altro il pericolo. Se il gioco di dividerci è riuscito alla grande ai gestori del potere che così possono far passare i loro diktat senza problemi, noi dobbiamo contrastarlo attivamente, facendo spazio al gioco, molto più piacevole, dell’amore, del reciproco sostegno, dell’immaginare il nuovo condiviso, di aprire i cammini, accogliere, curare, prendersi cura gli uni delle altre, ed insieme del pianeta che stiamo lasciando devastare.

Abbiamo bisogno di amore, di fantasia, di capacità di rompere gli schemi ed i pregiudizi senza romper i corpi e gli affetti. Abbiamo bisogno di cambiare passo , dalle metafore di guerra a quelle dell’incontro, dell’amore, della condivisione. Ci feriscono alcune reazioni? Diciamolo apertamente ma senza ritorsioni e ferite a nostra volta, spostiamo lo sguardo e cambiamo gioco, in modo che sia possibile ancora giocare e ridere. Io credo che questo video, di cui metto il link, ci possa aiutare a riprendere insieme la voglia di vivere, di usare corpi e menti in modo differente, e aprirci agli altri.

Intanto le manifestazioni di Londra, e ora anche quelle in Francia, ci dimostrano che il popolo unito non è condannato a subire, ma può riprendere in mano il cammino della sua vita e di quella del pianeta, senza lasciarsi ottenebrare dai profeti di morte che ci governano

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Reazioni politicamente corrette

Di fronte alla uccisione di una ragazzina che ha cercato di sottrasi al potere e alle imposizioni della famiglia pare che ci troviamo smarrite ed impreparate, quasi senza parole in un momento in cui troppi sottolineano quella differenza tra noi e loro che divide e aggredisce, manda a morire in mare, o sullle frontiere feroci che il mondo occidentale ha predisposto.

Ma non è questo il caso, e non dovremmo certo avere paura che qualcuno urli che vedete che sono diversi?, vanno tenuti fuori e isolati… Credo che proprio perchè crediamo in un mondo di scambi e reciproca comprensione dobbiamo essere ferme nella condanna.

Hanno deciso di ammazzarla, perchè non stava alle regole! Diciamo subito che è orribile, indignante e da condannare senza mezzi termini.

Sono venuti in Italia, essendo “accolti” come gente di scarto, persone di poco valore e nessuna importanza. Nulla gli ha offerto degli strumenti di lettura della realtà in cui vivevano ne della relazione che potevano avere tra questo posto e quello da cui venivano, si sono aggrappati alla loro storia, ai loro pregiudizi, alle loro convinzioni.

La ragazzina che voleva vivere una vita libera è la vittima, il capro espiatorio della violenza generale. Fa orrore che un padre, e forse una madre, progetti una punizione come la morte per una vita disobbediente, ma nessuno è stato aiutato protetto, inserito.

La figlia compiva diciotto anni, diventava maggiorenne e forse non avrebbe più avuto la protezione della casa famiglia in cui era stata accolta, ha voluto provare a riappacificarsi con i suoi. A 18 anni, vorresti che i tuoi genitori ti amino, ti proteggano, vorresti che comprendano le tue ragioni, non pensi mai che corri il rischio di morire per mano loro, ma quello è successo. E se non hai nemmeno un permesso di soggiorno al diventare maggiorenne? e la cittadinanza, che sarebbe stata una protezione…ma quando?

Nessuno ha seguito il suo reinserimento, o forse sì, accettando la faccia che veniva presentata, nessuno ha previsto il rischio? ma non era la prima, e non sarà l’ultima: quanto tempo è passato dall’ultima ragazzina uccisa perchè non sta alle regole? quanto tempo è passato dall’ultimo ragazzino, o ragazzina buttato fuori di casa perchè omosessuale e minacciato pesantemente dalla sua stessa madre?

La cultura del possesso dei figli è una lunga catena, così come quella della inferiorità femminile, con le donne che devono obbedire o piegarsi.

La legge dice altro, e forse sarebbe il caso di renderla operativa sempre, in modo che non vi sia spazio di comprensione, e la oppressione diventi evidente e si possa intervenire prima che sia mortifera.

Le culture altre ci interrogano, portano ad evidenza acuendole problematiche che anche qui sono appena sepolte sotto uno strato sottile di perbenismo, coloro che vengono andrebbero seguiti ed aiutati a trovare una buona sintesi tra le loro fedi e credenze e la vita sociale e civile come noi vorremmo che fosse in Italia, questo aiuterebbe tutti a non aggrapparsi ai pregiudizi, o al rispetto delle credenze e tradizioni altrui, anche quando si tratta della vita e delle scelte individuali delle persone.

Non credo che sia una situazione di razzismo, e non credo che dobbiamo avere troppi riguardi per gli assassini, siano essi immigrati o persone che qui vivono da sempre ma hanno continuato a coltivare pregiudizi e prevricazioni. Anche altrove l’omicidio si chiama omicidio, e se forse la legge non riconosce il feminicidio, comunque la uccisione di una figlia o di una moglie non è accettata come normale. Inoltre anche in quei luoghi alcune ragazze trovano il sostegno e l’appoggio dei genitori. La stessa Malala ha trovato un padre che la sosteneva nel suo desiderio di studiare e di essere in grado di decidere della sua vita. Certo persone colte, della media borghesia, che riconoscono il valore dello studio e del muoversi liberamente nel mondo, ma quanti genitori anche senza studi ma con il cuore grande proteggono le loro bambine come possono e come sanno?

Allora non dobbiamo avere nessuna paura di passare per razzisti o per eurocentrici: la vita delle ragazze, dei ragazzi, di tutte le persone è sacra e va protetta, anche quando le loro scelte non ci piacciono e non le condividiamo.

L’assassinio è un delitto senza remissione, dalla tomba non si torna indietro, quindi va perseguito senza esitazioni, anche perchè ogni volta che si perdona e si condona un’altra catena si stringe al collo di una ragazza, di un ragazzino, che vogliono sottrarsi al volere e al potere dei genitori, quando questo rischia di ucciderti almeno psicologicamente.

Forse quello che dovremmo fare tutti e tutte è interrogarci sulle nostre relazioni affettive, sulla nostra capacità di accogliere, rispettare, e fermare le varie derive, senza pretendere di assimilare nessuno, ma lasciando spazio alle possibilità differenti. Credo che lo dobbiamo alla ragazzina ammazzata, a quella che deve rimanere nascosta, alle donne uccise, a tutti quelli che hanno subito o che subiscono le prevaricazioni della famiglia patriarcale.

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LA PAROLA È MAGIA E COSTRUISCE VITA, O LA DISTRUGGE

E poi bisognerebbe

scrivere un post

per fermare tutta la violenza

che attraversa il mondo

Con la forza delle nostre parole

innalziamo la magia a svelare i segreti

sbugiardare le menzogne

buttare fuori esitazioni e paura!

Alta e forte si innalzi la voce

di ogni donna, di ogni uomo,

di ogni essere umano

comunque si voglia declinare,

perchè la Verità, la Giustizia La libertà

sorelle incontrino la Pace Giusta

fermino il rumore delle bombe,

consolino il pianto dei bimbi

aprano le porte alla vita

all’incontro, al rispetto, alla gioa.

E ancora rideremo guardando

il tramonto sul mare, e ancora

stringeremo mani, abbracceremo,

sorrideremo. E torneranno a fiorire

parole limpide e sincere

costruttrici di nuovi mondi

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Non abbiamo che la parola, e non osiamo alzare la voce per timore di punizione e menzogna

Ma la Parola è una magia potente, che non possiamo lasciare ancora nelle mani assassine

Osservando come distorcono il senso, guidano la comprensione, orientamo la complicità

impariamo ad usare la nostra forza, non lasciamo passare in silenzio menzogna e violenza.

I potenti tuonano “Israele ha diritto di difendersi” e nascondono il lago di sangue

diero l’ombra di Hamas, divenuto nel loro narrare il principe del male

Noi gridiamo più forte Palestina Libera,

perché l’occupante ha un nome, e le sue armi uccidono

con disperante arroganza le vite, la verità, il diritto.

L’occupante ha tanti nomi, non facciamoci confondere

è lo stesso che uccide in Palestina, bombarda i curdi, opprime nel Shael

Mentre loro cercano equilibri tra orrori

navigando su un mare rosso di sangue, nutrito di morte,

fermiamo la violenza assassina, andiamo insieme

a Ceuta, a Lampedusa, a Gaza, a Gerusalemme

in Siria, in Yemen, sulla frontiera di Bosnia.

E in America Latina, e ovunque ingiustizia e violenza

Andiamo insieme, smontiamo le reti di filo spinato,

sbarriamo il cammino alla violenza, corpi vivi

ad accogliere altri corpi, a salvare vite

Persone vive, donne guerriere, facciamo la spesa,

respingendo ogni prodotto, ogni parola distorta, ogni messaggio equivoco

Urliamo insieme perché ritorni a fiorie la pace d’amore e giustizia.

Togliamoci il laccio delle compatibilità, della integrazione,

delle necessità di chi già vive in un luogo.

Mostriamo nei fatti che solo insieme si vive e si prospera,

condividendo, costruendo percorsi e possibilità,

nel rispetto delle differenze da lasciar fiorire come doni e ricchezza

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Dia de la madre, matando , insertando, despareciendo

Molti anni fa, credo al finire di una guerra mondiale, le donne che avevano figli al fronte, o morti, o divenuti assassini di altri per ordine superiore, decisero di dare vita ad un giorno in cui rivendicare la pace e la convivenza, e che nessun figlio che loro avevano partorito e cresciuto, accudito educato, fosse più messo nella condizione di uccidere o morire. Fu un grido alto, e al momento ebbe molta risonanza e molta presa, perchè la mistica della maternità sempre è stata forte, ma allora raccolse gli eco della stanchezza generale di guerre e atrocità, e quella guerra finì.

Il giorno della mamma, coniugato in vari modi nelle diverse zone, è diventato quasi ovunque la festa della mamma, con tutto il seguito di mistica della maternità, omaggio alle madre, regalini che vanno dai fiori, ai soliti elettrodomestici ed altro utile per il servizio di cura, o creme per mantenersi nonostante tutto giovane e bella.

Questo tipo di festa che si è sovrapposta alla giornata della madre, che doveva essere una consapevole ribellione alla guerra ed alle sue conseguenze ha reso per molte di noi insopportabile questa giornata, con auguri e quant’altro. Perchè è diventata la fiera del consumismo e della vanità superficiale, ribadendo un ruolo materno di accudimento onnipotente.

Vorrei proprio che tornassimo all’antico, sono stanca, e con me credo tante madri di tutta la terra, di trepidare quando i miei figli escono, di chiedermi se mia figlia incontrerà il malintenzionato di turno, o se il suo stesso marito la farà fuori in un accesso che verrà ampiamente giustificato. Sono stanca di chiedermi se mio figlio, essendo cresciuto con la convinzione che le donne sono sue compagne, libere ed eguali, e respingendo ogni forma di sopruso contro di loro, sono stanca di chiedermi se incontrerà la banda di delinquenti sul suo cammino e cercando di fermarli o di intervenire ne avrà gravi conseguenze. Sono stanca di chiedermi se il ragazzino che manifesta il suo dissenso corre il rischio di essere incrcerato o ora, di subire un tso. Sono stanca che le nuove generazioni che noi abbiamo partorito, accudito, cresciuto siano o dei ribelli a rischio di prigione ad ogni sospiro o dei pecoroni conniventi che si sono adeguati alla “realtà”

E allora, riprendendo un grido antico, riprendendo il pianto delle madri, le loro speranze, le loro gioie, io vi invito a fare di questo giorno della madre un giorno del rispetto delle vite, di ascolto di tutte le differenze che abitano il mondo

VI INVITO AD ACCOGLIERE, ACCUDIRE, SOSTENERE VICENDEVOLMENTE PERCHÈ QUESTO MONDO DIVENGA UN POSTO DOVE I FANCILLI E LE FANCIULLE POSSANO CRESCERE, GUARDARSI IN GIRO, SPERIMENTARSI , MERAVIGLIARSI, SCOPRIRE AMARE, E NON UN MONDO DI CARCERI E REPRESSIONE.

VOLTIAMO PAGINA, SIAMO CREATIVE, SIATE CREATIVI, C’È UN ALTRO MODO DI CONVIVERE E DI VIVERE, RENDIAMOLO POSSIBILE.

Non accetto auguri ne festeggiamenti frivoli e vuoti, no grazie, se volete onorare davvero le madri, onorate la vita e i sogni loro e dei loro figli e figlie, e festeggiamo insieme un mondo di pace.

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INCONTRI RISPETTO AMORE

Ho appena smesso di guardare i post di fb, e sono stanca, molto stanca del tono delle discossioni, del livore che emerge per un nonnulla delle semplificazioni che annullano le sfumature.. Già, che cosa vuoi da un mezzo come fb? È un social network, fatto per connettere il mondo, mica per fare discorsi profondi o mettere in discussione il pensiero comune! Già, ma il fatto che fb sia quella cosa lì, che venga visto e letto in tutto il mondo, e sì, che mi consenta anche di tenere una certa comunicazione con familiari ed amici dall’altra parte del mondo, lo rende anche una potenziale fonte di tutto, guerre, rivoluzioni, malesseri litigi, scontri scandali, menzogne ripetute e riprese sino a diventare verità. E il giochetto della denuncia delle fake news diventa il modo per chiudere ogni dissenso… Bene, qui stiamo questo è il quadro in cui viviamo e in cui comunichiamo al mondo il nostro sentire. Provo solo ad articolare un po’ meglio qualche discorso, non sempre si può liquidare tutto con una battuta.

Il panorama che vedo proiettato sulla mia bacheca è abbastanza fosco, tra chiusure, zone rossi verdi arancione, arancione più e giallo meno, ufff! Ah, qui in Messico mi annunciaUno Tv, altre 8 zone sono passate al verde: cioè ci sono otto stati in più che sono a semaforo verde. Intanto proseguono le raccomandazioni di rito perché non si torni indietro. E sempre si raccomanda ai singoli di comportarsi bene, per non correre rischi. Bene come? Qui la prassi è che quando entri al supermercato o in molti altri negozi, ti misurano la febbre, ti fanno pulire i piedi sul tappetino imbevuto di gel antibatteriale e ti danno qualche goccia di gel sulle mani. Le raccomandazioni sulla distanza all’interno sono seguite più o meno, e devo dire che fare la fila alla cassa senza che il carrello del vicino ti arrivi sulle caviglie è un sollievo. Per il resto hanno ripreso da mesi le bancherelle, anche se sono meno e più distanziate, e c’è sempre la signora che vende oggettini ricamati, o quella che mi propone chile molido o semi di zucca tostati. Io per strada non uso la mascherina, finché non arrivo in centro e ci sono troppe persone vicine, . Una chiusura soft, apprezzata soprattutto dai turisti che arrivano da zone di chiusure tremende e che qui, tra sole, caldo e scarsi limiti, finalmente respirano.

Da quel che sento altrove la situazione non è così piacevole, l’Europa è imbavaglata e rinchiusa, gli spostamenti sono difficili ed i controlli sono pesanti.

Da un intervento di Alessandra Mecozzi su Comune info, interessante, che vale la pena di leggere. : Questa la prefazione, e poi il mio commento
“La crisi di un’epoca, la rottura e il pensiero delle donne

Alessandra Mecozzi

08 Aprile 2021 :La guerra, se proprio di guerra dobbiamo parlare, non è contro il virus, come si tende a raccontare, ma è guerra contro la natura e la vita sul pianeta. È guerra, soprattutto, contro le vite di scarto, i vecchi e i giovani, e come sempre, forse più di sempre, è guerra contro le donne. Il sistema che ci ha dominato per un’intera epoca è alla disperata ricerca di una via per continuare a farlo, a cominciare da un utilizzo ossessivo del terrore che si spera possa ancora una volta suscitare il desiderio di ritorno a un’impossibile normalità. C’è invece bisogno di una rottura, di rompere la continuità del dominio patriarcale e capitalistico e delle sue molteplici varianti e riconfigurazioni. Per farlo, però – come insegna il pensiero delle donne e come ha spiegato in modo brillante Rosy Braidotti – bisogna immergersi nel mondo, capire profondamente cosa significa che siamo parte del problema e smetterla di osservarlo da fuori e criticarlo come fossimo esterni al dramma che si vive. Bisogna star dentro la realtà come non mai e superare una volta per sempre la divisione gerarchica tra produzione e riproduzione. Bisogna ritrovarsi a pensare insieme, a cercare alternative, a prenderci cura della terra e del pianeta, delle altre e degli altri. L’affermazione della cura, nell’accezione ispirata dai lunghi e straordinari percorsi dei movimenti femministi, può essere la leva di un cambiamento radicale connesso a una realtà tanto complessa e oscura come quella del tempo che si sta chiudendo. (…)

Rispondi

  1. Nicoletta Crocella says 12 Aprile 2021 at 18:33 Bello il ragionamento e le premesse, ma nel volantino (per la manifestazione del 10) non riusciamo ancora una volta ad uscire dal chiedere qualcosa di diverso, ma all’interno del sistema! Forse è un primo passo necessario, ma credo che dovremmo avere chiaro che bisogna uscire da questo sistema, da questa economia che è contro la vita e il buen vivir.
    Forse bisognerebbe approfittare dei posti persi, dei locali chiusi, delle energie bloccate e mettere insieme esperienze ed energia per creare nuclei diffusi di autoaiuto, dove mettendo insieme competenze, pensieri, risorse, saperi si riesca a creare centri di condivisione in cui nessuno e nessuna sia lasciato solo, ma insieme si esca dalla necessità del denaro per sopravvivere, ma si riesca a vivere, in modo sereno ad avere assicurato il necessario, cibo, tetto, vestito, cura in un ambiente di reciprocità .
    Troppo lungo, vi rimando ad un prossimo post sul blog

E allora proseguo con il mio ragionamento: comincia ad esplodere il malessere, le persone sono smarrite e disorientate, da quelli che si sentono ligi alle disposizioni e “fanno il proprio dovere” chiamando i carabinieri se il vicno ha tre persone a pranzo, a quelli che danno dei fasci a tutti quelli che manifestano, eccetera. Non voler vedere, ascoltare solamente le verità della televisione produce mostri, quindi passiamo al capitolo successivo: siamo a disagio, convinte oramai che se non si cambia completamente registro si finirà in una pandemia continua, in una limitazione continua delle nostre libertà, ma non ci chiediamo nemmeno più che libertà sono quelle che ci mancano, e come sarebbe un buen vivr che davvero ci consenta di esprimerci, di incontrarci, di prenderci cura l’uno dell’altra e così via. Rimando all’articolo per le analisi generali perché lo ritengo molto utile, quindi prendiamo come premessa che sì, bisogna cambiare, e chiediamoci questa società della cura come la vogliamo costruire. Le chiusure ci bloccano?, bene cominciamo a sfruttare questo tempo sospeso per chiederci, guardandoci intorno, in casa, o tra i vicini, quali sono le necessità impellenti emerse, quanti locali hanno chiuso per non più riaprire, quante persone hanno perso il lavoro, quante continuano ad andare a lavorare col timore, quanti stanno sbroccando, quanti anziani tappati in casa, quanti bambini o adolescenti. Eccoci qui, come una catena, possiamo costruire degli sapccati di via, o persino di quartiere, e cominciare ad interrogarci che cosa possiamo scambiare perché le cose migliorino: c’è un produttore vicino che coltiva ortaggi e magari anche frutta? c’è qualcuno che alleva due polli?, c’è qualcuno che può riparare lavatrici o frigo, televisori, o che può cambiare un rubinetto, o qualunque altra manutenzione sia necessaria? Chi è infermiere? Chi sa raccontare storie, chi fare la maglia o cucire? Chi dipinge, chi disegna, chi sa lavorare il legno?Chi sa cucinare?

Cominciamo da quel che c’è, guardando che cosa possiamo mettere in comune, che cosa serve nel quotidiano e che cosa possiamo produrre fra noi , senza ricorrere alla spesa on line o alla grande distribuzione. Qualcosa si stava facendo con i gruppi di acquisto solidale, ma bisognerebbe allargare il panorama, e studiare modi di condividere, sopperire alle necessità di ognuno, e cercare un modo di sfuggire al sistema del mercato che in questo momento sta facendo molte vittime e favorendo le concentrazioni nei grandi gruppi.

Da qui emergono anche le cose che potremmo chiedere in una manifestazione: per esempio la rottura del cerchio infame per cui continuano ad aumentare i debiti verso il fisco, i gestori della energia, i servizi, anche se i locali non stanno lavorando e sono chiusi, anzi tutte queste spese andrebbero completamente bloccate, magari in cambio del fatto che il locale diventi a servizio del quartiere per il tempo che rimane bloccato . Allora, stop ai debiti da esercizio, sostegno concreto per eventuali dipendenti, e ricollocazione del locale come circolo sociale per il quartiere, temporaneo o a lungo termine in base ai progetti del proprietario gestore, valutando insieme come e per cosa possa servire.

La prima domanda da farsi è che cosa ci serve per vivere bene? Un tetto, per ripararsi, cibo a sufficienza, abiti adatti alla stagione, leggere, parlare, giocare, studiare, avere momenti di incontro, di condivisione, qualcuno che mi aiuti se sono in difficoltà, qualcuno che mi saluti e mi chieda come sto. La possibilità di spostarmi, se ne ho bisogno, e la possibilità di incontrarsi, parlare, fare festa, vedere un bel film.

Se vivo in una comunità in cui le cose si condividono, qualcuno mi aiuterà se ho un problema, qualcuno mi curerà se sto male, saprò a chi chiedere aiuto se ne ho bisogno, ma anche dove posso essere utile, chi e come posso aiutare, in base alle conoscenze che ho, alle mie caratteristiche, alla persona che sono…

In genre per dare un’idea mi riferisco ai popoli nativi, che insieme lavorano, costruiscono, cucinano e discutono cercando di capire come affrontare e risolvere i problemi. Ma anche nella tradizione dei nostri paesi abbiamo sperimentato tutti l’importanza significativa dei rapporti di vicinato, per gli eventi, le feste, i lutti, ma anche per la quotidianità, dal classico mi presti il sale, alla cura verso un vicino o vicina malato, allo scambio quotidiano. Io ricordo ancora come mi aveva colpito che due vicine che si detestavano,caratteri e modi di fare completamente diversi, si ritrovarono però a condividere momenti di cura: una era malata, depressa, non mangiava, e l’altra si preoccupava, le chiedeva sempre come stava, se aveva mangiato, se stava bene.. oltre la simpatia o l’antipatia c’era la vicinanza, il sapere che bisogni puoi avere, come ci si sente in alcune situazioni.

Una parte di questo si è perduta nelle convivenze condominiali, ma molto si stava recuperando perché comunicare è una necessità fondamentale.

La pandemia e le sue regole, al di là dei tentativi volonterosi, hanno fatto fare un passo indietro a tutto ciò, instillando la diffidenza verso il vicino, il sospetto, la mancanza di fiducia, e da lì dobbiamo ripartire, dal ricostruire percorsi di fiducia, di condivisione, di confronto, anche di scontro, ma sulle cose. Dobbiamo cominciare a pensare in termini diversi, con energia e leggerezza, in difesa ma senza paura, in prospettiva positiva, senza abboccare ad immaginari di “no future “ o simili, che servono solamente a piegarci e deprimerci.

Certo sembra un discorso un po campato in aria, ma è importante mettersi insieme parlarsi discutere, arrabbirsi riparlare, ridiscutere sino ad arrivare ad una intesa magari momentanea sul contingente. Ed è importante porsi delle domande, per queste rimando ad un altro articolo di Comune info che ho trovato prezioso, e di cui vorrei sottolinearte questo passaggio:”Ciò non significa soppressione del dibattito ma, al contrario, un processo costante di discussione e critica volto non a eliminare, denunciare o etichettare l’avversario, ma a mantenere la tensione creativa dell’unione. Un riconoscimento reciproco sempre difficile delle dignità che spingono in direzioni diverse.”

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Luna piena di Marzo, superluna del Corvo o del Gusano

Luna Piena di Primavera

Testo liberamente tratto e tradotto dal post di Vida Capital:

Luna de Gusano: los misterios de la primavera desde el tercer planeta

El 28 de marzo podremos ver la primera superluna de la estación, que viene con más flores y abejas en la primavera. MXCity

  1. ¡Tutti i lunatici usciremo a carcarci di energia in questa data!Gli equinozi sono fenomeni naturali che anche se sono stati perfettamente compresi e spiegati dalla scienza, ancora risvegliano un certo misticismo che ci permette di aggiungere un po’ di magia ai nostri giorni, e questo non è mai troppo!
  2. ….

Quest’anno l’equinozio di primavera è stato il 20 marzo scorso. Con esso si presentano altri fenomeni naturali, cominciano a crescere i fiori, riappaiono gli insetti ed anche la magnificenza della Luna de Gusano.

Così si chiama la luna piena del mese di marzo, la prima della primavera. Secondo la NASA essa si presenta alla vista un 14% più grande ed un 30% più luminosa, dovuto alla posizione della luna rispetto alla terra, dato che nella sua traiettoria ellittica è più vicina. Gli sicenziati la chiamano luna del perigeo, o superluna, ma per i popoli originari è la Luna del gusano perché la terra è ora morbida, dopo il gelo invernale e il lombrico esce ora e inizia il suo lavoro di agricoltore,

Questa Superluna riceve anche il nome di Luna del Corvo, perché in questi giorni i corvi gracchiano indicando la fine dell’inverno. Questi nomi ed altri riferiti ad eventi naturali sono stati scritti negli almanacchi negli anni 30 del secolo scorso, e da allora li usiamo per indicare le caratterstiche di ogni Luna

Non è strano che si raccomandi di potare gli alberi o tagliarsi i capelli perché ricrescano, la Luna è in relazione con la crescita, dal punto di vista scientifico, però il suo misticismo fa sì che senza volere la dotiamo di magia.

*L’Istituto di astrologia della UNAM (università di Città del Messico) ha indicato che la Luna del Gusano, o del Corvo sarà piena alle 12,48 del 28 marzo, però continuerà ad essere visibile al cader della notte, si raccomanda di guardarla in un luogo senza contaminazione luminosa.

*****

E allora buona luna del Corvo! Ebbene sì, la primavera è iniziata ed in tanti posti le follie del clima fanno sì che si passi dal gelo dell’inverno al calore quasi estivo. Noi ci dibattiamo ancora, e ancora con i limiti imposti per contenere la pandemia, e sempre più voci si alzano forti e critiche sulla gestione della paura che ha caratterizzato questo tempo ed ora ci porta a vedere il vaccino come la salvezza che ci aprirà le porte delle case e ci permetterà di tornare a vivere in modo normale.

Dal punto di vista energetico vi sono molti segnali che siamo in una epoca di passaggio, che la cosa fondamentale per il nostro benessere e per uscire da questa crisi infinita non sta tanto nelle azioni per contenere il virus o per fermarlo, quanto nel nostro lasciarci scorrere con le energie positive, rifuggere dalla paura e da tutti i sentimenti che abbattono le nostre difese per puntare sul benessere più alto, quello di un cuore puro e solidale, capace di empatia e di impegno collettivo senza farsi travolgere dal dolore e dalla malattia. Guardate che non sto negando la malattia, che c’è, ed è un segnale della urgenza di un cambiamento generale di passo e di sistema, ma sto prendendo le distanze dalla narrazione tossica della paura: le azioni positive per contenere una malattia contagiosa e potenzialmente mortale sono quelle della prevenzione, dell’innalzare le nostre difese immunitarie con prodotti naturali e facilmente accessibili, usare echinacea, propoli, miele naturale e oli essenziali che aprano il respiro. Se poi la malattia si manifesta in noi o in qualcuno dei nostri cari è importante essere pronti ed attivi, esigere cure immediate ed appropriate, per evitare che la situazione si aggravi e divenga intrattabile. Credo che sarebbe opportuno ascoltare quei medici che hanno continuato a curare i propri pazienti ed avere a tiro qualcosa di adatto in prima istanza, visto che si è dimostrato nei fatti che lasciar andare le cose aspettando che precipitino è una scelta criminale che ha prodotto tanta sofferenza e morte inutile.

Dobbiamo concentrarci sulla vita, sul positivo, sulle uscite al sole, sul respirare aria pura e stare nella natura e tra gli alberi, dobbiamo cambiare il passo delle nostre vite, più calma, più attenzione alle piccole cose, al piacere che esse possono dare, non abbandoniamoci alla tecnologia, ma usiamola per restare in contatto scambiarci energie ed affetto, e ragionamenti che ci aiutino ad uscire dalla gabbia che il capitalismo ed il patriarcato uniti e complici hanno costruito per noi. Usiamo in positivo le disposizioni e le leggi, per impedire che la nostra volontà diventi quella delle pecore disponibili al macello, o quella dei suicidi o della distruzione rabbiosa di tutto. Sì questi rischi sono presenti, a noi con il risveglio della primavera il compito di risvegliarci, di aprirci al germogliare inaspettato di nuovi orizzoni e nuove possibilità, a noi accettare come un passaggio la crisi, per poter uscire fuori e contribuire a creare quel mondo nuovo che ci è necessario, anche se questo cambierà completamente i nostri modi di vivere e le nostre abitudini, porterà allo svelamento del senso delle narrazioni che ora ci arrivano sempre più insistenti perché ci affidiamo agli esperti, alla tecnologia, al vaccino, ad una vita isolata senza solidarietà ed empatia per gli altri.

Stiamo attente, perché tendono a stravolgere i nostri stessi messaggi positivi facendoli diventare strumenti invece di oppressione e di annientamento: se io dico che l’amore è in te, la bellezza è in te, la gioia e in te, dico questo perché essendo salde in se stesse, essendo capaci di amore e di gioia per sé, possiamo andare verso gli altri, le altre, libere da aspettative di ricevere, ed invece disponibili e aperte all’ascolto ed alla costruzione di una nuova realtà, cosa che si può fare solamente insieme, ascoltandosi, ragionando, prendendoci il tempo che ci vuole. Il messaggio come viene distorto dal “sistema” è il messaggio di stare soli, isolarsi, se basti a te stessa, se hai diritto alle tue cose, non hai bisogno di incontrarti, non hai bisogno di tenerezza ed attenzioni, questi anzi sono pericolosi veicoli per il virus. In realtà noi abbiamo bisogno di scambiare tenerezza ed attenzioni, abbiamo bisogno di fare cose insieme, ed abbiamo bisogno di momenti di solitudine creativa, di respirare l’aria intorno e di ricaricarci di vita, di energia, di amore, per essere libere nell’incontro.

Persino il piacere sta diventando una brutta cosa tecnologica, abbiamo ucciso la spointaneità dell’incontro, dello scambio, del godere insieme. Non sappiamo più esaltarci di fronte ad un bel tramonto, ad un corso d’acqua che fluisce e saltella tra i sassi, non sappiamo più abbandonarci semplicemente su un prato, su una spiaggia a godere il contatto con la madre terra e con l’altro, l’altra, con il rispetto e la capacità di amore che consentono un incontro, anche occasionale, ma incontro, gioia, felicità, scambio.

Che questa Luna di primavera ci aiuti a sfuggire dalle gabbie della narrazione tossica per elevarci oltre ogni ostacolo verso un nuovo albeggiare, verso il nuovo sole e la nuova luna.



L’altare al centro del cerchio per il nostro matrimonio sagrado, incontro di amore e amicizia legame con la Madre Terra il Padre Cielo, le enrgie del lugo, gli elementali, le 4 direzioni, le enrgie dell’affetto delle persone presenti.
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IL TRENO di Miriam Marino per europa edizioni

IL TRENO, l’ultimo romanzo di Miriam Marino ci accompagna in questa primavera ferita con il suo racconto al principio oscuro e pieno di ombre. Ho avuto modo di leggerlo in anteprima un po’ di tempo fa, e posso garantirvi che vale la pena di leggerlo. Un romanzo intenso, pieno di sorprese anche se si svolge tutto dentro i vagoni del treno

Quante volte il filtro del nostro sentire ci impedisce di comprendere la realtà che stiamo vivendo? Ognuno ed ognuna di noi legge la realtà che lo circonda ricorrendo a coordinate e schemi mentali che gli consentono di codificare e quindi comprendere la realtà.

Quello che succede quando ti ritrovi fuori dai tuoi schemi e senza punti precisi di riferimento è che sei smarrita, disorientata o incavolato, disturbato perché il corso degli eventi non si adegua più ai tuoi programmi.

Ci sono un mucchio di cose che sono “misteri” nel mondo. Qualcuno li lascia lì, da parte, in modo che non disturbino la sua vita, qualcun altro accetta ed obbedisce all’ordine introiettato di inchinarsi al mistero, e qualche altro infine cerca di esplorarlo, di comprenderlo e possibilmente individuare le linee di riferimento necessarie per comprendere.

I viaggiatori sul treno vivono ognuno da solo il tormento di non capire che cosa sta succedendo, non riescono a trovare il contesto in cui collocare la loro presenza e il senso del viaggio, dato che mancano loro parecchi dati, o forse non li vogliono vedere. C’è chi si muove più agilmente in questa zona nebulosa, finché la reazione agitata di una passeggera non sposta l’attenzione da sé soltanto agli altri, e porta alla necessità di incontrarsi, parlare, confrontare storie ed esperienze.

Il controllore cerca di impedire questo contatto, e il capotreno non offre alcun sostegno, butta lì osservazioni che paiono senza senso : come può una persona adulta e ragionevole accettare questo? Chiederà la più razionale e determinata del gruppo,: “Ma ragazzo mio…come può credere a una simile assurdità? Lei è giovane ma non è più un bambino, avrebbe dovuto accorgersi che il capotreno la stava prendendo in giro!”

Ecco i viaggiatori del treno di Miriam Marino hanno perso molte cose, innanzi tutto i punti di riferimento, non sanno molto, non riconoscono il panorama fuori dal finestrino, troppo omogeneo, quasi neutro, oppure con cambi improvvisi ed incomprensibili, e nemmeno comprendono quel che dicono gli altri passeggeri, hanno come l’impressione di essere isole differenti per caso capitate nello stesso posto.

I passeggeri continuano a dibattersi nelle loro ricerca di una spiegazione, di cercare di capire il contesto in cui si muovono, dentro e fuori di sé. Il treno è inquietante ed offre solo informazioni parziali, oltre a offrire esperienze diverse ad ognuno, non pare avere porte, non pare che si possa scendere, ma qualcuno sale, e qualcuno trova una porta, uno spazio diverso, sembra abbandonato, senza controllo, e intanto arrivano altri passeggeri, da un altro vagone?, da dove sono saliti? Dove vogliono andare?

Il controllore interviene proprio quando esaurite le ricerche personali, le persone si danno conto che devono parlarsi e conoscersi.

Miriam riesce a delineare l’incertezza che viviamo in una situazione sconosciuta, di cui non comprendiamo bene i contorni, e descrive le varie reazioni che ognuno con il suo carattere e le sue convinzioni mette in campo per cercare di comprendere e superarla. Solo mettendosi assieme, resistendo alle pressioni del controllore che li vuole isolati, i viaggiatori riescono ad accettare l’enigma del viaggio e ad avviarsi verso ciò che li attende alla sua conclusione. Come sempre per comprendere bisogna attraversare il buio, e fare innanzi tutto un viaggio in noi stessi, per riconoscersi e incontrare gli altri..

Gli elementi della scrittura sono molti: il viaggio, l’onirico, la discesa in se stessi e nella propria storia, la perdita degli schemi mentali che hanno offerto punti di riferimento ma hanno anche velato la realtà. Così le persone si ritrovano insieme alla scoperta del senso del viaggio, e lo potrà accettare e comprendere solo chi si è messo in gioco, abbandonando le maschere e riconoscendo la propria storia, Chi rimane irrigidito nei suoi schemi non riesce a comprendere, e sarà necessario che ritorni

I cambiamenti, il cambio di scenario e le storie dei personaggi ci avvincono e ci tengono ancorate allo scorrere del racconto che è condotto con un intreccio sapiente di fatti, avventure, pensieri, sogni e sprazzi di realtà differente che conducono alla rivelazione finale che forse avevamo intuito, ma anche noi come i passeggeri del treno, messo da parte nello scorrere del racconto facendoci prendere dalle storie personali.

Buona lettura! Da fine marzo si potrà trovare in tutte le librerie e pure in ebook!

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Pantere grige?

Io mi sto controllando, perché dovrei fare altro, ma alla fine questo devo scriverlo! Comincio ad essere molto stanca ed arrabbiata dal tono di moltissimi post, e discorsi tra persone, in cui viene fuori solo la geremiade, piangere per come vanno le cose, per il disastro che ci attende, vedrete! dicono, e per le limitazioni: Chi le apprezza insulta chi si ribella, chi si ribella insulta chi le apprezza, e poi tutti insieme lamentano la poca sensibilità, la mancanza di rispetto per gli altri, e la moria degli anziani, che sono improduttivi, inutili, oppure invece no sono utili, sono la memoria eccetera eccetera!

Non vi rendete conto che così facendo scendete sul loro terreno, ed accettate i ragionamenti e gli strumenti dati! Partiamo dal fondo, perché mi tocca personalmente, gli anziani, siamo utili o inutili, produttivi o improduttivi? Ma non è questo il tema, ed il senso! Noi anziani, come i giovani gli adolescenti, i bambini, gli adulti, siamo, ci siamo, e ritengo che abbiamo il diritto di stare di vivere, di respirare, di scegliere come vivere ed eventualmente anche come morire, senza obblighi, sperimentazioni, accanimenti o abbandoni.

Io credo che da questo si misuri una civiltà sana: le persone vivono e si muovono tra i viventi, nell’ambiente, nella natura, offrendo e ricevendo per il fatto stesso di vivere!. Mi sembra che questa sottolineatura che sì servono, sì valgono, sia l’altra faccia della medaglia nazista: sono improduttivi, non valgono.

Ok chi decide quanto vale una persona, e se vale? Si può usare questo metro per valutare il diritto di vivere di una persona?

Perchè ci commuovono alcune morti, e altre ci infastidiscono?

Perché possiamo lasciare che una barca affondi, che persone muoiano nel tentativo di attraversare una frontiera, o per essere semplicemente rinchiusi in un ospizio, o per negligenza?

E ovviamente se non abbiamo a cuore le persone, non vorrai preoccuparti per qualche animale, sia pure in via di estinzione,

Bene è questa scala dei valori che lascia morire bambini e anziani, che ignora le necessità dei non autosufficienti, che considera le donne esseri umani di serie b, o peggio. E poi ci sono gli altri, gli esseri umani inferiori perché sono fuori dai confini, perché fuggono da terre che noi abbiamo devastato, perché chiedono aiuto. Con loro ogni azione per quanto riprovevole è consentita, e l’indignazione è solo il sospiro di un momento, fino alla prossima. Ci sono nazioni intere che sono di sdiritto inferiori, la Siria, la Palestina, il Sarahwi, l’Afganistan, per non parlare dei popoli nativi che ovunque sono considerati ospiti indesiderati della loro terra, per fare spazio ad una civiltà inesistente che si autodefinisce la più evoluta, democratica, civile, e se sei senza tetto è colpa tua, se sei vecchio che pretendi ora? Che ci si occupi di te?,

A condire il tutto hanno messo su l’impero della paura, fenomeno contagiosissimo ma favorito, per cui la minaccia del rischio diviene la leva per avere libertà di azione e distruggere senza opposizione e senza ostacoli.

Ecco quello che io sogno, che mi aspetto, visto che il disagio si diffonde, che le persone prendano coscienza che non è che dobbiamo lottare tra noi, e rimpiangere Conte o qualunque altro ministro o capo di governo, ma dobbiamo farci su le maniche, discutere, parlare, lavorare insieme per decidere che tipo di mondo vogliamo! E per farlo dobbiamo prenderci il tempo per ragionare, per ascoltare, per farci mettere in crisi, per cercare insieme un modo di uscire dalla crisi che non riproponga gli stessi meccanismi del sistema. Dobbiamo inventarci qui ed ora un cammino verso un altro mondo possibile, recuperare le erbacce, le storie, i modi di fare le cose, aggiustare riciclare condividere prenderci cura, astenerci dal dare giudizi gratuiti ed inutili, ma cercare di apprendere dal pensiero di tutti, dal rimescolamento delle carte, dal bisogno e dalle paure che agitano le nostre vite, per muoverci insieme prendendo le distanza dal potere costituito, che oramai è marcio e in putrefazione e non può che inquinare!

Non svendete le vostre case, i piccoli negozi, gli orti o il campo dei nonni, mettete insieme le risorse e ragionate su come si può sostenersi condividere lavorare tutti garantendosi insieme e valorizzando risorse e possibilità, cicale e formiche insieme, perché non bisogna dimenticare la bellezza, non bisogna dimenticare la musica e le altre arti, bisogna riappropriarsi degli spazi, senza farsi confinare nei corsi e percorsi istituzionali. E bisogna ridere, cantare, rilassarsi, lasciar correre sulle sbavature, restare, parlare finché non si raggiunge un accordo sincero e deciso: ricordo un amico che raccontava di incontri con gli zapatisti, dove la cosa più sorprendente era che loro si prendevano il tempo per parlare e per ascoltare finché non arrivavano ad aver compreso bene ed essere daccordo,ci vuole il tempo che ci vuole e per questo non accettavano scadenze precise, richieste di progetti definiti, eppure sono riusciti a costruire un sistema di sostegno e di servizi per la loro gente, ed a diffondere alcune idee importanti nel mondo Tra l’altro gli zpatisti hanno un grande rispetto ed un grande ascolto per i bambini, che hanno spazio nelle assemblee, che richiamano alla coerenza, e al gioco, al sorriso ed alla resistenza, e altrettanto spazio per gli anziani che sanno, pensano condividono.

Prendersi il tempo, nel momento in cui non c’è più tempo , anche questo è rivoluzionario, perché non ci facciamo dettare l’agenda da nessuno, facciamo la nostra agenda, le nostre strategie, cerchiamo di capire, osserviamo, ragioniamo, valutiamo risorse disponibilità, senza farci ostacolare dal distanziamento o dalle altre misure di sicurezza! E in questo rispettiamo gli anziani, e i bambini, gli adolescenti e donne e uomini adulti, perché solo rispettando e ascoltando senza pre-giudizi riusciremo a trovare altre soluzioni, altri modi di vivere e di relazionarsi.

Avrei voglia di darvi uno scossone generale! Vi voglio bene, ma santo cielo datevi una mossa! E non spingeteci a muovere le pantere grige per rimescolare le carte! Se guardate alle ultrasettantenni, direi che c’è un bel gruppo pieno di energie e che si guarda bene dal mettersi a lato e fare la calzetta! Da Angela Davis a Jhoan Baez, Patty Smith a tante di noi e tanti, che abbiamo condiviso lotte, speranze, delusioni, ma non siamo disponibili ad essere gettate e gettati nel mucchio dei vecchi inutili, delle vecchie inutili, o utili, il discorso non cambia! Noi siamo noi stesse, noi stessi, le nostre vite, le nostre convinzioni, il nostro presente, e potremmo decidere che non accettiamo più pesi e valutazioni che non ci riguardano!

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LUNA PIENA DI GENNAIO E UN MATRIMONIO UN PO’ SPECIALE

LUNA PIENA DI GENNAIO IN LEONE

Il 28-29 febbraio incontriamo questa splendida luna piena di inizio d’anno, con tutta l’energia del Leone e la confusione che i tempi portano con sé, possono emergere energie sopite, informazioni lasciate da parte, intuizioni che portano alla conclusione di lavori ancora non finiti o fanno intravedere l’esito delle nostre azioni e dei nostri progetti. Un momento buono per fare annunci importanti: “Giove che si allinea con il Sole è considerato un’energia fortunata, e un momento fantastico per firmare nuovi accordi, lanciare un evento o un’attività, o sperimentare opportunità sincroniche dall’Universo.”(da Astroevolution) Certo, nel caos magari ci troviamo un po ‘ confuse, ma chissà che non sia il caos che ci serve per scardinare convinzioni oramai deleterie e muovere verso altri orizzonti.
Si cambiano convinzioni e si avviano nuovi percorsi, il mio è eclatante, se pensate che dopo 30 anni di convivenza costruita sull’intreccio di due vite adulte e due storie per divenire quello che è ora, adesso decidiamo di fare un passo pubblico, una festa e un impegno attraverso l’universo, con una cerimonia di matrimonio sagrado, e pare che la Luna piena di gennaio sia il momento per fare questa dichiarazione pubblica. Credo che in un momento in cui si sfugge alla spiritualità a tutto ciò che non è strettamente utile, sia importante andare un poco oltre e dichiarare anche l’amore, quello che ha intrecciato le nostre vite, e quello che ci ha mosso a fare scelte, prendere iniziative, metterci in gioco sempre dalla parte dei più deboli, degli oppressi e degli emarginati.
La Luna in Leone mi fa dire che l’amore, quello intenso, che può divenire anche passione o digna rabbia, è il motore principale dell’universo. Se non riusciamo a risollevare la bandiera dell’amore, dell’incontro, dell’accoglienza io credo che questa umanità è destinata a soccombere sotto il peso della spoliazione e della rapina. Bisogna vestirsi di questo amore, di questa energia che ci spinge verso gli altri, che ci fa indignare per le ingiustizie e ci muove a una comprensione empatica profonda delle sofferenze e delle ingiustizie di questo mondo malato. Credo che possiamo incontrare molti esempi, anche vicino a noi, dai gruppi di acquisto solidale alla spesa sospesa, all’aiuto reciproco nel momento di isolamento e necessità.
Ci hanno spaventato in tutti i modi in questo periodo, cercando di isolarci e proclamando che la distanza è la salvezza, mentre noi sappiamo che solo l’accoglienza il lavorare insieme, l’essere connessi rendono possibile una salvezza reale. Io vedo con amore i ragazzi che occupano e riaprono le scuole, luoghi protetti in cui incontrarsi e vivere una nuova socialità, e se mai organizzarsi per andare incontro agli altri. Credo che la repressione di questi mesi diretta a bloccare ogni forma di socialità e di esercizio della propria autonomia e discernimento sia stato un modo catastrofico di gestire un problema reale, partendo dalla cima, dall’isolamento individuale anche in casa, aspettando di essere abbastanza gravi da ottenere attenzione. Tutto il contrario di quel che andava fatto, prendersi cura, non lasciare solo nessuno e fare prevenzione a tappeto, specie per chi per familiarità o lavoro è a contatto con persone in difficoltà, deboli, anziane, malate…
Ho visto con orrore un piccolo filmato di propaganda anticovid, che gira qui in Messico: una ragazzina sola e triste, un compagno le passa accanto e le da un rapido bacio sulla guancia, lei si risolleva e sorride, ma il rosso dell’emozione diviene presto il rosso del contagio che invade il suo corpo: un messaggio pericoloso, fuorviante, capace di deprimere una generazione intera, se ci fa caso, o di provocare reazioni opposte senza più limiti o attenzioni. L’amore è un altra cosa, è l’incontro, il sostegno, lo scambio e sì, anche qualche bacio. C’è stato qualche genio che ha tentato di dare consigli persino sulla durata del coito, senza troppe effusioni e scambio di baci, contagiosissimi: quindi tu dividi la casa, il letto, i piatti, il cibo con un’altra persona, ma se la baci le trasmetti il virus che si annida protevo nelle vie aeree superiori, a tua insaputa, difatti a te non fa niente, ma al tuo compagno o compagna potrebbe ucciderlo.
Bene, un po’ di caos per ribaltare tutto credo proprio che ci serva, anche per uscire da questa depressione imperante che porta a dimenticarsi dell’amore, degli altri, le altre per rinchiudersi sempre più dentro quattro mura di isolamento.
Daccordo, loro chiudono, e a noi tocca aprire, le menti, i cuori, le coscienze, ed anche aprire le finestre, fare entrare il sole che è una delle protezioni maggiori, e poi aprirci noi, aprirci agli altri, alle altre, alle paure, alle speranze alle domande e le risposte possibili! Bisogna che mettiamo in moto fantasia e voglia di fare, la voglia di ridere, di ironizzare, di cambiare le carte in tavola. Perché cambiare si può, se si decide che è altro che conta, che vogliamo fare un orto comunitario mettemdo insieme risorse ed energie, saperi di anziani e conoscenze di studiosi, esperienze dei nuovi agricoltori e la salvezza dei semi nativi. Se vogliamo mettere insieme che fa la maglia e chi sforna il pane perché insieme cibo e vestito sono le prime azioni del prendersi cura. Non crediate che sia impossibile, i gruppi di volontariato ci sono, i gruppi di acquisto solidale, i baratti, l’usato e quant’altro la gente ha saputo mettere in moto per arginare le difficoltà del momento. E se proprio si teme che le cose scambiate portino il contagio, si può sempre acquistare insieme un paio di lampada a raggi ultravioletti e lasciarvi esposte qualche ora tutte quelle cose che necessitano di pulizia. A me fa paura la troppa sterilizzazione, la troppa pulizia, vi ricordo che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” e ringraziando De André per questa straordinaria sintesi vorrei ricordare che l’altra grande assente, malata di questo periodo è la cultura, da quella della scuola, a quella dei musei e delle mostre d’arte, e lasciatemi fare un piccolo omaggio a mia nipote Dafne, che è un vulcano di idee e di creatività messa al servizio della cultura, della fantasia, delle emozioni, della solidarietà. Dafne e gli artisti che collaborano con lei sono riusciti a mettere in piedi, in tempi di pandemia non solo delle mostre d’arte che richiedono molto più impegno, ma anche una rete di appoggio in cui le opere degli artisti vengono vendute per sostenere altre iniziative culturali oggi in difficoltà. ( Rif: https://www.artplatform.it/)

e per tornare alla Luna eccovi il post di Any Giroldi

28 de enero LUNA Llena e LEO . Lo mas importante para estos días es uno mismo
La Diosa Sol, Amaterasu, nos invita a escuchar el secreto que tiene para nosotr@ ese secreto que nos hará brillar, que nos permite ser mujeres con Luz propia, irradiándola. Ella nos otorga Creación, luminosidad, iluminación, brillo, belleza, sanación, claridad,balance. La Diosa Sol, nos invita a conectarnos con disfrute del resplandor de tu propia belleza. “Amaterasu dice que todas las mujeres poseen la luz de lo femenino y que esa luz es belleza.”
Por ello en este periodo reflexiona que parte tuya no se siente iluminada, estas sintiendo tu belleza,?? Te sientes a gusto con vos misma?? te sientes alegre ¿ Este es un buen periodo para trabajar con el liderazgo( sos la líder de tu vida?).,con la creatividad, el romance, la alegría.
Cuando nos conectamos con nuestro brillo interior, con nuestra confianza, con nuestra seguridad, con nuestra alegría, el afuera comienza darnos señales. Centra tu energía en el Chakra de Corazón y desde allí expande e irradia tu amor, tu conocimiento, tu confianza en ti misma. Es tiempo de expansión y placer! Es tiempo para demostrar la Líder que eres, no temas en expresarte , recuerda eres UNICA! Con Amor Any#lunallenaleo

Il più importante in questi giorni siamo noi stesse. La dea Sole Amaterasu, ci invita ad ascoltare il segreto che ha in serbo per noi, quel segreto che ci farà risplendere, che ci permette di essere donne con una propria luce, irradiandola. Ella ci porta Creazione, luminosità, illuminazione, brillio, bellezza, risanamento, chiarezza, equilibrio. La dea Sole ci invita a connetterci con soddisfazione allo splendore della nostra bellezza “ Amastreu dice che ogni donna possiede la luce del femminino e che questa luce è bellezza”…Per questo in questo periodo rifletti su quale parte di te non senti illuminata: stai sentendo la tua bellezza?Stai bene con te stessa? Ti senti allegra? Questo è un buon periodo per lavorare con la leadership, (ti senti la leader della tua vita?), la creatività, il romanticismo, l’allegria.
Quando ci colleghiamo con il nostro brillio interiore, con la nostra fiducia, la sicurezza, la nostra allegria, da fuori cominciano ad arrivarci dei segnali. Centra la tua energia nel chakra del cuore, e da lì espandi e irradia il tuo amore, la tua conoscenza, la tua fiducia in te stessa. È tempo di espandersi e di piacere. È tempo per dimostrare la leader che sei, non temere di esprimerti, ricorda SEI UNICA! Con amor Any


Io aggiungerei una nota sul discorso della leader, che chiaramente Any considera come una attitudine personale a guidare se stesse, vorrei aggiungere che in un periodo in cui c’è una continua e ansiosa ricerca di un leader che ci guidi e ci salvi, ancora una volta dobbiamo ricordare che la salvezza viene soltanto da noi stesse, e che la guida della nostra vita dobbiamo essere noi. Entrando a far parte di un gruppo è necessario armonizzarsi per riuscire a lavorare insieme, ma bisogna essere capaci di conservare le proprie individualità, riconoscendo anche i doni e gli apporti di ognuna ed ognuno che lavori con noi, riuscendo a mettere limiti ed offrire soluzioni.


Di seguito le descrizioni della cerimonia con cui ci sposeremo il 21 di febbraio:
Rituale della unione sacra
La ceremonia si svolge all’aria libera, in un gran circolo sacro, formato da amici e familiari, con un altare al centro e tutti vestiti di bianco o colori chiari, per canalizzare meglio l’energia e poter entrare nella danza incondizionata dell’universo
Questo rituale ci ricorda la totalità, è di carattere alternativo, olistico e integrante diverse culture e tradizioni spirituali antiche della nostra America e di altre parti del mondo.
Consiste nella presentazione della coppia all’energia cosmica superiore, al cuore di madre terra, ai quattro venti, a tutti gli elementi e ai guardiani del luogo, invocando in ogni momento amore, luce, felicità, rinascita. , perdono, trasformazione, gratitudine, abbondanza e saggezza ancestrale.
Ci connettiamo con il battito cardiaco universale, è purificato e benedetto con il copal, con le vibrazioni della ciotola e della musica. C’è un tradizionale scambio di anelli, un brindisi con una bevanda locale e tanti fiori che arricchiscono la bellezza e la vibrazione del momento.
1.- Benvenuto agli sposi col suono della conchiglia per benedirli con buona salute, abbondanza e amore incondizionato.
2.- Grande cerchio: tenersi per mano per sentire l’energia del gruppo e connettersi con il cuore della coppia.
3.- Il permesso è richiesto a tutte le direzioni, affinché l’intero universo sia testimone di questa unione: il cuore di padre cielo, il cuore di madre terra, le quattro direzioni, gli elementali e i guardiani.
4.- Presentazione dell’altare
5.- Riflessione sull’energia della giornata
6.- Limpia energetica con copal, erbe e ciotola
7.- Scambio di doni fisici e verbali tra la coppia
8.- Rituale degli anelli
9.- Brindisi di coppia con bevanda locale, per unione, dualità, energia femminile e maschile, per equilibrio, equilibrio e amore.
10.- La coppia riceve gli auguri, le congratulazioni e le beatitudini che la famiglia e gli amici esprimono verbalmente.
11.- ringraziamento e preghiera a tutte le direzioni, accompagnato dai suoni della conchiglia
12.- Offerta

Termino con questo Omaggio alla Madre Terra, con il mio mandala e i dipinti di Grazia Marino dentro una antica grotta scavata nel tufo

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Solstizio e mondo nuovo

Con il solstizio d’inverno finisce un ciclo che ha avuto molti aspetti problematici e ne inizia un altro. Il sole si ferma, sosta per tre giorni e dalla notte del 24 ricomincia a muoversi ed a recuperare più luce, lentamente, un poco ogni giorno, ma presto ci renderemo conto che le giornate si allungano, la notte tarda un poco a venire, sempre di più allungandosi le ore di sole sino all’equinozio di primavera, il giorno eguale alla notte, un equilibrio che procede verso maggiore luce, favorendo il risveglio della natura, nuovi fiori e nuove piante, e il ciclo procede poi sino al solstizio d’estate, il momento di maggior luce, in alcuni luoghi il sole non tramonta quel giorno, ma torna ad iniziare il suo cammino senza lasciar spazio alla notte, e poi il ciclo si fa discendente…
Questo tempo e questo periodo dell’anno sono di una importanza peculiare, anche per le nostre energie, il nostro umore. Arriviamo a questo momento stressati, spaventati, troppi e troppe completamente annichiliti dalla pandemia e dalla gestione di essa con chiusure e restrizioni vergognose, mi astengo dal commentare nel merito queste decisioni che stanno ostacolando la vita delle persone, voglio solo sottolineare che coloro che ci invitano a tacere “per rispetto ai morti”hanno una idea abbastanza distorta di questo rispetto, non considerano nulla delle condizioni in cui questa ecatombe si è creata e si è mantenuta, non invocano, perché non siano morti invano, una decisa virata delle cure e della assistenza, non pretendono che ci si incarichi di assistere da subito a casa, i pazienti specie quelle e quelli più a rischio, senza aspettare che si aggravino per poi ricoverarli ed intasare gli ospedali, oltre a privarli della vicinanza di ogni persona cara proprio nel momento di maggior bisogno.

Una riflessione urgente è questa sul cambiamento necessario e profondo dei metodi di assistenza e cura, del ritorno ad una medicina di base pubblica e per tutte e tutti, così che la salute delle persone sia davvero salvaguardata.

Ciò che questa pandemia ha messo a nudo, se vogliamo guardarlo, è la impossibilità, e la non volontà del sistema capitalista di far fronte alle necessità delle persone. Ci hanno privato dell’empatia, della attenzione reciproca, della sensibilità, cercano di metterci in una gabbia di solipsismo in cui siamo contro tutte e tutti gli altri, mantenere le distanze, pretendere la distanza e le barriere di separazione a lungo andare vuol dire proprio questo: ogni altra persona intorno è un pericolo e potrebbe contagiarci,, ed ora cercano di farci temere anche gli animali delle nostre case .

Nessun accenno al bisogno di cura, di attenzione reciproca, all’inizio si è visto qualche tentativo di resistenza, di volgere verso una gestione più umana e meno aggressiva la relazione tra le persone, ma sulla lunghezza la paura sembra aver vinto, e gli epiteti come negazionista, o complottista si abusano per sanszionare ogni diffidenza.

No io non credo al complotto come qualcosa di alieno e nascosto, non c’è il gruppo dei cattivi che si riunisce in segreto per dirigere le sorti del mondo, è semplicemente, e ancor più terribilmente se vogliamo rendercene conto, il capitalismo e il patriarcato alleati per forgiare un mondo a misura del capitale e non degli esseri umani.

Si sono presi tutto, persino la filantropia è diventata uno strumento di gestione della popolazione, di limitazione delle libertà. Perché qualcuno, per motivi suoi, ha fatto una analisi del mondo e dei bisogni che porta a questo.

Se ci guardate con attenzione, vi rendete conto che non abbiamo neanche le parole per pensare un mondo diverso, e questo lo rende impossibile. Per fortuna fuori dal coro dell’occidente capitalista, colonialista, sfruttatore e rapinoso, resistono i popoli indigeni, le persone che sperimentano ed hanno sperimentato forme diverse di convivenza e di relazione, che hanno costruito ambienti dove è possibile che esistano mondi che comprendono tanti mondi, dove si ripete che tutti siamo una sola cosa, anzi non si dice un generico tutti, si dice tutti, tutte, e todoas, intendendo tutte le forme ed i generi, ed il modo di sentirsi delle persone riconosciute sin dalla prima declinazione.

A noi che viviamo in questo ambiente occidentale mortifero il compito di essere il granello di sabbia che ferma gli ingranaggi, la nuova speranza costruita giorno per giorno, e a partire da ora, da questo solstizio che cambia la direzione della vita, tocca a noi sommergerci per breve tempo nel nostro intimo, i tre giorni, le feste bloccate, sfruttandole come momento di riflessione, approfondimento e recupero per uscire lentamente in un giorno nuovo.

Non è che dobbiamo smettere di vedere gli ostacoli e le imposizioni assurde, anzi dobbiamo esserne profondamente consapevoli per non farci incantare ancora in un discorso di obbedienza e paura. Inutile chiedere ai governi che ci salvino, non è il loro obiettivo, e se guardate i ragionamenti, le priorità le scelte, vedete che dentro l’ordine capitalista e patriarcale non c’è via di uscita, non c’è salvezza per il popolo delle persone normali, che non vogliono rubare, rapinare aggredire per poter vivere..

Allora la buona novella di questo natale che è natale del sole nuovo, del tempo nuovo è che le cose cambiano, che tutto ciò che è costruito dagli umani così come è costruito si può distruggere, e sta a noi tenere gli occhi aperti, lo sguardo vigile, e immaginare il mondo nuovo in cui vorremmo vivere, mettendo in questione tutto, dalla necessità del denaro per la cura, il cibo, l’acqua che adesso è anche quotata in borsa, ed inventarci modi nuovi di aiuto e di scambio, ad esempio, a mettere in questione la cura, il lavoro, le paghe, gli orari.

Abbiamo visto che le conquiste del secolo passato sono state tutte messe in questione, svuotate di senso, distrutte, e che l’arrivo di nuove parole d’ordine ha portato alla deregolamentazione, ai morti sul lavoro, agli orari dilatati, alle pensioni sempre più tardive e più risicate, ad affermazioni tipo che chi non produce non è così importante, che il nord vale di più perché produce più ricchezza…
Ripeto dobbiamo trovare nuove parole, nuove forme di relazione e di vita, dove il denaro non sia l’unico modo di scambio, dove la cura sia appannaggio di tutte e tutti, con le conoscenze e i supporti necessari a che le cose divengano davvero utili. Dobbiamo imparare a mettere in questione tutte le cose che si danno per assodate, come lo sviluppo, la necessità di pagare un prezzo, anche alto, per rimanere dentro il consesso capitalista, la meritocrazia basata sul potere e sui soldi, la poca importanza della bellezza, del riposo, del respiro, degli alberi e di tutto ciò che troppo spesso non consideriamo perché non è utile-monetizzabile. Lasciar andare il troppo del consumismo insensato, evitare di cambiare ciò che può essere aggiustato, riparato, evitare di farci sottrarre troppo tempo, cominciare a creare altre possibilità di scambio di relazioni, di cura.
Questo è un invito pressante, rendiamoci conto che lo sforzo del capitalismo di accreditarsi come unica forma di vita possibile sta uccidendo le speranze, la fantasia, gli affetti. Lasciamo affogare persone in mare ,o lasciamo che vengano aggredite e torturate lungo il loro cammino perché sono altri, non sono un noi inventato in cui albergano i dirtti e gli altri fuori sono degli aggressori, prodotti dal furto delle loro terre e delle loro risorse, prodotti da un modello di vita che si regge su guerre e catastrofi naturali o indotte, comunque opportune per portare avanti questo modo di vivere.

Questo tempo e queste congiunzioni astrali, queste energie che si muovono, la preghiera di molti gruppi di donne e uomini nel mondo rendono possibile il cambiamento, ci saranno degli eventi che ci porteranno a vedere le nuove possibilità, ma bisognerà che il nostro sguardo sia lucido, che non siamo annebbiati da “non si può” e “non si fa”, e che abbiamo invece la prontezza di inserirci nelle possibilità, cominciamo a crearle, a leggere e studiare quello che si stava incominciando nel recente passato, e che la pandemia ha bloccato quasi ovunque, ma i popoli indigeni, gli zapatisti, dove nessuna donna, nessuna bambina ha sofferto femminicidi e dove si sta lavorando per togliere anche quegli episodi isolati di violenza che ancora rimangono, i popoli amazzonici che vengono attaccati e decimati da un virus cui non erano strutturalmente preparati, ma continuano a difendere le loro terre e l’acqua e l’ambiente. Ovunque vi sia chi resiste, i No Tav che sono perseguiti in modo spropositato resistono perché hanno trovato altre parole: si va e si torna insieme, solidali con le lotte palestinesi e con i sarahwi, solidali con l’altro mondo quello che resiste oltre le colonizzazioni, che rifiuta la modernità del tren maya o dell’istmo quando queste vanno a distruggere la giungla e la terra…
Voglio terminare con un racconto di speranza, perché ci ricordiamo che si può resistere, creando un mondo nuovo che prende forza anche dal passato e di esso si nutre per la vita di oggi. Voglio raccontarvi la storia di Leidi, da me incontrata sette anni fa nel nostro girovagare per lo Yucatan. In realtà l’abbiamo cercata, dopo aver letto un breve trafiletto che la riguardava: allora Leidi e le sue compagne avevano creato una piccola cooperativa che era tornata ad occuparsi dell’ape Melipoma e del suo miele, prezioso, medicinale, e che era curata e conosciuta sin dai loro antenati. Il patrimonio della tradizione. L’ape Melipona è una piccola ape che ama solamente alcune preziose essenze di alberi, e nel vagare tra essi impollina e consente alla giungla di prosperare. Una alterazione del suo ambiente rende impossibile all’ape di sopravvivere, e quindi questo patrimonio prezioso potrebbe disperdersi definitivamente con l’avanzamento della agroindustria. Sette anni fa Leidi segnalava il problema, con l’avvento delle coltivazioni intensive del nuovo insediamento di mennoniti che stavano disboscando ampi pezzi di giungla e che usavano anche pesticidi. Al momento il tentativo di Leidi e delle sue compagne fu di spostare le api, che non amano gli apiari nostrani, ma usano dei pezzi di tronco di alberi specifici, in un luogo più appartato e lontano da quelle coltivazioni che si allargavano. Allora mi raccontò la sua preoccupazione e mi fece notare che essendo donna, maya e campesina era tre volte discriminata, per cui la fatica era tre volte più grande. Bene in questi anni Leidi non è rimasta a guardare il disastro che si avvicinava, ma si è impegnata, con la ferma dolcezza che la contraddistingue, ed anche con la sua competenza vitale di intreccio tra saperi ancestrali e studi accademici, ha coinvolto donne e uomini del luogo, campesini e indigeni che vedevano stravolto il loro ambiente dall’irrompere del modello produttivista e consumista e dall’uso dei pesticidi della Monsanto. Hanno lottato si sono opposti, hanno sollecitato le autorità, mostrato uno sguardo differente dal prodouttivismo rapinoso, sono ricorsi al tribunale e infine hanno vinto ed hanno ottenuto che i pesticidi non vengano usati sul loro territorio e che si ritorni ad un rapporto più armonioso con la natura.

Le api, ma anche le persone, le culture tradizionali sono salve, e quest’anno Leidi ha vinto anche un premio per l’ambiente, e quindi la sua storia da un minuscolo paesino dell’entroterra di Hopelcen è balzata agli onori della cronaca, ma ciò che tutti sottolineano è che lei ha vinto Monsanto. Quindi si può, se continuiamo a ricordarci che noi siamo tante e tanti e dobbiamo unirci per salvarci e creare un futuro migliore, non farci dividere da chi ama dividere.

omaggio al solstizio
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LA GUERRA E LA CURA

San Giorgio e il Drago, olio su tela di Mario PalmieriCF 1.0

Ultimamente stanno passando in rete, e persino nei nostri messaggi personali, divisioni sul tema covid, e insulti, persone che lamentano che la discussione ha portato a fratture profonde di amicizie e affetti familiari. Non solo ultimamente, ma mi sembra che adesso si sia arrivati al limite prima delle esplosioni ed il passaggio alle vie di fatto… allora vorrei fermarmi un attimo a riflettere con voi e cercare una via di uscita, di unione e di scambio in cui le differenti posizioni diventino punti di forza per superare insieme questa “contingenza”.

Credo che dobbiamo prendere atto che siamo tutte e tutti in qualche modo fragili ed inermi di fronte al virus, sia che ostentiamo indifferenza e sicurezza, sia che ci sentiamo impegnati in una lotta di titani senza armi adeguate.

Permettetemi una considerazione su quest’ultima frase: già la metafora della guerra, gli eserciti per strada, i droni, i blindati sembrano prefigurare uno scenario di combattimenti, violenza, sangue…

In questi mesi abbiamo letto ed ascoltato di tutto, dall’elenco dei motivi di ulteriore rischio, e guarda caso salvo qualche giovane e forte tutti abbiamo altri dolori, altri acciacchi con cui combattere, oddio, i miei chili di troppo faranno parte di quella obesità che mi viene prospettata come un fattore di rischio?, e la malattia per cui mi sto curando?, e la pressione, e l’età… Il bollettino quotidiano dei morti le immagini delle file di ambulanze e delle bare portate altrove perché non c’è più posto hanno alterato la nostra percezione della realtà e ci hanno messo di fronte a cose cui non volevamo pensare, la fine della vita, la fragilità del nostro corpo fisico, ed hanno anche rimescolato e messo in luce le ombre della nostra mente. Da queste premesse, ognuna ed ognuno ha reagito con gli strumenti e le energie che è riuscito a mettere in campo, per sé e per le persone di cui normalmente si prende cura o con cui ha una stretta relazione. Tutto è passato in seconda linea, le idee, le convinzioni, le passioni gli ideali, perché mia mamma è fragile, e non so che cosa fare, perché ho dei figli che restano chiusi in casa, o dei parenti ed io stessa anziana. Le paure ci agitano certo, anche se spesso ci scambiamo osservazioni rassicuranti e analisi eclatanti che smentiscono tutto e il contrario di tutto. E qualcuno si inalbera e si offende, e questo acutizza e sottolinea le posizioni estreme. Ogni volta che si solleva un dubbio, una osservazione si diviene negazionisti , o complottisti quando si guarda al quadro mondiale. Da una parte e dall’altra ci si ritrova a urlare insulti e scomuniche e non ci si ascolta davvero. I tentativi di buttarla in ridere, più o meno riusciti, ammetto che molti sono squallidi, ma apprezzo il tentativo di sdrammatizzare e non vedo perché una battuta, magari poco carina, debba essere vissuta come una ferita, o una offesa.

Credo che dovremmo prendere atto reciprocamente di alcuni dati di fatto: così stiamo male, ci sentiamo prigioniere ed in balia di ogni vento, o di ogni pensata dal governo che tenta di vuotare il mare con un cucchiaio, dopo aver contribuito a produrre il mare però.

Nella narrazione collettiva siamo passati dal vedere infermieri e medici da eroi ad untori, e naturalmente c’è chi soffia sul fuoco dello scontento e del disagio, tanto poi la signora che sbrocca contro l’ambulanza sarà lei ad essere arrestata e forse a subire un TSO, come molti auspicano, chi ha soffiato sul fuoco se ne sta tranquillo a casa, e se si contagia può pagarsi le cure salatissime del San Raffaele e cavarsela stando a casa. Non ho letto una riga o sentito una osservazione sul malessere che quella signora viveva, che avrà anche espresso male, malissimo il suo pensiero, ma certo non si sentiva bene e al sicuro. Temo che questo tipo di esplosioni aumenteranno, insieme alle richieste concrete di sostegno economico e di timore di perdere tutto. Sono convinta che dovremmo fermarci un momento e pensare, insieme, che cosa può essere utile, che cosa può farci uscire dal senso di impotenza, dallo smarrimento della lotta impari, dalla certezza di subire una ingiustizia epocale grandissima.

Chiaro, in questo momento, con questa situazione ci tocca accettare e seguire le indicazioni di precauzione, ma per favore, non facciamo i poliziotti verso chi non porta la mascherina o la indossa male! Cerchiamo di tutelarci abbastanza da mantenere le distanze senza allontanarci dagli altri, continuiamo ad occuparci delle cose che prima ritenevamo importanti e che sono ancora tutte lì.

Cerchiamo di volgere i limiti in positivo per quanto possibile, prendendoci tempo per fare le cose che ci piacciono, cerchiamo di mettere limiti ed orari ad esempio anche al telelavoro, rivendichiamo la necessità di incontri di lavoro, di politica, di svago, di cultura in cui rispettare le indicazioni sia parte dell’incontro, non un corollario pesante, in cui i ragazzini possano guardarsi in faccia, vedere insegnanti e compagni, scambiarsi parole, strilli affetto… Inventiamoci forme di manifestazione dell’affetto che siano possibili. Se avevamo sia pure a fatica accettato una chiusura abbastanza contenuta nel tempo, un tempo sospeso per prenderci cura, ora che questa sospensione sembra dilatarsi senza vedere un limite, dobbiamo aggirare il virus e vivere non ostante, e cambiare, cambiare il modo di gestire la pandemia ed il modo di gestire le relazioni, dobbiamo ribaltare consapevolmente il mercato e il patriarcato, trovare altre forme di condivisione, di volontariato, di vicinanza dobbiamo cominciare ora, non domani a cambiare il mondo dalla radice. E non mi preoccupo del complotto mondiale, che non sarà così concertato e consapevole come alcuni pensano, ma c’è una base di connivenza verso tutto quello che ci disturba, e lo sappiamo da sempre, non avevamo bisogno del covid per scoprirlo. Ma ci sono anche i popoli, che sono tanti che sono vivi di uomini e donne reali che difendono l’acqua, il cielo e la terra, che si affannano per mettere insieme il pranzo e la cena ed insieme vogliono un mondo migliore in cui la radice sia quella della cura, del creare energie positive, benessere, empatia.

Guardate che molti che in buona fede continuano a portare avanti insulti ed accuse a chi esprime diversi pareri ed opinioni rischiano di essere complici di quel clima di divisione che viene creato ad arte, perché se ce la prendiamo tra noi, se sono il guardiano del mio vicino, non ho tempo per mettere in discussione il potere costituito, niente come una guarra ci porta a compattarci con il governo. Ma noi non siamo in guerra, stiamo affrontando una malattia, e non tutti alla stessa maniera. I rischi oggettivi ci sono, e la necessità di sostenere chi lavora sul versante della salute e della cure c’è più che mai, ma non servono i cartelloni e le ovazioni, che si possono ribaltare alla prima occasione, enfatizzando i difetti, ma una solidarietà di base , che esige un atteggiamento diverso, di reciproca fiducia, di comprensione, di stima. Ed anche di richieste concrete e specifiche: credo che tutti e tutte da qualunque parte ci giriamo abbiamo appurato che è necessario un cambiamento strutturale del sistema sanitario, con una rimessa in moto della medicina di base, che non lasci da solo nessuno e nessuna, ma anche con dei protocolli di cura che siano elastici, linee indicative per aiutare il medico, non per costringerlo quando in scienza e coscienza vede altre necessità. Abbiamo sentito tutti i racconti delle persone lasciate sole, ad aspettare che si aggravino a sufficienza perché ci si prenda cura di loro, non capisco come non sia evidente, e molti medici lo stanno denunciando, che solo se si interviene subito e con le cure adeguate si possono evitare molti aggravamenti e casi mortali. Se il problema è l’intasamento dei centri di emergenza, perché non lavorare perché vi arrivino meno persone? Certo, non credo che tutto si possa risolvere, persino per una banale influenza, per una polmonite si rischia la vita se si è anziani o malati, ma io ricordo bene che mia madre è sopravvissuta a due polmoniti, anche se era debilitata da altre patologie, ed è riuscita a vivere i suoi anni sino alla fine, per cui credo che sulla fragilità degli anziani, dei malati, dei più deboli bisognerebbe discutere. La scelta di non curare le persone tempestivamente ha causato dei lutti nel mondo che ancora ci risultano incomprensibili, non posso dimentirare che Luis Sepulveda, già con la febbre alta, è stato rimandato a casa ben due volte dal pronto soccorso, prima di essere preso in carico, ed abbiamo sperato e lottato con lui, ma l’abbiamo perso. Ecco questo vorrei che tutte e tutti avessimo presente: bisogna cambiare stile, dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altra, senza condanne o scelte di respingimenti: se cambiamo davvero e passiamo dalla guerra alla cura, io credo che riusciremo ad uscire da questo casino senza troppi lutti e senza altre cicatrici e lacerazioni.

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Una Luna Piena Azzurra nel giorno dei morti-viventi

Eccoci alla Luna Azzurra, la seconda luna piena del mese di ottobre, che cade a Shamain, nella notte dei morti, nel giorno in cui si celebra l’assotigliarsi del velo tra i mondi e la comunicazione con i nostri avi, con coloro che sono morti diviene più facile e intensa.

Mentre li accogliamo ognuna con le nostre tradizioni, e la nostra sensibilità, diventa sempre più rilevante far parte di una genealogia, che non conosciamo se non nei suoi passi finali, ma che per arrivare a noi ha richiesto un numero considerevole di persone. Se vi fate il calcolo vi rendete conto: 2 genitori, quattro nonni, otto bisnonni, 16 trisavoli, 32 quadrisavoli, 64 e più su 128, e se si risale ancora 256, e la generazione precedente siamo oltre le 500 persone, ancora un passo e siamo alla popolazion di un vilaggio, e per fare questo ci sono voluti poco più di 200 anni. Pensate quante vite si sono intrecciate, quanti amori, quanti dolori, quante storie felici e tristi, quanti lotte per riuscire, o semplicemente per sopravvivere, quanti sogni realizzati, quanti sogni non realizzati, per arrivare sino ad ognuno di noi.

Chissà con quante altre persone di oggi si è intrecciata la nostra genealogia, noi conosciamo i cugini, i cugini in seconda, ma va a finire che più allarghiamo l’orizzonte dei nostri avi e più finisce che ci troviamo in un intreccio di vite che ci portano a discendenze vicine, intrecciate, spezzate, riallacciate, in un continuo che ci ha condotto ad essere quelle che siamo adesso. Onorare i nostri antenati, riconoscere la loro importanza nelle nostre vite diviene sempre più significativo, così come far pace e rispettare anche le storie che ci hanno ferito, gli abbandoni, le mancanze, il disamore.

È necessario esserne coscienti per lasciar andare il malessere ed il rancore che ancora ci accompagna ed essere finalmente libere e poter risanare la nostra storia risanando il passato ed offrendo ai nostri discendenti una vita libera dalle nostre rivendicazioni e dai nostri dolori.
Questa Luna che cade al centro del tempo d’autunno, tra l’equinozio ed il solstizio d’inverno, ci offre chiarezza e voglia di fare e di cambiare le nostre vite radicalmente, anche se probabilmente per un poco ci sentiremo bloccate e ci vorrà la prossima luna piena perché i cambiamenti prendano le ali.
Molte e molti di noi, quasi tutti credo, stanno ancora bloccate e sofferenti per questa pandemia che si allunga e prolunga, con il suo carico di paura e di dolore, ma è proprio adesso che dobbiamo mettere in moto le nostre energie per andare verso una situazione di difesa differente, solidale, aperta agli altri, senza aggressività ma con l’intento di salvarci tutte e tutti insieme e vivere, non ostante i rischi presenti e futuri. Credo che le rivendicazioni che stanno venendo avanti siano più che comprensibili, ma dovremmo riuscire a tirar fuori energia fantasia e voglia di fare perchè esse siano forti, pressanti ma nonviolente e soprattutto non colorate di razzismo senza senso. Quel ragionamento che facevamo prima sugli antenati ci porta a pensare che vai a sapere, in qualche momento la mia genealogia si è intrecciata con qualche africano, quando ancora nessuno si preoccupava del colore della pelle (lo sapete che sant’Agostino , uno dei padri della Chiesa, era nero africano? E anche il moro di Venezia, raccontato da Shakespeare era nero, e nobile, ricco) o con marocchini, o siriani, o cinesi che hanno conusciuto Marco Polo, o prima, o dopo, chissà.. comunque ora siamo qui, in questa terra martoriata dove si ricorre al distanziamento, ad uccidere ogni batterio, anche se questo in realtà abbatte le nostre difese, perché non si vuole affrontare il problema in modo globale.

Più di uno ed una parlano oramani di sindemia, cioà della concatenazione di fattori che ci hanno portato a questo punto, e allora ciò che dobbiamo chiedere, a partire da noi stesse da noi stessi, è un cambio totale di strategia, di approccio, in cui ci sia un discorso sistemico: ripulire l’aria, i fiumi, il mare fa parte della cura, ripiantare gli alberi, farla finita con l’estrattivismo e rispettare le biodiversità in modo da smettere di uccidere le api e tutti gli insetti utili, di ridare spazio ai boschi nativi, agli animali selvaggi con il loro ambiente. Mettere da parte l’ideologia del distruggi per risolvere, non siamo in guerra, non è un nemico fisico da combattere, c’è un mondo da cambiare radicalmente, ripensando a quel che mangiamo, riducendo di molto il consumo di carne, di soia perché la minore richiesta renda meno significativo l’impatto sui suoli, dove sempre più alberi vengono tagliati per fare spazio ai pascoli, sempre più specie animali vengono distrutte per salvaguardare gli allevamenti, e respingendo i prodotti transgenici che tendono ad alterare nella struttura stessa del dna piante ed animali, facendone sempre più chimere di cui non conosciamo conseguenze o incidenza anche per gli umani.
Bisogna tornare al senso di comunità, alla cura di sé e degli altri per cui solo salvandoci tutti riusciremo a salvarci: il “si salvi chi può” porta morte e distruzione, invece aiutiamoci, salviamo noi stesse e gli altri intorno occupandoci della vita, e riconoscendo che la morte è un passaggio, un aspetto della vita, che deve solamente spingerci a vivere ed essere vitali, finché lo siamo, senza abbandonarci alla morte prima che questa avvenga.

Ovviamente non intendo dire di abbandonare le precauzioni, ma di farlo in modo vitale e coerente: se sto bene, se stiamo bene perché mai non dovremmo stringerci la mano, scambiarci una carezza?, da quale alveo oscuro è stata tirata fuori questa cosa orribile che fa male toccarsi, scambiarsi cose, sorrisi ? Alcune norme vanno bene per le terapie intensive, dove la carica virale è alta ed onnipresente, e per di più si generano anche i germi resistenti a complicare la cosa, ma nelle convivenze normali, per favore, un poco di cura, non di aggressività: Se ti misurano la febbre ovunque, se ti lavi le mani con cura, se non hai nemmeno un raffreddore, perché mai dovremmo stare a distanza, non toccarci, non aiutarci? Magari potremmo chiedere una medicina di base efficiente ed efficace, e dedicare una cura maggiore ai cibi che mangiamo, meno cibo spazzatura e più prodotti che aiutano a fortificare le difese. Pare che echinacea, propoli e vitamina C siano riconosciuti come protettori che aiutano a rinforzare le difese immunitarie, facciamone quindi uso, e diffondiamo il consiglio: magari un regalino adeguato in questo tempo specie per gli anziani, sarebbe la bottiglietta di echinacea, insieme ad una buona scorta di vitamina C e di una dose di propoli, o miele integrale che aggiunga la dolcezza al sostegno.
Nei luoghi dove lavoriamo, dove ci incontriamo per riunioni, mostre o scuola, bruciamo rosmarino e lavanda, insieme all’incenso, in modo che l’ambiente sia sano senza la sanificazione chimica che produce effetti secondari ed uccide anche i batteri buoni… e ricominciamo a mettere amore invece che rabbia in quello che facciamo, sia cucinare, che leggere, scrivere, parlare. Ricordiamo la forza ed il peso che hanno le parole, perciò vediamo di bandire le parole negative per cambiarle in parole e atteggiamenti costruttivi orientando anche la speranza verso un mondo più umano, dove viva la condivisione, il prendersi cura, dove si recuperi la coscienza che insieme possiamo, che nulla è dato per definito una volta per tutte. Inventiamoci modi di stare insieme, di rispettarsi e volersi bene, cerchiamo di comunicare amore, comprensione, empatia e di aumentare il livello della vibrazione generale, noi siamo la cura per noi stesse, i nostri cari, il mondo.
Vi amo, e copio di seguito alcuni consgli scritti da una strega che ho tradotto giusto per cominciare a star bene, per essere utili anche agli altri, alle altre: ricordate che se stiamo male, siamo depresse, non siamo utili a nessuno, e nemmeno a noi stesse
Flor de Toè:Flor de Toé
Quema Salvia blanca, para transmutar la energia de los espacios.
Quema Enebro, para energetizar el cuerpo y la mente.
Quema Artemisa, para tener sueños lucidos
Quema Cedro, para bendecir las casa o espacios nuevos
Quema Romero y lavanda, para alejar todo virus, bacteria o enfermedad del ambiente.
Quema ruda, para alejar la mala energía.
Quema canela, para darte calma y tranquilidad.
Quema menta, para calmar tus pensamientos.
Quema Laurel, para atraer la abundancia y prosperidad económica.
Quema cáscara de ajo, para ahuyentar toda mala vibración y envidias.
Quema Palma dulce, para armonizar y traer dulzura.
Quema Tabaco, para purificarte.
Quema Copal, para purificar y proteger
Recuerda eres tu propia medicina, prende tu sahumador

Brucia Salvia bianca per trasmutare l’energia degli spazi
Brucia Ginepro, per energizzare il corpo e la mente
Brucia Artemisia per avere sogni lucidi
Brucia Cedro per benedire la casa e gli spazi nuovi
Brucia Rosmarino e lavanda per allontanare tutti i virus, i batteri e le malattie dall’ambiente
Brucia Ruta per allontanare le energie negative
Brucia cannella, per darti calma e tranquillità
Brucia menta, per calmare i tuoi pensieri
Brucia Alloro per attirare la prosperità economica
Brucia le scorze dell’aglio, per allontanare tutte le vibrazioni negative e l’invidia
Brucia Palma dolce per armonizzare e ottenere dolcezza
Brucia Tabaccoi, per purificarti
Brucia Copal per purificare e proteggere
Ricorda, sei tu la tua cura, la tua medicina, accendi la tua copalera (o un altro incensere dove bruciare anche le erbe)

E per finire: un bagno ai piedi semplicissimo :
BAÑO DE SAL EN LOS PIES PARA DESCARGAR LAS ENERGIAS PESADAS
BAGNO DI SALE AI PIEDI, PER SCARICARE LE ENRGIE PESANTI

Cuando te sientas enojada, o triste , sin ganas de hacer nada, cuando te das cuenta que nada te sale bien, que peleas con tus seres queridos o que no puedes dormir bien, este consejo puede ayudarte.

Elije un momento tranquilo en tu hogar, necesitarás agua tibia, un puñado de sal y unas gotas de aceite esencial de lavanda (si tienes)

Poner el agua tibia en un recipiente, añade la sal y el aceite esencial, la lavanda es relajante, elimina la ansiedad y te ayuda a transformar esas emociones negativas.

Coloca tus pies en el recipiente y disfruta de ese momento, puedes encender un incienso de tu agrado, y música relajante, cierra tus ojos y pide ayuda al Angel guardián o tu protector, que transforme todas las energías negativas en positivas. Te devuelva la paz interior y elimine los bloqueos.

Quando ti senti arrabbiata, o triste, senza voglia di fare, quando ti rendi conto che niente ti riesce bene, che litighi con i tuoi cari, o che non riesci a dormire bene, questo consiglio può aiutarti

Scegli un momento tranquillo, a casa, hai bisogno di acqua tiepida, un pugno di sale, e qualche goccia di olio essenziale di lavanda (se ce l’hai, ma procuratelo per le prossime volte)

Metti l’acqua tiepida in un recipiente, aggiungi il sale e l’olio essenziale, la lavanda è rilassante, elimina l’ansietà ed aiuta a trasformare le emozioni negative.

Metti i tuoi piedi nel recipiente e godi di questo momento, puoi accendere un incenso e aggiungere musica rilassante, chiudi gli occhi e chiedi aiuto al tuo angelo o al tuo protettore, che trasformi tutte le energie negative in positive, che ti ritorni la pace interiore e che elimini i blocchi

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Mergellina e le Madri, il nuovo romanzo di Maria G. Di Rienzo

Il nuovo romanzo di Maria G; Di Rienzo è ora disponibile on line.

MERGELLINA E LE MADRI

(di Maria G. Di Rienzo)

Mergellina,

Mergellina…

Dentro questa barca fammi sognare

Rema per me

Non mi svegliare

(Serenata a Mergellina – Mario Abbate)

Letto, riletto e poi riletto ancora con piacere e coinvolgimento. I romanzi di Maria G. Di Rienzo sono sempre preziosi per la sua capacità di creare mondi possibili in cui le conseguenze dell’oggi sono la premessa per altre storie, altri timori, altre possibilità.

Il romanzo è ambientato in un tempo futuro dopo il disastro, quando oramai l’acqua la fa da padrona tra paludi e atolli dove la gente si organizza e sopravvive, con strutture simili o grandemente diverse.

Ma qualunque organizzazione, qualunque stuttura sociale riesce sempre ad avere i suoi emarginati i suoi disadattati, quelli che emigrano sperando di trovare altrove un senso diverso alla propria vita, quelli che non accettano, che subiscono, e che nonostante tutto cercano in qualche modo di restare fedeli a se stessi.

La scrittura piana e scorrevole ci accompagna dentro le emozioni e la vita di Lin, la “ragazza che non c’è” che ha ereditato un nome assegnato dagli spiriti, che rifiuta ferocemente identificandosi come Lin. Ma ciò che rifiuti ti segna e rimane una parte di te, magari tatuata sul polso come il suo nome. Altri personaggi fondamentali emergono subito accanto a lei, la figlia Ninni, “formata a modo suo”, e Jade, Geid, il compagno non compagno artista, e via via alcuni di primaria importanza ed altri minori emergono dal proseguire del racconto, e ci aiutano a comprendere l’andamento delle vite sugli atolli e fra i palificati. Nessuna vita viene trascurata o accennata solo di striscio, ognuno ha la sua storia e la sua dignità, e un ruolo magari inatteso da giocare.

Centrale e sconvolgente il ruolo della grande Madre Zulma, di Romita Sacra, la madre di Lin e di altri nove figli, che entra nel racconto con la sua morte fuori contesto che mette le basi per lo sconvolgimento che si sta preparando.

L’autrice riesce a creare un mondo diverso, in cui la memoria distorta del passato diviene la fonte di nuove speranze e nuovi miti, dalla religione dell’ Armonium, alla stessa organizzazione dei palificati, che hanno trovato nella presenza degli spiriti e la loro cura per la gravidanza l’occasione di creare una struttura sociale imperniata sulle madri. Le donne che hanno fatto il pellegrinaggio a Tirta, la casa degli spiriti, per dieci volte, partorendo altrettanti figli, divengono le Grandi madri ed entrano a far parte del circolo che governa la vita dei palificati. Sugli Atolli invece l’organizzazione civile e quella religiosa convivono senza sovrapporsi, ed in ogni caso la scelta di credere o non credere ad una delle religioni o dei miti correnti è un fatto personale, che non sempre incide sul comportamento. In questi contesti può succedere di tutto, anche che un pezzo di latta emerso dal mare venga interpretato come un messaggio degli spiriti, e divenga il nome di una bambina: Pizzeria Mergellina, che da subito si sentirà fuori posto, incompresa ed incapace di accettare il mondo in cui vive, le relazioni che sua madre intrattiene nei giorni fertili per arrivare alle dieci gravidanze ed essere una Grande Madre, tutta l’organizzazione dei palificati, ed il suo nome così caricato di aspettative, che lei cambierà in Lin.

Mi capita spesso in questi giorni, mentre sto pensando a scrivere questa recensione, di trovare post tipo questo: ERES LA VERSIÓN MEJORADA DE TUS ANCESTROS

Los miembros “ raros” que no se adaptan al sistema familiar, a sus ideologías y desde pequeños comienzan a revolucionar sus creencias, aquellos criticados, juzgados y rechazados por no adaptarse a seguir el castrador y tóxico control familiar, son los llamados a liberar historias repetitivas que frustran y estancan las generaciones futuras. Estos seres son la versión mejorada de sus ancestros y tienen el don de reparar la historia, desintoxicar y crear una nueva raíz familiar, desvelando y liberando miles de secretos, acosos, violaciones, tabúes, miedos reprimidos, sueños no realizados, talentos frustrados y apegos enfermizos.

Muestra tu rareza al mundo, eres enviado a sanar, evolucionar y trascender la historia familiar.” (Sei la versione migliorata dei tuoi antenati: i membri strani che non si adattano al sistema familiare, alle sue ideologie e fin da piccoli cominciano a rivoluzionare le loro credenze, quelli che sono criticati giudicati e respinti perché non si adattano a seguire il controllo familiare castrante e tossico, sono quelli chiamati a liberare storie ripetitive, frustranti e stancanti per le generazioni future. Essi sono la versione migliorata dei loro antenati ed hanno il dono di riparare la storia, disintossicare e creare nuove radici familiari, svelando e liberandoi mille segreti familiari, gli abusi, le violenze, i tabù, le paure represse i sogni non realizzati, talenti frustrati e attaccamenti malati.

Mostra il tuo essere speciale al mondo, sei inviato a risanare, far progredire e trascendere la storia familiare”)

L’ho trascritto perché mi sembra che descriva bene la situazione che Maria G di Rienzo ci racconta sia nella sua protagonista, che nel suo compagno e nella sorella più piccola. A modo suo riesce ad essere sovvertitore anche Aronne, il fratellino affidato agli spiriti perché malato in modo inguaribile, che dirige la sua attitudine violenta contro la struttura che lo contiene.

Mi sembra che sia una descrizione adeguata a quel che emerge leggendo la storia di Lin, le sue rabbie per contenere la paura, il suo dibattersi per proteggere chi ama e sopravvivere, il suo fuggire dai legami, dalla famiglia, e il mantenere saldo e indiscutibile il suo legame con la figlia diversa, e poi dibattersi, non fidarsi, non affidarsi, che ne fanno la ribelle fuori le righe sempre pronta a battersi, a combattere per sopravvivere, e sarà lei, forte di qualità e profondità che nemmeno si riconosce, a smuovere dei territori divisi ed a farne un tutto unico di speranza e aperture. “Perché diamine cose del genere continuavano a capitare a lei, comunque?” Si chiede alla fine, e dopo aver incontrato “l’allargamento della umanità” torna a sistemare la barca per ritornare alla sua vita ed ai suoi affetti.

La nota finale dell’auitrice :”Questo romanzo è dedicato alle origini: “Studiate il passato, se volete dar forma al futuro”. Se non vi piace sentirlo dire da una femminista, pensate che lo sosteneva persino Confucio.

Il romanzo è dedicato anche al mio lettore-cavia, che ho l’immensa fortuna di avere al mio fianco da oltre quarant’anni. Grazie, Stefano.

Agosto 2020, Maria G. Di Rienzo”

Questo ci dice molto di come scorre il romanzo e della pacata competenza e l’attenzione che c’è dietro ad ogni storia, ad ogni sfumatura. Più volte si avvertono echi di fatti che ci attraversano, e si incontrano citazioni e rimandi ad altri tempi e luoghi, ma tutto questo avviene nel corso della narrazione, necessario antefatto o rimando ad un passato più o meno lontano, senza ostentazione, come strumento per motivare una reazione, una storia, un momento.

Nel romanzo c’è molto di più, una trama serrata, un intreccio di storie e di eventi si collegano, si sovrappongono, sembrano staccarsi per poi tornare ad intrecciarsi. C’è il tema dell’amore, incompreso, frustrato, inatteso, sorprendete, e quello della fiducia , del rispetto verso se stessi, i propri sogni e la necessità di realizzarli, mai come si era progettato, mai in modo lineare, ma guardandosi dentro, e anche un po’ indiero, si riesce a comprendere che questo è quello che volevamo, che alla fine questa à la vita, ed anche noi alla fine troveremo la nostra collocazione, e magari anche l’ultima sorpresa.

Un altro filone che scorre tra le righe del romanzo è quello della fede, della religione e della trascendenza, le credenze come si agitano si intrecciano, si rivelano deformazioni di conoscenze e tecniche precedenti, ma c’è sempre un qualcosa in più latente, che si può chiamare intuizione, percezione di legami universali, emozione, contagio, e il tutto spiegato diviene ancora emotivo e magico.

Al link si può trovare il romanzo, pubblicato on line: https://www.youcanprint.it/schedelibri/9788831693547.jpg

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LUGLIO 2001 A GENOVA – NESSUNO INNOCENTE

A Genova quel giorno di luglio, il 20, durante una manifestazione contro il G8 venne ucciso un ragazzo, Carlo Giuliani, al termine di una giornata di cariche e violenze della polizia, senza alcuna remora. Violenze che poi sarebbero proseguite nella notte alla scuola Diaz e poi nella caserma di Bozaneto. Con Carlo Giuliani è morta una parte di tutti e tutte noi, per me, per una donna della mia età, la morte di Carlo è stata la morte di un figlio , e la morte di ogni scusa, di ogni atteggiamento perbenista di ogni pacatezza. IL testo che segue è stato scritto poco dopo quei giorni, Ne avevo messo l’incipit su facebook, ma rileggendolo ho provato la stessa emozione, lo stesso dolore, mi sono ricordata di Haidi, e di come l’ho sentita vicina, sorella nella sua forza oltre il dolore per non lasciar cadere la vita di suo figlio nel silenzio e nella indifferenza. Nemmeno un anno dopo, per il compleanno di Carlo, ci trovavamo a Roma per non dimentiCarlo, ed allora lessi per la prima volta questo testo. Continuo a pensare che c’è una responsabilità, una complicità generale nell’aver lasciato che le cose giungessero a quel punto, ed anche per quello che è successo dopo, nessuno è innocente, basta lamentarsi, bisogna agire, bisogna reagire

smart

LUGLIO 2001 A GENOVA
Quelli che ho visto
di ritorno da Genova
avevano la faccia bruciata
da un sole impietoso
il cuore stretto
dal furore degli eventi
Il mare è forte
e dilaga per le piazze.

Il sole bruciava quel giorno a Genova
scorreva come un fiume
il popolo disobbediente
parlando a un potere
sordo indifferente

Il sole bruciava quel giorno a Genova
Improvvisa temperie di cariche
fumo e furore. Uno sparo
Concitato tam tam di parole
Urlo smarrito
e per terra rimani
corpo senza nome
Hanno ucciso un ragazzo
sangue a bagnare la strada
Un compagno è morto
(la sera soltanto si saprà
è Carlo Giuliani)

IL PADRE

Guardavo la manifestazione

dal televisore

Pensavo a te, figlio mio,

che hai raccolto con rabbia

il testimone

Le immagini dallo schermo

Perbenismo di facciata

commenti che non sento più

da quando tu sei là in mezzo

il cuore colmo di attesa

Comprendo di più

distacco

tra la parola pacata

il vuoto buonsenso

e il sentimento, la vita

che tu stai raccontando.

Improvviso

un cambio di tono

dove sei figlio mio?

L’immagine,

sei tu, concentrato nel volo

no mi sbaglio, non puoi

non voglio, non voglio

non voglio

Non ho parole

tua madre trema e non parla

quasi prega un dio cui non crede

per essersi sbagliata

un ragazzo è morto

ed io spero, noi speriamo

che non ci venga incontro così

che non ci attraversi quella vita spezzata

Poi suonano alla porta

LA MADRE

Un orecchio alle notizie del televisore

sfaccendavo per casa,

il caldo soffocante

tu eri lontano, per strada

Da tempo cammini da solo

e i tuoi passi conducono oltre

ciò che noi abbiamo osato

Non sono venuta, sono stanca

Sapevo già tutto,

gli scontri, le cariche

e l’impotenza a proteggerti

a chiudere nel mio grembo

la tua ansia di vita

L’ho saputo subito,

si è fermato il mio cuore

lacerato il mio ventre

Il sole bruciava a Genova quel giorno

e la strada è divenuta nera.

Tagliarono il legame tra noi

per offrirti alla vita

Ora uno strappo ha lacerato il cielo

e tu muori da solo.

smart

INSIEME

Quale errore ti ha tolto la gioia, figlio mio?

Guardavo crescere la tua rabbia

estraneo al mondo che ti ho offerto

Tu lo sai, la fabbrica, gli scioperi,

impegno

adeguare questo mondo

per te, per la tua vita, per voi

E vedere pian piano avanzare l’ombra

a coprire ogni speranza

Noi ragionevoli

stanco buonsenso di adulti

che cercano nelle pieghe

di un mondo alieno

spazi di vita ove respirare

Avanzavi da solo

Spento il sorriso

dei tuoi giovani giorni

nella furia di vita

nella ferita del potere.

Non è giusto è la vita

bisogna accettare

BISOGNA CAMBIARE!

A vent’anni no

non puoi aspettare

fragili mosse

esitanti compagni

chiedere per piacere

vaghe concessioni.

CAMMINO CON LORO

I ragazzi che vivono ancora

chiamando il tuo nome

Cammino con loro

ascolto

cerco parole

di senso, di forza

Perchè ti trovo

dove si cerca

Diritto, vita, gioia.

CAMMINO CON LORO

gli altri, le altre, come noi

storia alle spalle

scene già vissute

tutto da ricominciare

altri gesti, altre parole

NESSUNO INNOCENTE

Le parole non dette

stanchezza paura

abbiamo lasciato

crescere l’onda

e ti ha travolto

Nulla più da temere

dopo che tutto è finito

Sul tuo giovane sangue

che bagna il sole

germogliano strani frutti

coglieremo da te

fame di giustizia

forza di parole

che bucano l’onda

gesti fermi di pace

NESSUNO INNOCENTE

non ci sono bravi ragazzi

in cortei ordinati

e furiosi violenti

Violenza è nelle cose,

splendenti vetrine

che rubano il pensiero

per fame di merci

sempre eguali, clonate

Violenza è nelle cose

potere dei soldi

che uccide la vita

ingabbia le genti

in schemi definiti

Un solo pensiero

legittimamente offerto

al buon senso comune

e la polizia in armi

controlla

Fenice che rinasce dalle sue ceneri, e mani che cercano la libertà- disegno di Mario Palmieri
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Lettera a mia figlia Sole che compie 15 anni

Oggi abbiamo appreso con uno scarno messaggio della famiglia che è morto Silvestro Montanaro. Vari messaggi fanno onore all’uomo ed al suo impegno quotidiano nel giornalismo. Tra gli altri, Olivia Berté ha pubblicato questo messaggio da lui scritto per i 15 anni della figlia credo che da solo faccia onore all’uomo che lo ha scritto. Penso sia un messaggio da allargare a tutte le figlie che stanno diventando donne in questo tempo difficile, perchè esse diventino le favolose donne che possono essere e possano spargere nel momdo la loro luce calda e lucente. Grazie A Silvestro Montanaro per questo dono.

A SOLE, MIA FIGLIA, CHE OGGI COMPIE 15 ANNI

Non primeggiare. Non farti prendere dall’affanno volgare e crudele di essere in testa a tutti i costi. Questa corsa che ti propongono offre solo medaglie di latta e solitudine.
Sii piuttosto te stessa. Dai sempre il meglio di te. E se scopri di essere sola avanti, volta la testa e il cuore. Aiuta chi è rimasto indietro. Non c’è miglior traguardo di quello raggiunto insieme a altri, a quelli che ami.
Attraversa i confini. Quelli della terra e quelli dell’anima. Conoscerai sempre e comunque altre donne e altri uomini, mille sogni in comune, mille differenze che colorano il cielo. Apprenderai a fare i conti innanzitutto con te stessa, i più difficili. I più onesti.
Spezza il pane con chi non ne ha. Quello che ti resterà avrà un sapore straordinario, quello dell’amore dell’altro che è l’altra faccia di te stessa.
Sii parte e figlia di questo nostro piccolo pianeta. Che tutto del nostro mondo ti riguardi, perché è la tua casa. Proteggilo, amalo, come fosse la tua stanzetta. Sii cittadina del mondo perché l’unica vera patria è la Terra e le donne e gli uomini, le piante e gli animali che la abitano.
Studia. Leggi e informati. Sapere è poter decidere, l’arma più potente di una cittadina del mondo che vuole cambiarlo e farlo più bello e più giusto. E diffondi, umilmente, il tuo sapere. La peggiore offesa possibile a chi grazie all’ignoranza priva di felicità tanta parte dell’umanità.
Sii felice. Vivi pienamente la tua vita. Non esserlo però mai del tutto fino a quando un’altra sola donna, un altro solo uomo, soffriranno l’ingiustizia. Non si può essere felici mentre una parte del mondo, quindi una parte di te, versa lacrime sotto i colpi dei prepotenti.
Odia. Urla la tua rabbia. Contro ogni orrore, contro i bugiardi, contro chi inganna il mondo, contro chi lo sottomette all’egoismo di pochi. Contro l’indifferenza che è il cemento velenoso di ogni ingiustizia.
Ama. Ama tanto. Ama chi ti pare, ma con tutto il cuore possibile. Un amore vero, non quello delle favole bugiarde. Amare significa star bene e cercare il bene di chi ami.
Sii donna. Quindi non essere sottomessa, servile, bella come vogliono loro. Mai meno di un uomo.
Sii fiera. A testa alta. Da’ e pretendi rispetto. Non esser mai madre dell’uomo che amerai, se amerai un uomo, perché un uomo che ti chiede questo non ama. Sii due in uno, in una relazione. Mai una sola persona. Quella è solo una gabbia, apparentemente dorata, ma sempre una prigione in cui soccombere.
Sii libera. Mai ti pesi la solitudine dei giusti e degli onesti. Ti farà compagnia la certezza di te, le mani che avrai afferrato e salvato, i sorrisi dei tanti che come te resistono alle infamie dell’egoismo di chi opprime il mondo e la loro capacità di sognare un mondo diverso. Che è possibile. Necessario. Semplicemente umano.
Con tutto l’amore possibile

Il tuo papà

Silvestro Montanaro

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Luna piena del tuono, luna del cervo

Articolo doppio! Volevo pubblicare il messaggio per la luna piena che ho inviato ieri al circolo della luna, poi oggi mi sono imbattuta in questo post della maestra Helida Salamero Burstein, che ha condiviso il testo di Gonzalo Pérez Benavides e ho pensato che era troppo importante condividere anche questo, quindi ecco ora il post originale e la traduzione di google, che cercherò di correggere nei punti meno comprensibili., cominciando con l’immagine:

Gonzalo Pérez Benavides

MAÑANA SE LLENA LA LUNA, Y CON ELLA SE ACABA EL CORREDOR DE ECLIPSES -tremendo túnel energético-, que marcó nuestro caminar en este invierno histórico. Entre el 5 de junio y mañana 5 de julio, tres eclipses habrán señalizado la inmensa, inconcebible zambullida que nuestra alma está viviendo en su misterioso proceso de metamorfosis. ¿Quién podría decir que no ha cambiado, que está igualito a como estaba en mayo recién pasado?
En efecto, desde adentro hacia afuera, el proyecto mariposa, ese diseño humano de consciencia y libertad que pulsa, anhelante, en los corazones, ha comenzado ya a desplegar sus alas.
Transitamos el signo de Cáncer, signo secreto, líquido, que oculta en su fluir el regalo más grande de todos, la intimidad. ¡Precisamente lo que el alma quiere con toda el alma!
La crisis que está cambiando a la humanidad se inscribe justo en el eje arquetípico de la Luna Llena de mañana: la polaridad que hace Cáncer (donde está ahora el Sol) con Capricornio (donde la Luna se completará, en el ritmo femenino de su danza mensual). En Capricornio se encuentran los pesos pesados, Saturno y Plutón, megapotenciados por el exuberante Júpiter, encargándose cósmicamente de abrir una nueva era para nosotros, haciendo demolición explosiva de la negatividad socialmente acumulada, la misma que impide la metamorfosis en todos los niveles. Anuncian, como vamos sabiendo, el colapso de los sistemas de poder, un nuevo contrato social, la refundación radical del juego económico en sintonía con la equidad y el medio ambiente. Puras cosas de ultra largo plazo, pero que parten hoy con el dramático desmoronarse de lo podrido, tal como vemos cada día en las noticias, con el quiebre drástico e irreversible de las estructuras conocidas, incluyendo las propias, las psicológicas. En lenguaje técnico, el reciclaje de lo capricorniano negativo para permitir el paso al esplendor del Capricornio iluminado: el desarrollo de una sociedad honesta, ética, solidaria y unida, consciente de la naturaleza, que de verdad favorezca la libertad, la protección, la felicidad de todos. O sea, la necesaria para que Cáncer pueda realizarse…
Obvio que la iluminación social no es posible sin previa iluminación individual. Se requiere -siempre se ha requerido- de un número crítico de seres humanos que hayan hecho la metamorfosis, para que catalice el salto colectivo. Providencialmente, la pandemia, junto con muchas terribles consecuencias, trajo también la cuarentena, un universal retiro forzado que ha resultado tan facilitador de esa alquimia formidable. ¡Todos tuvimos que irnos p’adentro!
Generosamente, el confinamiento ha activado el encender de la luz canceriana en nuestra vida. Porque Cáncer es interioridad, dulce soledad, gozosos ritmos cotidianos, hogar, familia, vínculos, devoción entregada…
Quiero honrar la belleza y trascendencia de este signo incomprendido copiando textualmente unos párrafos que escribí entonces, hace doce años, enamorado de Cáncer y su verdad arquetípica, para abrir el capítulo correspondiente de mi libro UN ESPEJO CÓSMICO. Lo dice todo:
“Más acá de la piel, en cambio, cesa la mente informada, calla la imaginación descriptiva. Solo queda el sentir.
Porque bajo nuestra piel la única realidad es el sentir. El pulsar. En el espacio interno el infinito converge sin cesar a un centro, y ese centro vivo pulsa, palpita, late en la constante conmoción del alma. Un pulsar inquieto que se contrae en la incertidumbre, para crecer luego, ardiente, con el entusiasmo, relajándose más tarde, quizás en dulce alivio. Un pulso tan vulnerable que se pone a temblar con cualquier miedo; tan poderoso, que puede contener agradecido a la existencia entera, abrazándola con amorosa vibración.
Cáncer es el signo sensitivo en que el alma se entrega a la inmensidad del sentir, para mostrarnos la vida desde adentro, en intimidad.”

(LA FOTO: La elegí porque me parece sugerente síntesis del momento. El Observador interno de cada uno de nosotros, sereno, desapegado, conectado inseparablemente con el amor que nunca se acaba, mirando con mirada de Bambi el caos de emociones contradictorias de la manada primate -nuestra parte instintiva-, que reacciona descontroladamente, asustada, como es natural, por la gigantesca incertidumbre reinante.)
Un abrazo del alma a cada uno de ustedes!

DOMANI SI FA PIENA LA LUNA, E CON QUESTA FINISCE IL CORRIDOIO DI ECLISSI – Tunnel energetico tremendo, che ha segnato il nostro cammino in questo inverno storico. Tra il 5 giugno e domani 5 luglio, tre eclissi avranno segnato l’immensa, inconcepibile immersione che la nostra anima sta vivendo nel suo misterioso processo di metamorfosi. Chi potrebbe dire che non è cambiato, che è uguale a com’era lo scorso maggio?
Infatti, dall’interno verso l’esterno, il progetto farfalla, quel progetto umano di coscienza e libertà che preme, desiderante, nei cuori, ha già iniziato a aprire le ali.
Transitiamo il segno del cancro, segno segreto, liquido, che nasconde nel suo flusso il regalo più grande di sempre, l’intimità.

Proprio ciò che l’anima vuole con tutta l’anima!
La crisi che sta cambiando l’umanità si iscrive proprio all’asse archetipico della luna piena di domani: la polarità che fa il cancro (dov’è ora il sole) con Capricorno (dove la luna si completerà, nel ritmo femminile della sua danza mensile). In Capricorno si trovano i pesi massimi, Saturno e Plutone, megapotenziati dal lussureggiante Giove, si impegnano cosmicamente ad aprire una nuova era per noi, facendo demolizione esplosiva della negatività socialmente accumulata, la stessa che impedisce la metamorfosi a tutti i livelli.

Annunciano, come sappiamo, il crollo dei sistemi di potere, un nuovo contratto sociale, la rifondazione radicale del gioco economico in sintonia con equità e ambiente. Pure cose a ultra lungo termine, ma che partono oggi con il drammatico crollare dal marcio, come vediamo ogni giorno al telegiornale, con la rottura drastica e irreversibile delle strutture conosciute, comprese le proprie, quelle psicologiche.

In linguaggio tecnico, il riciclaggio del capricorniano negativo per permettere il passaggio allo splendore del Capricorno illuminato: lo sviluppo di una società onesta, etica, solidale e unita, consapevole della natura, che favorisca davvero la libertà, la protezione, la felicità di tutti. Voglio dire, quella necessaria perché il cancro possa essere realizzato…
Ovvio che l’illuminazione sociale non è possibile senza un’illuminazione individuale. È necessario – è sempre stato richiesto – un numero critico di esseri umani che hanno fatto la metamorfosi, affinché catalizzi il salto collettivo.

Providenzialmente, la pandemia, insieme a molte terribili conseguenze, ha portato anche la quarantena, un ritiro universale forzato che si è rivelato così facilitatore di questa alchimia formidabile. Siamo dovuti andare tutti dentro!
Generosamente, il confinamento ha attivato l’accensione della luce canceriana nella nostra vita. Perché il cancro è interiorità, dolce solitudine, gaudiosi ritmi quotidiani, casa, famiglia, legami, devozione consegnata…
Voglio onorare la bellezza e la trascendenza di questo segno incompreso copiando testualmente alcuni paragrafi che ho scritto allora, dodici anni fa, innamorato del cancro e della sua verità archetipica, per aprire il capitolo corrispondente del mio libro UNO SPECCHIO COSMICO. Dice tutto:
′′ Più qui della pelle, invece, cessa la mente informata, tace l’immaginazione descrittiva. Rimane solo il sentimento.
Perché sotto la nostra pelle l’unica realtà è il sentire. Premere. Nello spazio interno l’infinito converge senza sosta ad un centro, e quel centro vivo pulsa, pulsa, batte nella costante shock dell’anima. Un premere irrequieto che si contrae nell’incertezza, per crescere dopo, ardente, con l’entusiasmo, rilassarsi più tardi, forse in dolce sollievo. Un impulso così vulnerabile che si mette a tremare con qualsiasi paura; così potente, che può contenere grato all’intera esistenza, abbracciandola con vibrazione amorevole.
Cancro è il segno sensibile in cui l’anima si consegna all’immensità del sentire, per mostrarci la vita dall’interno, in intimità.”

(LA FOTO: L ‘ ho scelta perché mi sembra suggestiva sintesi del momento. L ‘ Osservatore interno di ognuno di noi, sereno, distaccato, connesso inseparabilmente con l’amore che non finisce mai, guardando con sguardo di Bambi il caos di emozioni contraddittorie del branco primate – la nostra parte istintiva -, che reagisce incontrollata, spaventata, com’è naturale, per la gigantesca incertezza regnante. )
Un abbraccio dall’anima a ognuno di voi!

Ecco invece di seguito la Luna Piena del Tuono, presa dal sito Cammina nel sole, e il mio testo:


https://camminanelsole.com/eclissi-di-luna-piena-del-tuono-5-luglio-2020/

LUNA PIENA 5 LUGLIO

Luna piena del Tuono, in America Latina Luna del Cervo, periodo di nuovi inizi, come le corna del cervo che crescono ora, e i temporali estivi scuotono la terra e lavano via molti mali.

Ho “rubato” l’immagine a Cammina nel sole, e al link sotto la foto potete leggere i loro approfondimenti sul tema che vi faranno vedere anche i legami astrali.

Oltre a questo, eclisse di luna, penumbrale, difficile da vedere, ma impressionante nella sua forza

È un momento confuso, allo splendore del cielo estivo non corrisponde lo splendore dei nostri giorni, siamo avvolte da un velo spesso di paura, diffidenza e rabbia che ci lascia svuotate ed esauste. La narrazione dei nostri giorni attraverso le notizie e i social network sembra voler sottolineare il degrado ed il disastro, violenze, insulti, incoscienza, vendette, porti chiusi, morti che non scuotono nessuno… Ecco dobbiamo uscire da questa situazione e guardare l’altro lato della medaglia, sottolineare il risveglio, l’impegno, la solidarietà, le piccole azioni quotidiane positive, l’empatia, la bellezza di un alba luminosa, lo sbocciare di un fiore, il volo di una farfalla…

Ecco proprio la farfalla che vola leggera di fiore in fiore, raccogliendo nettare e riempiendo di bellezza i nostri occhi: è arrivata alla sua forma attuale dopo un lungo percorso, mesi da bruco che striscia, e sviluppa tutte le sue potenzialità come piccolo bruco che rosicchia una foglia, si nutre di poche cose spesso elaborando ciò che sta a terra e trasformandolo con la sua digestione in altro, migliore, umus per le nuove piante. A noi a volte fa un po’ schifo, ma lui è completo in sé, persino bello nelle sue fattezze strane, se guardate una foto ingrandita di un bruco vi trovate a pensare ad animali fantastici, ad altri mondi. Poi la sua vita è completa, giunge ad una svolta impressionante, scende nel buio, si chiude in un bozzolo e continua da solo in silenzio la sua azione di trasformazione, finché non è pronto, il bozzolo oramai inutile si apre e lentamente il nuovo animale che ne esce scuote le sue ali, lascia che asciughino e divengano capaci di portarlo in volo: la farfalla è nuova, ha subito una trasformazione tale che persino il suo DNA è diverso da quello del bruco sua origine. Ora ha piccole zampe, ha ali luminose, si sposta di fiore in fiore, si libra nell’aria.

Qualcosa di simile sta succedendo a noi, questa pandemia che ci ha travolti, rinchiusi, isolati pare stia regredendo, ma intanto ancora cerca di trattenerci, le nostre ali non sembrano ancora pronte per spiccare il volo… Ma sì ora sta a noi, aspettare consapevoli che le ali devono prendere forza, e cambiare completamente atteggiamento mentale e attitudini: possiamo muoverci nell’aria e nel vento, le minacce che ci circondano fanno parte della vita, così come la gioia, un fiore che sboccia, un’alba, una luna piena che illumina la nostra notte e ci suggerisce un cammino diverso: dobbiamo imparare nuove attenzioni, nuove espressioni d’amore, nuova cura. Non rinchiuse, non isolate, dobbiamo costruire nuovi schemi mentali, aiutare a rafforzare le nostre difese immuniarie, a sostenere noi stesse, evitare i danni che possono venirci dal consumare cibo spazzatura o abitudini dannose.

Sappiamo che muoverci, assorbire l’aria e il sole sulla pelle è importante, che è importante nutrirci bene, e qui ci viene anche l’invito ad un incontro con gli altri, le altre, a creare gruppi solidali di acquisto dai produttori, cibo pulito, frutta e verdura di stagione, imparare ad usare il tempo in modo diverso, creativo, divertirsi a fare un dolce, impastare il pane, spremere degli agrumi per una bevanda buona e salutare, intrecciare miele e dolcezza, piccante e salato per dare sapore ai nostri cibi e alla nostra vita. Creare cose con le nostre mani, scrivere poesie, libri, racconti, disegnare, perché siamo vive, siamo sociali, abbiamo disogno di intrecciare percorsi e pensieri, abbiamo bisogno di allontanare la violenza, e costruire amore, abbiamo bisogno di accogliere senza consumarci ed annullarci con una empatia che ci fa sentire il dolore dell’altra, dell’altro, ma non lascia che questo ci travolga, abbiamo bisogno di ancore salde dentro di noi per poter volare leggere, senza perderci, ma raccogliendo il dolce di ogni fiore. Il colibrì ha un lungo becco, che gli consente di superare la superficie a volte amara per arrivare in profondo al nucleo dolce e salutare che rimane troppo spesso celato ad uno sguardo superficiale. Di questo abbiamo bisogno, di ascoltare la nostra saggezza interiore, farcene scudo verso le ferite e propiettare all’esterno la nostra luce, il nostro amore per un nuovo cammino, una nuova vita in cui ogni respiro sia una fonte di serenità, di consapevolezza di collegamento: l’aria che respiriamo, la stessa aria ci nutre e potrebbe anche danneggiarci dove è inquinata e piena di particolati differenti. Prenderci cura dell’aria, della Terra, del mondo per costrire piano piano un ambiente sereno, pulito, accogliente, che lasci spazio alla vita, che permetta l’incontro, il sapere che passa dall’una all’altra attraverso il soffio del vento, il sospiro della brezza.

Queste sono le protezioni di cui abbiamo bisogno: amarci sentirci salde e sicure in noi e aprirci, coinvolgerci, comprometterci, senza farci travolgere, ma mantenndo intatto il nostro nucleo interiore. Ricordiamo che per contrastare, la violenza, le parole di odio, le narrazioni tossiche non dobbiamo metterci sulla stessa linea, ma modificare il contesto, spostare il punto di vista, spargere amore, amicizia, complictà, rispetto. Coprire le urla di canti e di sorrisi, perché è più bello e più coinvolgente l’amore, la comprensione, l’allegria. E vivere la solidarietà, per i prigionieri mapuche in sciopero della fame, per i palestinesi sempre sotto attacco, per ogni parte del mondo vicina e lontana, dove la mano oppressiva del potere tenta di spegnere la vita. I potenti giocano con le vite della gente, sia la incuria per la salute o la violenza attiva di una bomba, ma noi non dobbiamo accodarci alle urla rabbiose, Questa è la Luna del tuono, e noi facciamo sentire il tuono della nostra resistenza, della nostra solidarietà, dello essere insieme! Verrà la chiarezza ai nostri giorni, verrà la luce, se noi la cerchiamo. E i tuoni scuoteranno la terra per aprire nuovi cammini e svelare segni nascosti.

Nell’ultimo terremoto qui in Messico, oltre ai disturbi, ai danni, alle macerie, è emerso con sorpresa un piccolo gioiello di scritture rupestri che erano rimaste nascoste per secoli ed ora sono qui, davanti ai nostri occhi. Ogni cosa, ogni evento ci porta dolore e nuove scoperte, nuova consapevolezza, nuovi pensieri, nuova solidarietà, nuova gioia.

Sei acqua, non agitarti

Sei terra, non seccarti

Sei cielo, aria, non rannuvolarti

sei fuoco, non spegnerti

Con amore buona Luna Piena, buona vita

Pubblicato in Circolo cerimoniale, Cronache dal Messico..., Donne, ragionamenti sul presente, x un nuovo mondo possibile | Contrassegnato , , , , , , , , | Lascia un commento

Cura e mascherine

Ho letto una serie di post abbastanza ragionevoli che parlano della protezione individuale dal virus, per sè e per gli altri.

Comprendo le paure di chi è a rischio e la preoccupazione di ammalarsi di una malattia di cui ci hanno detto tutto e il contrario di tutto.

Qui nello Yucatan mi trovo che in molti posti non posso entrare, perchè sono anziana, in altri ti provano la febbre e ti fanno lavare le mani nel disinfettante prima di entrare, invitano alla giusta distanza, eccetera.

Tutte precauzioni prese per il nostro bene, ovviamente.

Poi succede che un giudice blocca i lavori per il cosidetto treno maya, adducendo il fatto che metterebbero a rischio la salute dei lavoratori e delle popolazioni coinvolte. Mi sorge un dubbio: perchè mai la protezione collettiva si ottiene, per il momento, con la sentenza di un giudice, mentre quella individuale ci viene imposta in modo spesso vessatorio? Come mai non possiamo riunirci, ma possono continuare a tagliare gli alberi, a insistere su grandi opere al più inutili e spesso dannose?

Perchè si sono pensate app di controllo individuale e non si è pensato nulla per l’ambiente che ha favorito se non prodotto il virus? Perchè devo vedere i bambini isolati a scuola nel loro quadrato di sicurezza e non devo vedere scuole sicure, pulite, disinfettate e bambini che possono viverci liberamente?

Anche io mi metto la mascherina nei luoghi affollati dove le distanze non sono sicure e nei supermercati o negozi, senza non mi farebbero comunque entrare, ma credo che l’accento sia stato posto sull’individuo in lotta contro il mondo e gli altri individui, dimenticando le nostre necessità sociali, che sono fondamentali e richiedono che l’ambiente non sia una minaccia, che una passeggiata non mi metta a rischio, che la natura non sia portata a difendersi dagli esseri umani.

Quando dicevamo che non vogliamo tornare alla normalità di prima, perchè quello era il problema, intendevamo proprio questo, che va rivista profondamente la nostra relazione con il quotidiano e con l’ambiente, con le altre persone e la vita intorno.

Non credo sia un caso che le misure di protezione individuale sono state suggerite da virologi che hanno trasferito sul territorio le precauzioni normali in un reparto di ospedale. Tenuto presente poi la quantità di personale ospedaliero che è morto o si è ammalato per il covid, mi sembra evidente che le precauzioni per l’ospedale, specie i reparti infettivi sono troppo poche, e che per la vita normale sono eccessive e sono richieste, come ci è stato più volte ripetuto, perchè i reparti ospedalieri non sono in grado di far fronte ad una massa di ricoveri eccessiva.

Non voglio nemmeno discutere se si sia ingrandito il rischio, se si siano falsate le cifre. Ognuno di noi ha almeno dei conoscenti che si sono beccati il virus, qualcuno si è salvato, altri purtroppo sono morti, con tutto quello che sappiamo delle condizioni in cui sono morti e sono stati sepolti. Quindi non metto in dubbio che la pandemia esiste, e che dei governanti dementi che non hanno preso provvedimenti hanno reso difficile la vita a molte persone e lasciato fare il suo corso alla pandemia, causando un numero eccessivo di decessi.

Ma una cosa mi domando: perchè non sono state prese misure di prevenzione? perchè invece di isolare a casa da sole le persone con sintomi finchè non si aggravavano non si è intervenuti subito con una cura a domicilio che arrivasse ai primi sintomi ed evitasse gli aggravamenti, per il possibile? La società è mancata a questo punto, e manca tutt’ora, hanno costruito ospedali fasulli, che stanno già smantellando, senza costruire una medicina di base sensata, presente, positiva, che aiutasse le persone sul territorio, si sono chiuse le scuole, non si sono curati i bambini, i ragazzi e le ragazze, e gli insegnanti e le insegnanti. Si sono inventati la scuola a distanza, senza averlo previsto e preparato, non si è pensato ad una scuola sicura! A male estremi estremi rimedi! Perchè non fare un controllo a tappeto a tutti i bambini e bambine, a tutte le classi, e magari proporre disinfezioni all’entrata ed abiti sicuri da lasciare a scuola, per poi vivere la normalità della scuola in modo protetto ma semplice, insieme?

Abbiamo chiesto ai bambini di stare a casa, di non abbracciare i nonni per non rischiare di contagirli, abbiamo chiesto ai nonni di isolarsi, di lasciar perdere gli stimoli, la gioia e magari anche la fatica che la presenza dei nipotini richiedeva. Abbiamo teorizzato l’isolamento, abbiamo detto che gli altri erano la minaccia il rischio, il problema. Le persone hanno cercato di reagire cantando dai balconi, ora cominciano a tornare nelle piazze, e subito si rinfocola la paura, nuovi focolai di contagio, che guarda caso sono tra i lavoratori o in alcune residenze

E nella colletività è emersa quel poco di reazione che la paura ha consentito: ci si è preoccupati degli ultimi, di quelli più in difficoltà, spontaneamente e con fantasia, o più organizzati, e non posso dimenticare le multe ai volontari, ai raider che hanno fatto le consegne a domicilio, al figlio che voleva andare a trovare la madre… .

Sì sono convinta che quello che è mancato nella gestione della pandemia è stata la cura preventiva, e la gestione del sociale che non fosse solo isolamento da tutti gli altri.

Ma la pandemia potrebbe essere una lezione se noi volessimo affrontare i segnali che ci hanno raggiunto in questi mesi, se cominciassimo a pretendere una sanità che non punti solo all’urgenza, alle cliniche e ai trattamenti in ricovero, ma che riprenda il rapporto con le persone, in cui il medico curante ti conosce, sa bene i tuoi problemi ed i rischi e può seguirti e consigliarti a casa, prima che tutto esploda in modo incontrollabile.

E la comunità è una risorsa, non può essere la volontà estemporanea di qualcuno che si fa carico delle persone più in difficoltà, mi sembra che siano proprio le comunità che vanno ricostruite, come relazione, come protezione, come scambio e sostegno, tornando a ragionare su “salviamoci tutti” tutti insieme, e non io chiuso nel mio isolamento più o meni dorato, a giudicare con tutto il veleno della paura chi non porta la mascherina, chi non sta a distanza, chi cammina fuori anche da solo! Rincorrere con droni e polizia uno che corre da solo è una assurdità uno spreco di denaro e di energie, e trasmettere questi video è un invito a demonizzare tutto ciò che non è oibbedienza pedissequa.
Credo che sia ora di cambiare registro, di cambiare esperti, io sarei per liberarcene proprio, e mettere insieme le nostre enrgie le nostre capacità e conoscenze, territorio per territorio, spazio per spazio, per ricomporre relazioni e fare progetti che partano dalle relali necessità, dai problemi, dalla quotidianità della vita delle persone e non dalla pretesa di ritornare alla normalità mortifera precedente.

Le comunità vanno ricostruite, e qui magari qualche “esperto” di gruppi, di comunicazione potrebbe aiutarci per un confronto sereno, per riuscire ad essere accoglienti e disponibili senza perderci .

Ci sono molti temi da approfondire, ma sono convinta che la base sia tornare a fare comunità, a fare gruppi, a parlarsi e confrontarsi ad aiutarsi, interferendo in positivo nella vita degli altri, delle altre. Penso che alcune donne sarebbero vive, e forse anche qualche bambino, se noi fossimo capaci di farci i fatti degli altri in positivo, con comprensione e con amore, ma senza sottrarci.

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IL POPOLO NON CAPIREBBE!

Con questo argomento si cercò di proibire che le donne partigiane sfilassero con i loro compagni imbracciando anche le loro armi. Molte si ribellarono e marciarono lo stesso, prendendosi, accanto agli applausi anche gli insulti di chi non accettava questa presa di iniziativa femminile. Poco dopo, durante il primo parlamento, una giovane deputata comunista disse a Togliatti che era incinta, “così anche le ragazze madri saranno rappresentate in parlamento” disse convinta, ma Togliatti no il popolo non capirebbe! o ti dimetti o abortisci in segreto, perchè il popolo non capirebbe. L’episodio, ed altri dello stesso tipo sono testimoniati da Lidia Menapace.

Il popolo non capirebbe, con questa scusa – convinzione non si fa nulla per cambiare e portare una ventata di energia e di libertà nel paese.

In base a quanto detto sopra possiamo dedurre certo che i primi comunisti italiani erano dei bacchettoni misogini incapaci di gestire nella realtà quello che si teorizzava per il futuro libero e luminoso, ma che ancora oggi questo sia l’argomento usato dai 5 stelle per rifiutare la abolizione dei decreti sicurezza mi sembra che sia una enormità, che la dice lunga sul loro livello di rapporto con il popolo

Sarebbe il popolo bue da guidare ciecamente e da carezzare nelle sue peggiori espressioni quello che non capirebbe, e loro vogliono tenersi tutti quelli che non capirebbero.

Mi ha colpito anche che il covid venga usato come scusa anche per questo: ora, pressato dalla contingenza, il popolo non capirebbe.

La contingenza, altra scusa per giustificare chiusure, ritardi repressioni.

Sono invece convinta che il popolo capirebbe, se invece di dare aria ai denti e diffondere ogni stronzata oscena dei leghisti da strapazzo si cominciasse ad usare un linguaggio serio, inclusivo, accogliente, se si facessero due conti sul costo dei respingimenti, sui soldi dati alla Libia, alla Turchia per creare contenimenti e campi di respingimento, forse si potrebbe, conti alla mano, avviare una diversa pagina delle relazioni internazionali e del sociale.

Si dovrebbe cominciare a parlare di diritti, di crisi climatica, di rispetto delle persone, ed anche di sicurezza sanitaria; governare i flussi, non pagare più per i lager libici, riprenderci magari anche qualche motovedetta per aprire corridoi umanitari sarebbe comprensibile.

Se si pensa che Riace da solo, un piccolo paese della Calabria con l’accoglienza aveva aperto il centro, le case abitate bambini e ragazze e ragazzi, solidarietà, botteghe e lavoro, lavoro anche per 80 persone italiane, e un paese che rivive. Si potrebbe pensare che una accoglienza seria, organizzata, senza tromboni o pompa magna, ma impegnata nella quotidianità delle situazioni potrebbe facilitare la ripresa di tanti comuni semiabbandonati, o abbandonati del tutto, e la gente sarebbe contenta di vedere bambini giocare, botteghe che si riaprono, campi coltivati, case curate, sarebbe contenta di scambiare storie, assaggiare cibi scambiare cibi, storie, tradizioni. L’ho visto nella quotidianità del mio paese, prima che il veleno sparso a piene mani irrigidisse le persone. Ho visto le anziane signore informarsi sulla gravidanza della giovane marocchina, ho visto spiegare alla signora che non capiva bene l’italiano che aveva diritto a saltare la fila dal medico, dato che era incinta, . Ho visto le persone al pronto soccorso preoccuparsi che la bimba nera venisse seguita e curata subito.

La gente capirebbe, se le venissero prospettati scenari diversi e si offrissero soluzioni inclusive e non discriminatorie, passando dall’orribile prima gli italiani, che non aiuta nessuno a salviamoci tutti collaboriamo per stare bene, vivere bene.

Sì, la gente capirebbe, se si iniziasse un clima di ascolto e condivisione, invece che di repressione e paura.

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FAME DI LIBERTÀ E GIUSTIZIA

Sono 43 giorni che il Machi Celestino Cordova fa lo sciopero della fame in carcere, con un grave deterioramento delle sue condizioni, e nessuno risponde alle sue richieste e a quelle degli altri prigionieri mapuche che dal carcere di Temuco portano avanti la stessa lotta.

Le autorità e il governo non si degnano di dare ascolto e risposte, anzi, mentre molti detenuti sono stati mandati a casa o agli arresti domiciliari per evitare i rischi di contagio che l’affollamento delle carceri rende più probabile, non un solo detenuto mapuche ha avuto la stessa sorte.

Persino le visite del medico di fiducia sono state ostacolate, e con la scusa della pandemia anche le visite ai detenuti, così che essi si trovano sempre più isolati ed abbandonati, ma non demordono, perché riprendere ad alimentarsi senza aver ricevuto nessuna risposta, senza essere mandati alle loro comunità niente potrebbe saziare la loro fame di giustizia.

Oggi finalmente la dottora di fiducia del Machi Celestino ha potuto visitarlo, e constatare la gravità delle sue condizioni: segnala un rischio grave per i reni, e per tutto il corpo, e ancora una volta i mapuche si trovano a lottare contro il muro delle autorità, che chiamano ad una responsabilità diretta verso la vita del Machi.

È necessario ed urgente una solidarietà internazionale che fatica a concretizzarsi e spero che divenga pressione massiccia e imprescindibile prima che sia troppo tardi per le vite fisiche dei mapuche in sciopero della fame.

Intanto anche in Italia un uomo, un sindacalista impegnato nella difesa dei braccianti immigrati sfruttati nelle campagne ha iniziato uno sciopero della fame, questo il post:

Sindacalista Aboubakar Soumahoro inizia oggi lo sciopero della fame: “chiediamo piano nazionale per emergenza lavoro, riforma filiera agricola con patente per il cibo sano e etico, cancellazione decreti sicurezza, cittadinanza per bimbi nati in Italia. La regolarizzazione dei braccianti della ministra Bellanova è una farsa” Di questo ha parlato più volte la televisione italiana e la sua azione ha attirato subito l’attenzione del presidente del consiglio. Non so come le cose andranno avanti, ma da alcuni accenni capisco che anche questa impresa sarà dura, ma vorrei sottolineare che pur con tutti i suoi limiti e le contraddizioni, una società appena decente ascolta ed apre un dialogo con chi chiede con tale forza una soluzione a problemi tanto gravi, e non la ignora lasciando le persone a se stesse!

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El Salvador: giustizia finalmente per Evelyn

Ricevo questo articolo di Maria Teresa Messidoro e lo pubblico sperando che circoli e venga letto, dato che è un importante spaccato della vita in El Salvador di donne e bambine.

El Salvador: giustizia finalmente per Evelyn

Riflessioni a più mani su bambine violate e donne a cui è stata resa giustizia

di Maria Teresa Messidoro

El Salvador nasce da una madre violata

Scrive Carmen Valeria Escobar l’11 maggio di quest’anno sulla rivista digitale Gatoencerrado:

“El Salvador nasce da una madre giovane, povera, spaventata. Noi salvadoregni nasciamo da bambine, madri che sono bambine. Il vero El Salvador, quello che vive lontano dai centri commercial e più vicino alle viscere della terra, è partorito da madri violate. Un anno fa, ho avuto l’opportunità di entrare, come giornalista, nella sala ostetrica di un ospedale pubblico nella regione orientale del paese.

Entrare in uno di questi ospedali è vedere da vicino la disuguaglianza. Però entrare nell’aera dei neonati è diverso: è entrare in un altro mondo. L’atmosfera è più leggera e tra grida di dolore, boccate d’aria e spinte, ci sono anche sorrisi, pianti e parole genuine di amore.

Appena entrata, mi scontrai con una fila di letti, a poca distanza l’uno dall’altro, che ospitavano le donne in attesa di partorire. Qui, in ogni turno, secondo il personale medico, c’è almeno una ragazza con meno di 16 anni in attesa di dare alla luce il figlio. Queste minorenni in gravidanza, l’anno passato, erano 543, recitano i dati ufficiali del Ministero di Salute.

Nell’ospedale ho conosciuto Maria, una delle 543. Aveva 12 anni, molto magra e altrettanto graziosa. Due occhi verdi impossibili da dimenticare. Già da lontano, si notava il suo non sentirsi a suo agio, la sua espressione era grigia come la stanza in cui si trovava. Al suo fianco riposava una bebè, che alcune ore prima era nata dal suo corpo magro e debole. Vicino a Maria c’era sua madre, una signora con il fazzoletto in testa, che non smetteva di piangere. Questa esperienza contrastava con quella delle altre donne dei letti accanto, che viceversa ridevano e celebravano l’arrivo di un piccolo nuovo essere in famiglia. Maria e sua madre, invece, avrebbero preferito uscire dall’ospedale senza niente.

Nove mesi prima, Maria era andata in un negozio. Mentre ritornava a casa, uno dei tanti ragazzi la intercettò. La prese, la toccò, la baciò e la violò. Una delle cose che lei ricorda di tutta quella vicenda sconvolgente è che lui si avvicinò al suo orecchio per dirle che era molto bella e ormai grande. Ma Maria era, ed è, una bambina.

Quando tutto finì, Maria si sistemò la gonna e decise di continuare la sua vita. Cosa le rimaneva? Non aveva intenzione di raccontarlo a qualcuno, però la divisa della scuola incominciò a starle stretta e la pancia incominciò a crescere.

Quando si resero conto della violenza subita, i suoi genitori la trasportarono in ospedale. Lì, i responsabili del Consejo Nacional de la Niñez y la Adolescencia (Conna) decisero che era meglio tenere sotto osservazione la bambina. La cosa più sicura non era chiamare la polizia, tantomeno presentare una denuncia alla Procuradoria para la Defensa de los Derechos Humanos (PDDH). La cosa più sicura non era procurare giustizia, bensì nasconderla. Ci sono zone in El Salvador dove la giustizia nemmeno si affaccia.

In ospedale, Maria non parlava più come una bambina. “A me piaceva andare a scuola”, diceva piangendo, mentre sistemava una pila di pannolini in uno zaino.

Se la rassegnazione ha un volto, è quello di Maria, piegando i vestitini della sua neonata, per iniziare una nuova vita che non aveva mai cercato. Se la disperazione ha un volto è quello di sua madre che reclama giustizia. E se la frustrazione ne ha uno, quello era il mio.

Maria è una delle vittime di uno Stato che storicamente ha deciso di ignorare le bambine. Di uno Stato che davanti a tutti permette violazioni di bambine, che le lascia partorire e dopo dice loro che si rallegrino perché essere madre è una benedizione.

Cosa possiamo aspettarci da un paese che nasce da una bambina spaventata? Cosa possiamo aspettarci da un paese che nasce da una bambina rassegnata a diventare madre?

Ci spaventa la violenza. Ci spaventano gli omicidi di un fine settimana, come lo scorso aprile, quando ci fu un’impennata e si arrivò a 80 omicidi. Alcuni politici usano persino questi morti per creare discorsi a proprio favore. Ci da fastidio la violenza, ma non la mettiamo in discussione. Parliamo della violenza come se nascesse dal niente.

Non parliamo di questa bebè di Maria che è nata dalla violenza. Quando questa bambina è nata, non ci è importato. Era uno in più di quei bambini che nascono in queste stanze d’ospedale strapiene. Ci sembra naturale. Ci siamo ormai abituati a qualcosa di orribile: a convivere con la vessazione e la violazione di bambine. Come questo testo: lo leggeremo, ci terrorizzerà tanto come un film … e dopo niente. Tutto continuerà uguale. In realtà non ci fa suonare un campanello d’allarme il fatto che una bambina metta alla luce un’altra bimba.

Un anno fa Maria uscì da questo ospedale con la piccola tra le braccia. Rassegnata.” 1

Giustizia per Evelyn Hernández, simbolo di una lotta femminista.

Dopo che ho letto questo articolo, ho provato tristezza, rabbia, stupore no, perché purtroppo conosco cosa succede in El Salvador, da quando insieme ad altr@ compagn@ di strada cerchiamo di costruire relazioni solidali e di scambio con uomini e donne salvadoregne. Fortunatamente, un’altra notizia, negli stessi giorni, mi ha colpito, questa volta favorevolmente.

Il movimento femminista salvadoregno ha avuto il merito in tutti questi anni di rendere visibili le conseguenze della penalizzazione assoluta dell’aborto in El Salvador, legge in vigore dal 1998 2

Ha infatti sempre denunciato le condanne fino a 30 e 40 anni di prigione di donne che hanno dovuto affrontare emergenze ostetriche e/o parti extraospedalieri, subendo l’accusa di aborto e procurato omicidio. Questa è stata la storia di Evelyn di cui oggi un’stanza superiore del Sistema Giuridico di El Salvador conferma l’innocenza, dopo una lunga battaglia condotta nelle aule dei tribunali, ma anche con le manifestazioni e appelli internazionali. Si ribadisce dunque il giudizio emesso con la prima sentenza del Tribunale di Cojutepeque nell’agosto 2019.

Nell’aprile del 2016, Evelyn ha sofferto un’emergenza ostetrica e la sua famiglia la portò all’ospedale più vicino in cerca di aiuto; invece Evelyn fu denunciata, arrestata e ammanettata alla barella del centro di salute. Nel 2017 venne giudicata e rinchiusa in prigione con una sentenza di 30 anni per omicidio aggravato, senza nessuna prova; nel 2018 la sentenza venne annullata, ordinando un nuovo giudizio, in cui Evelyn fu assolta. L’accusa si appellò, rifiutando il nuovo verdetto, ed ora, finalmente, Evelyn viene completamente assolta.

Morena Herrera, portavoce della Agrupación Ciudadana por la despenalización del aborto, ha manifestato la propria soddisfazione per la risoluzione adottata, ringraziando il lavoro di persone ed organizzazioni che hanno lottato in tutto il mondo per la libertà di Evelyn. “Il verdetto conferma che la giustizia è una strada da percorrere per la libertà delle donne” ha affermato.

E’ stata una vittoria per il movimento femminista salvadoregno, ma le battaglie non si fermano qui. Negli stessi giorni in cui è stata finalmente assolta Evelyn, organizzazioni di donne e dei diritti umani di El Salvador hanno emesso un comunicato in cui si chiede che vengano rimesse in libertà tutte le donne incarcerate con la colpa di una emergenza ostetrica.

Foto/Agrupación Ciudadana

La petizione si basa sulle raccomandazioni di organismi internazionali che chiedono di decogestionare le carceri, liberando prima di tutto le persone vulnerabili per evitare contagi di massa.

In El Salvador la popolazione carceraria fino a dicembre 2018 era di 39.000 persone, di cui quasi 28.000 condannati e gli altri 12.000 in attesa di processo. Secondo dati del World Prison Brief in El Salvador ci sono 597 prigionieri ogni 100.000 abitanti, collocandolo tra i primi paesi al mondo er affollamento carcerario. Quasi il 10% dei reclusi sono donne.

A causa della pandemia, la Comisión Interamericana de Derechos Humanos ha chiesto agli stati di concedere libertà anticipata per le persone con maggior rischio, tra cu si collocano le donne in cinta o con bambini, in particolare coloro che hanno già espiato un terzo delle condanne che comunque non avrebbero dovuto subire.

Il comunicato sottolinea che molte delle donne incarcerate ingiustamente hanno figli minori di 12 anni che le stanno aspettando a casa e inoltre ricorda che il Grupo de Trabajo sobre Detención arbitraria delle Nazioni Unite, in un documento di marzo, ha denunciato che in El Salvador si verificano detenzioni arbitrarie di donne che hanno subito emergenze ostetriche.

“Il contesto normativo salvadoregno è discriminatorio, in quanto restringe i diritti umani e la dignità delle donne, criminalizzando i loro diritti riproduttivi e quei comportamenti che sono il risultato diretto della mancanza cronica di accesso alla salute; tale situazione si aggrava ancora di più con la pandemia COVID 19” Così si conclude il comunicato, ricordando prima di tutto allo Stato Salvadoregno, che giustizia deve esserci, anche se è già tardi per quelle donne che hanno trascorso in prigione la propria giovinezza. 3

Ma che almeno non sia troppo tardi.

Foto/ Agrupación Ciudadana


1. L’articolo originale qui https://gatoencerrado.news/2020/05/11/el-salvador-nace-de-una-madre-violada/

2. Vedere l’articolo in Bottega http://www.labottegadelbarbieri.org/el-salvador-storie-di-donne-al-di-la/ e https://revistalabrujula.com/2020/06/08/se-confirma-resolucion-absolutoria-para-evelyn-hernandez-una-lucha-juridica-y-feminista/

3. In questo articolo si presenta la legislazione sull’aborto in altri paesi latinoamericani https://revistalabrujula.com/2020/06/10/solicitan-que-las-mujeres-encarceladas-por-emergencias-obstetricas-sean-liberadas-ante-pandemia-covid-19/

*vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento, http://www.lisanga.org

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FERMIAMOLI!

quattro anni, e non ne compirà mai cinque perchè una pallottola israeliana in fronte l’ha ferita a morte

Riporto di seguito il post con cui ho commentato questa ennesima morte palestinese, sperando che l’emozione non resti una cosa di superficie ma riesca infine a smuovere le nostre coscienze. Non capisco davvero la differenza di reazione. Certo il video della uccisione di George Floyd è un colpo sconvolgente, ma quante volte tutto è stato silenzio di fronte ad altre efferate uccisioni? I palestinesi sono meno umani? O noi siamo sensibili in base alle condivisioni o alla pubblicità?

In questo testo non ho parlato della violenza sulle donne e dei femminicidi pperchè è un altro tema tyerribile e trasversale ai mondi ed alle ideologie, ma è chiaro che se non si ferma la violenza non ci sarà speranza, sinchè un giudice può dichiarare necessario sfogo sessuale di tre giovani la violenza su una ragazzina, o un presidente dichiarare che il novanta per cento delle denunce di maltrattamenti in famiglia sono false, come è possibile che il clima cambi, che qualcosa cambi?

Sono arrabbiata, molto arrabbiata, furiosa per la difficoltà di dare voce a quello che succede in Palestina!

Forse questa bimba riuscirà a commuoverci e a farci dire che ISRAELE VA FERMATO, ma ho poche speranze, se penso alle volte che mi sono commossa, indignata, infuriata! Tenetevi le vostre finte lacrime! Nemmeno di coccodrillo le chiamo, perchè il cococdrillo fa le sue naturali azioni, voi vi consolate stillando una lacrima sul volto di una bimba che è morta dopo giorni di agonia, per essere stata colpita al volto da una pallottola israeliana, vi indignate un attimo quando la foto di un giovane disabile ammazzato senza pietà dalle forze israeliane viene abbinata a quella di un uomo nero ucciso dalla polizia, e per un giorno due emarginati sono considerati insieme esseri umani di cui si piange la morte.

Ma non vi riesce prendere coscienza che lo stillicidio di morti nel mondo da parte della polizia, le pallottole sugli occhi di un ragazzo cileno o di un bambino palestinese hanno la stessa matrice: la violenza del potere che non considera il valore della vita di ogni essere umano. Se non prendete atto che se non si ferma Israele, se non lo si obbliga a rispettare almeno il diritto internazionale , se non si ferma la violenza complice degli USA se non si ferma la formazione della polizia con la stessa matrice assassina niente potrà cambiare!

Dilaga il morbo della violenza e travolge i palestinesi i curdi, i cileni e i difensori dei diritti umani di tutti i popoli nativi, gli antifascisti, i noTav, i no Muos, Il cerchio si stringe, ammazzano un uomo in Messico perchè era senza mascherina, e minacciano chi denuncia il fatto, e il cerchio si stringe sempre di più, più persone aggredite, più persone nel nodo scorsoio della repressione, sino a che il mondo stesso non precipiterà sulle nostre case e non ci sarà nessuno a soccorrerci.

Se volete commuovervi e rispettare questa piccola vita spenta Fermate Israele, boicottate tutto, anche a livello culturale, di incontri, di discorsi, nessuno spazio per loro e la loro violenza! Fermate Trump, e gli Usa dietro a lui, il principale complice di quella violenza, fermate Pinera e Endrogan, dai due lati del mondo responsabili della repressione e della inascoltata voce dei lottatori per la libertà, fermate Bolsonaro e la strage degli indigeni,

cominciamo a far sentire loro circondati, cominciamo a far passare parola che un altro mondo dal basso si può costruire, che le grandi opere vanno fermate, ripiantati gli alberi, ripuliti i fiumi, dismesse le fabbriche di morte. Senza soldati, senza complici nessuna guerra è possibile!

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SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI MAPUCHE IN SCIOPERO DELLA FAME

30 GIORNI, lo sciopero della fame continua da parte dei prigionieri mapuche nei carceri del Cile. Il Machi Celestino Cordova continua e resiste con la sua salute sempre più a rischio. Chiediamo risposte urgenti al governo del Cile, ai responsabili della detenzione! Machi Celestino Cordova al suo rewe e tutti a scontare il residuo di pena nelle loro comunità o ai loro domicili,

omaggio alla lotta dei prigionieri mapuche,
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28 maggio a Brescia 1974

28 maggio, la bomba


nella salla d’attesa dell’ambulatorio non si parla d’altro,


una donna più grande dice Sono tornati i fascisti

,
mi sembra di essere ai tempi quando uccisero

Guaschino Modestino, proprio qui vicino…

I fascisti han cercato di tornare,

ma i compagni hanno raccolto il sangue

dei loro compagni, delle loro compagne

si son ripresi la piazza,


hanno difeso ed onorato i morti e i feriti,

compagni, fratelli e sorelle, compagne


le nostre vite segnate un punto di svolta,

non potersi astenere, non puoi,

devi sapere da che parte stare,


compagni, compagne, fratelli e sorelle…

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SOLIDARIETÀ AL MACHI CELESTINO CORDOVA IN SCIOPERO DELLA FAME DA 23 GIORNI

Abbiamo da poco superato il trauma dei morti del gruppo Yorum in Turchia che le notizie di altri scioperi della fame in giro per il mondo ci raggiungono. I prigionieri palestinesi . cui nessuno riesce a dar voce tentano ogni tanto di forzare le condizioni orribili di detenzione ciniziando uno sciopero della fame. Anche i Mapuche, ne abbiamo già parlato più volte, cercano di piegare un governo ed una in-giustizia sorda e cieca ricorrendo alla misura estrema dello sciopero della fame.

rewe =luogo puro, dove il o la machi contatta le sue energie spirituali, rinnova la sua forza e la sua sapienzae neutralizza le energie che causano infermità – Un Machi è una autorità ancestrale, la principale figura medica, religiosa, sociale consigliera e protettrice del popolo mapuche

Io credo che ci voglia un impegno costante, una volontà internazionale di proteggere queste anime savie che lottano senza armi senza aggredire nessuno se non se stessi per chiedere dignità e giustizia

Ho seguito e sofferto il precedente sciopero del Machi Celestino . Anche allora si era arrivati al pericolo di vita, al ricovero in ospedale ed al tira e molla per convincerlo a sospendere lo sciopero prima di avere avuto una risposta. La risposta poi venne, mutilata, incerta e molto offensiva: mentre anche pluriomicidi acclarati ricevono permessi incondizionati per presentare i propri libri e presenziare a manifestazioni pubbliche, al Machi Celestino che chiedeva semplicemente di tornare per 48 ore al suo rewe, il suo luogo sacro, dove avrebbe potuto fare la cerimonia per lui vitale di riconnessione con la terra e il suo popolo, a lui fu permesso una permanenza molto più breve di quella necessaria e con un dispiegamento di forze di polizia a controllo che resero tutto molto limitato ed incompleto. Si è rassegnato, avendo ottenuto quel piccolo momento di respiro.

Un secondo sciopero della fame era sstato sospeso il 20 marzo scorso, senza nessun risultato concreto

Ora, con la contingenza covid ed il rischio molto alto di contagio che tutti i prigionieri corrono, il machi Celestino ed altri prigionieri politici mapuce hanno iniziato un nuovo sciopero della fame. Non fanno richieste assurde o inaccettabili, stanno dentro i confini delle leggi e dei patti che prevedono che i mapuche possano scontare la loro condanna agli arresti nella loro comunità. I Mapuche si definiscono la gente (che) della terra (mapu), per loro la connessione con la terra e con tutto l’ambiente intorno è sacra e vitale. Un Machi, una autorità spirituale, non può staccarsi dalla terra e dalla sua gente. per questo la determinazione del Machi Celestino è così forte, anche se la sua vita è messa a grave rischio, il suo fisico già debilitato dal precedente sciopero della fame reagisce dopo 23 giorni di digiuno in un modo che prima aveva richiesto ben altro tempo.

Questo l’appello diffuso il 4 maggio

COMUNICATO DEL 4 maggio 2020

Familiari, amici e amiche e Rete di solidarietà al Machi Celestino

kaosenlared.net/resistencia-mapuche-machi-celestino-cordova-prisionero-politico-reinicia-huelga-de-hambre/

www.facebook.com/groups/489799691361876/permalink/1154358638239308/

Alla nazione mapuche, al popolo cileno e a tutta l’Abya Yala (1), a coloro che resistono al colonialismo e al capitalismo estrattivo, alle nostre autorità tradizionali e spirituali:

  1. Kiñe/Primo: Questo lunedì 4 maggio, il Machi Celestino Córdova riprende lo sciopero della fame e della sete a tempo indeterminato con un peso di 94,300 chili, sciopero che era stato sospeso il 20 marzo. Dinanzi all’assoluta mancanza di volontà politica da parte del governo di applicare la Convenzione 169 ai prigionieri politici appartenenti alle popolazioni indigene, oggi il machi riprende questo sciopero della fame e della sete sapendo quanto possa essere pericoloso e serio per la propria salute, e se ne assumerà tutte le conseguenze.
  1. Epu/Secondo: Le richieste sono concrete ed esigono ancora una volta ciò che è giusto in quanto diritto dei popoli originari privati ​​della libertà:
  2. A) [per il machi,] trasferimento del luogo dell’esecuzione della condanna nella sua ruka (2), in ottemperanza alla Convenzione ILO 169;
  3. B) per tutti i prigionieri e le prigioniere politici, mapuche e non mapuche, [analoga] modifica delle modalità di esecuzione della pena detentiva, affinché possano scontarla nelle loro rispettive comunità o presso il loro domicilio;
  4. C) revisione delle misure di custodia cautelare in carcere[, convertendole in arresti domicliari o revocandole senz’altro,] per tutte le persone, mapuche e non mapuche, imputate di reati in connessione alle manifestazioni sociali [di Ottobre 2019].

Chiediamo il rispetto senza riserve della Convenzione ILO 169 e in particolare degli articoli 9 e 10 che riguardano il trattamento dei nostri prigionieri e prigioniere nelle carceri di questo paese.

  1. Kula/Terzo: Qui è responsabilità della Gendarmería (3) e del governo cileno, che non hanno adempiuto alla propria funzione di salvaguardare la vita dei prigionieri e che non sono nemmeno in grado di farlo. Perfino il Brasile, con il governo che ha, è stato in grado di applicare la Convenzione 169 in questi casi. Pertanto, soddisfare l’attuale nostra richiesta, in modo concreto, dipende solo dalla volontà politica.
  1. Meli/Quarto: Questo sciopero della fame ha il beneplacito del mondo spirituale e quindi ha un carattere spirituale. Con questo vogliamo chiarire che abbiamo urgente necessità di accrescere il nostro feyentun (4) in tutti gli ambiti e tutti i territori, e chiediamo di agire di conseguenza.

Siamo in tempi di lotta, ma anche di resistenza. Dobbiamo sostenerci a vicenda come fratelli e sorelle in qualsiasi territorio e alzare la voce di fronte alle minacce, di qualsiasi tipo. Abbandonare la passività e agire: tale è il significato di questo sciopero, è un passo verso la mobilitazione, poiché è meglio morire combattendo che in ginocchio davanti a un sistema oppressivo che, attraverso la paura di un virus, ci sottomette incessantemente.

Infine, l’appello è di camminare insieme, cosa che diventa ogni giorno più pressante e urgente, dinanzi all’avanzata del capitalismo e delle sue espressioni economiche come le società estrattive minerarie che stanno depredando la nostra Ñuke Mapu (Madre Terra) e il nostro modello di vita.

Ecco perché oggi esortiamo alla necessaria unità d’azione, a un cammino verso la convergenza delle diverse lotte in corso nel territorio, alla ricerca di forme d’intesa e di punti in comune che rendano possibile l’indispensabile unità delle persone mapuche e non mapuche per il recupero del buen vivir.

LIBERTÀ PER I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE POLITICI MAPUCHE!!

LIBERTÀ PER TUTTI I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE POLITICI LEGATI ALLE RIVENDICAZIONI SOCIALI!!

LIBERTÀ PER I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE POLITICI!!

BASTA CON LA REPRESSIONE E LO SGOMBERO NEI TERRITORI IN RESISTENZA!!

Machi Celestino Córdova

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IO CI SONO

Mi ha chiesto e tu dove eri? Mentre io finivo in galera, per 10 giorni nel 68 e le pigliavo dai poliziotti? Dove eri mentre io facevo l’ora di silenzio per la pace?

Oddio, dov’ero? Aspetta un attimo che ci penso: nel 68’ lavoravo come assistente sociale in un istituto per handicappati, e in quell’anno l’abbiamo completamente ribaltato, mi sono sposata, ho fatto un concorso per assistente sociale del tribunale minorenni, nel 69 ho fatto un figlio, ho cominciato a lavorare al Tribunale minorenni, iniziando proprio il giorno di un incontro in cui si metteva in discussione tutto l’impianto del servizio. E poi… e poi, scrivevo, collettivi femministi e discussioni, in valle e in città, una figlia, e poi le occupazioni, la solidarietà alle fabbriche occupate, le lotte, e poi la bomba che esplose sui nostri sogni, e Brescia per giorni in lutto e ordinatamente in mano agli operai, e poi Piazza Loggia, le lotte, le guerre, la pace mai ottenuta e il Seme e il Frutto, e il laboratorio, e poi…

Mi fermo, perché quel che ho sentito nella domanda fuori contesto di un’amica è stata l’amarezza, la delusione, perché tu parli di forza, di resistenza, ma lo sai che cosa è? Ed ora che forze abbiamo mentre tutto è bloccato? E non voglio ammalarmi e non so come unire difesa e libertà, e sono anziana sono stanca, sono amareggiata… dove è la forza?

Ecco anche io sono stanca e anziana, ma non sono amareggiata, e rivendico con serenità quello che ho fatto, le lotte e le sconfitte insieme alle vittorie.

Scusa se ho preso spunto dalla tua domanda per seguire un ragionamento: questo è ancora il nostro tempo, è come ieri, come sarà domani, il tempo della lotta, della rivendicazione dei diritti, del distinguo tra giustizia e potere tra legge e giustizia…

Molti anni fa parlando con Mirella Bentivoglio, mi lamentavo anche io degli scarsi risultati che alla fine abbiamo ottenuto, come se le lotte avessero poi prodotto solo un soffio superficiale, un sospiro di cambiamento e nulla più. Lei che aveva una ventina d’anni più di me ha scosso la testa e mi ha elencato tutte le differenze tra un prima che io avevo cancellato e che lei aveva vissuto e un dopo.

Il 68, il femminismo hanno prodotto cambiamenti irreversibili nel modo di porci e di pensare. Ora c’è un rimescolamento di carte, un tentativo di riportarci indietro e a destra come se nulla fosse cambiato, ma il movimento è superficiale e mediocre, e noi ci ritroviamo di nuovo al centro della battaglia perché tocca a noi fare argine, parlare, raccontare, dare le misure di un prima e un dopo, riflettere, porre limiti chiedere cambiamenti, svelare il gioco del potere e lasciare che i giovani trovino la loro strada e il loro modo di porsi verso il nuovo.

Certo ci sono ragazzi senza spessore, superficiali ed eterodiretti, ci sono i vari social che abituano alle poche parole, ai detti brevi , al linguaggio violento e sboccato, ma ci sono tutti gli altri, tutti quei giovani che nonostante la pubblicità, le pressioni, le attese, la ricerca del successo facile basato più sull’apparire che sull’essere vanno avanti prendono iniziative, vanno a salvare il mondo in giro per il mondo, si siedono a protestare anche da soli, o si uniscono per assistere i migranti, i senza tetto, le persone messe in difficoltà dalle chiusure. Ci sono in tutto il mondo giovanissime ed anziane signore che lavorano per la libertà ed i diritti delle donne.

Prima del 68, quando io ero un adolescente, non ostante giornalini e riunioni eravamo considerati superficiali senza costrutto. Nati alla fine della guerra o subito dopo, noi eravamo quelli che non avevamo provato le privazioni, e che avevamo la vita facile pensando che tutto ci fosse dovuto, e poi lo scandalo del rock and roll che rompeva gli schemi dei movimenti armoniosi, che spingeva i corpi a muoversi anche in modo scomposto e secondo alcuni scorretto e osceno. E poi gli è scoppiato in faccia il 68 con tutto quello che è venuto dopo.

Quindi dovremmo stare attente a svalutare tutto, a vedere queste nuove genrazioni come incapaci, disperate, senza nerbo. Certo, non hanno i nostri modi di fare, ma anche noi le abbiamo provate tutte, dalle occupazioni, gli espropri proletari, gli scontri con la polizia, agli indiani metropolitani, dai girotondi delle femministe ai girotondi molto più pro istituzioni e adesso persino le sardine, e poi Greta, e noi a chiederci chi la spinge, chi la protegge.

Cose già viste, quando il potere non può piegare o distruggere una persona cerca di circuirla, di metterla alla ribalta così che noi pensiamo che sta facendo il gioco del potere, ma appena si rivela inmanipolabile e dice chiaramente che il potere è il problema, allora cominciano a ritirare la ribalta. a spegnere le luci, ad insinuare cose, a cercare di distruggerla. E se fosse sola sarebbe già finita, ma il movimento che è nato grazie a lei e con lei, non con la sua leadership, ma con lei, è molto più forte e resistente, e credo che ci troveremo a vedere cose nuove, la trasformazione delle relazioni, la lezione della pandemia potrebbe essere uno spunto.

Ma ripeto io non sono amareggiata, non è detto che un tempo fosse meglio, come diceva uno splendido libro di Luisa Passerini dando voce ad un ex lottatore: bene navigavi, naufragium feci.

Ma no manco sono naufragata, mi sono trasformata, ho cambiato tante cose, ho fatto molte scoperte ho approfondito, e ancora scopro, studio, incontro, cerco e vado avanti. Io sono qui.

La farfalla che ha deciso di abitare con noi per alcuni giorni. Scura come la notte della sua ultima trasformazione in questa tappa forte di vita. Era completa come bruco, ed ora è completa come farfalla che può volare
smar

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LUNA PIENA IN SCORPIONE, 7 MAGGIO

Il 7 maggio avremo la Luna Piena, luna dei fiori, dei primi raccolti e della fioritura rigogliosa. Siamo a maggio, considerato il mese delle rose, ed i fiori cominciano a sbocciare in ogni dove. Quest’anno poi, con meno presenza umana che mai, niente disturba la vita vegetale, e vediamo di riuscire a godere della sua fioritura. Insieme alla Luna Piena, l’ultima superluna dell’anno, grande, luminosa, più vicina che mai, avremo anche una pioggia di meteoriti, grazie alla coda della cometa Halley le cui tracce dovrebbero passare nei nostri cieli dal19 aprile al 28 di maggio, ma proprio il sei ed il 7 saranno i giorni in cui la pioggia di stelle cadenti sarà più intensa.

Questa Luna Piena arriva in un momento molto difficile per il mondo intero, quando la presenza di un virus non so se creato, o trasmigrato o chissà, comunque c’è, ed ha alterato le nostre vite in modo drastico. Eravamo impreparate, impreparati, come cittadini e come governanti a questo evento, anche se le simulazioni e le ipotesi che da anni circolavano avrebbero dovuto farci più attenti e più previdenti. Così non è stato, e quindi eravamo impreparati sia al contagio che alle misure di prevenzione. Abbiamo subito tutto, le restrizioni, il divieto di occuparci dei nostri cari malati, le loro sepolture occulte, e solo lentamente stiamo venendo fuori dalla obbedienza ottenuta con il panico diffuso e cominciamo a ragionare, e allora adesso è il momento di affrontare le nostre vite, di guardare ai cambiamenti, al passato, e al futuro tenendo presente ciò che ha prodotto questa situazione di incapacità e di panico, e ciò che non vogliamo che sia più, domani, dopo. Chiediamoci che cosa volgiamo e che cosa non vogliamo di questa riapertura, che cosa dobbiamo cambiare, drasticamente da subito, per evitare di ritrovarci nelle stesse impasse di prima.

Di seguito vi propongo il messaggio di Any Giroldi, perché mi sembra che la visualizzazione che lei propone possa davvero esserci utile per bruciare tutte le scorie e rinascere come fenici dalle nostre ceneri nuove, intere, capaci di fantasia, di energia, meno rabbiosae ma più efficaci.

Any Giroldi :tarotista, acompañante en procesos sagrados femeninos Traduzione mia

Luna piena in scorpione, segno della grande trasformazione e rigenerazione, come l’Ave Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, ti propongo in questa luna piena che sia una nuova rinascere. Immaginiamo che stiamo partorendo noi stesse: per questo ti propongo una piccola visualizzazione creata da me: prendi un respiro profondo, e espirando tutta l’aria, senti che ti svuoti da ogni disagio – quando ti senti rilassata immagina di scendere per un tunnel e arrivi in una grotta dove c’è molto fuoco, non hai paura di questo fuoco non ti brucia lo senti caldo sai che in questo momento è ciò di cui hai bisogno per la tua trasformazione vai a buttare in quel fuoco tutte quelle cose che non ti permettono di sentirti una donna piena, guarda come si bruciano: butta le tue paure…. butta la bassa autostima…. Brucia il non sentirti degna, le ferite d’amore… prenditi il tempo di sentire tutto ciò che hai bisogno di bruciare…….. brucia la sensazione di mancanza, ora visualizza come da quelle ceneri rinasci come l’Ave Fenice…

Oggi sei piena..

oggi ti ami

oggi sai che te lo meriti.

Ripeti in te o a voce alta tre volte: oggi ho partorito me stessa!!!

Con Amore Any 💜♏️ #lunallenascorpione #trasformazione #regeracion #avefenix #pariendomeamimismo #oraculohijasdelaluna

Ecco ora che siamo rinate, guardiamo a tutte le cose che dobbiamo lasciar andare, a quelle che dobbiamo cambiare, sia nella vita individuale che collettiva, nei gruppi, nel quartiere, nel comune, dove si svolge la nostra vita e si incontrano i nostri affetti e le nostre emozioni, in circoli concentrici allarghiamo la nostra osservazione alle relazioni, al mondo, alle possibilità che abbiamo di unirci ed incidere su qualche questione pressante, o di sottrarci e respingere qualcosa che non ci sta più bene.

Un pensiero che mi frulla in testa da giorni è che nulla avverrà per magia, così, improvvisamente, anche perché la magia non agisce così, tutto è magia, è la somma dei nostri intenti, delle nostre speranze, della volontà e delle paure, per cui la risposta dell’ universo è sempre legata a noi, alle nostre parole. Noi creiamo la realtà, spesso in modo inconsapevole, chiamando gli eventi continuando a nominarli proprio quando cerchiamo di superarli o di respingerli. Io ho deciso di non condividere più nessun post, per nessun motivo, che contenga la faccia di alcune persone che preferirei non avessero influenza sul mondo, dato che hanno una influenza nefasta, e quindi non li nomino cerco invece di andare in positivo verso quelle parole che possono creare amonia, speranza, comprensione. È assurdo, e inutile contnuare a dire che gli italiani non capiscono e che tutto finirà male, ma nemmeno tutto andrà bene se non mettiamo in moto le nostre energie positive.

Cominciamo a parlare e condividere le esperienze positive, le associazioni che spontaneamente lavorano per il bene comune, le persone che in questo momento si danno una mano, riconosciamo anche le cose buone che ci succedono, o facciamole succedere noi: una telefonata per rassicurarci su come stanno le persone vicine che non vediamo da mesi, bussare alla porta di un vicino che non si sente da un po’ chiedendo se va tutto bene, se non serve nulla. E passiamoci studi, riflessioni ricerche che ci possono aiutare ad immaginare un dopo e a costruirlo. Se possiamo fare un passo fuori, cominciamo ad occuparci degli orti, delle piante in vaso o sul balcone, inventiamoci orti verticali se non abbiamo altri spazi, ma cominciamo a mantenere un legame con la natura, con la madre terra, gli alberi, gli animali. Cominciamo a comprare solo da chi produce , nel piccolo negozio, cominciamo a creare cose, riciclare, costruire con le nostre mani, incolliamo poesie sui muri, raccontiamo storie, costruiamo comunità che non siano solo virtuali. Giochiamo con la “giusta distanza” per creare percorsi ed incontri, e se vogliamo stringere mani e almeno passare una carezza, disinfettiamoci prima con evidenza, così che la stretta sia un passaggio di cura e di amore, senza guanti che sono facilmente sporchi, ma con molta cura. Ecco cominciamo a cambiare le parole diffuse, passiamo a collaborazione, comprensione, cura, (non a ordine e disciplina, che stanno creando dei mostri,) condivisione, empatia, guarigione, amicizia, solidarietà, impegno, dono, gratuità, scambio… e poi metteteci tutte le parole positive che volete, senza ovviamente dimenticare l’amore che è la base e il sostegno di ogni costruzione. E vi avvolgo in tutto il mio amore con un abbraccio attraverso i mondi, lasciandovi alcuni link di testi che sono girati in internet, invitandovi a leggere, per ragionare, prendere spunti, andare oltre trovare dei suggerimenti delle suggestioni da cui partire per andare magari altrove. Buona Luna Piena amiche mie e amici, sorelle e fratelli, e buona rinascita, buon cammino

Alcuni miei articoli si trovano sul blog ragionandoci.wordpress.com, io suggerisco – Slaviamoci tutti- del 17 marzo- / In Messico oggi è il dia del niño, del 30 aprile / per faovre parliamo d’altro, del 5 maggio

Sul blog di Maria di Rienzo: lunanuvola.wordpress.com : vi sottolineo gli ultimi due Marilyza e l’ultimo Empatia vincente, ma voi sapete che si trovano una quantità di perle nei suoi scritti. E naturalmente tra quando ho scritto il testo ed ora che lo sto pubblicando vi sono altri due articoli appena pubblicati molto interessanti! Forza, leggiamo quel che ci può servire!

Su la bottega del Barbieri, gli articoli di Maria Teresa Messidoro, l’ultimo a questo link http://www.labottegadelbarbieri.org/per-una-geografia-non-neutrale-e-finalmente-femminista/

E da ultimo un articolo che è girato molto anche in internet, che penso sia uno studio abbastanza profondo della situazione attuale che ci può aiutare anche a capire perché e come possiamo venirne fuori: https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/05/effetto-nocebo-coronavirus/

questo link è in spagnolo, per cui vi traduco il pezzo che ho sottolineato

https://desinformemonos.org/repensando-fronteras-frente-a-la-covid-19/?fbclid=IwAR1EDR3GSySmOAl62MUocxvjopg_KVrhw3JJ-_YKO3RmNgv4x015iAVR85g

Se ven nuevas formas, espontáneas o reinventadas, de solidaridad. El miedo ha provocado reacciones de cerrazón, y también reacciones que buscan no solo mantener la conectividad humana sino ampliarla, juntando para discusiones virtuales grupos tras fronteras, sectores, razas, idiomas. Estamos aprendiendo a acortar distancias con nuevas modalidades de comunicación y organización. No es fácil, pero paradójicamente está abriendo nuevos horizontes. La fragilidad del organismo humano nos obliga a reubicarnos con humildad y cuestionar quiénes somos y quiénes queremos ser.

Hay una sensación marcada de que estamos frente una disyuntiva histórica, o varias. Sin duda, una de las más importantes es entre el aislamiento como forma de vida o la construcción de una nueva convivencia que reivindica y prioriza las relaciones humanas aun cuando no podemos estar juntos.

Si vedono nuove forme , spontanee o reinventate di solidarietà: La pauta ha provocato reazioni di chiusura, ed anche reazioni che cercano non solo di mantenere la connessione tra umani, ma anche di ampliarla, riunendo per discussioni virtuali gruppi transfrontiera, tra settori, razze, idiomi. Stiamo imparando ad accorciare le distanze con nuove modalità di comunicazione e organizzazione. Non è facile, però paradossalmente sta aprendo nuovi orizzonti. La fragilità dell’organismo umano ci obbliga a ricollocarci con umiltà e interrogarci su chi siamo e chi vogliamo essere

C’è una sensazione marcata che siamo di fronte ad una o varie fratture storiche.

Senza dubbio una delle più importanti è tra l’isolamento come forma di vita, o la costruzione di una nuova convivenza, che rivendica e da priorità alle relazioni umane anche quando non possiamo stare uniti.

Senza dubbio ci sono molte altre riflessioni interessanti, se siete iscritte a Comune Info ne trovate di sicuro molte, ma ho preferito sottolineare quelle che allargano un poco lo sguardo e magari anche che ci arricchiscono di riflessioni e conoscenze

La Luna Piena con una immagine che viene dai popoli nativi,
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Per favore, parliamo d’altro!

E va bene, il mio post vi è piaciuto, e forse qualcuno l’ha anche un po’ frainteso, per cui ora proseguo il ragionamento sul blog. Vorrei chiarire alcuni punti:

1- la discussione vaccinisti o non vaccinisti mi ha profondamente stancato, è impossibile argomentare nel merito perché vengono sbandierate due fedi differenti una contro l’altra armate e quindi esprimere dubbi o perplessità in un senso o nell’altro diventa un sacrilegio o una bestemmia.

Ho alcune domande, alcune perplessità sulla generalizzazione della vaccinazione come soluzione di tutti i problemi, non contro le vaccinazioni in sé, ma contro l’uso distorto e spesso inutile di questo strumento che potrebbe essere prezioso

2_ continuando sull’argomento vaccinazioni: affidarsi a Bill Gates e santificarlo perché sta preparando il vaccino mondiale, e dargli pure dei soldi mi sembra una assurdità pericolosa: ci affidiamo ad uno che di soldi ne ha tanti di suo e che li usa per acquisire potere e visibilità nel mondo, che ha già espresso il suo impegno in questa direzione e che sta finanziando-manipolando persino la OMS. Volete pensare che è un santo? E allora perché si fa dare soldi dal governo e non usa i suoi?.

Perchè dimentichiamo tutte le persone, i laboratori che stanno studiando il virus senza clamore? Abbiamo bisogno del battage pubblicitario?

3- e per arrivare al governo Conte: ho capito che fa molta paura qualunque critica che possa poi essere usata dai farfuglianti leghisti per tirare acqua al proprio mulino, ma se non sono libera di criticare un governo che dovrebbe essere “amico” che libertà ho? Sempre quella della fede?

Per precisare, il signor Conte è stato presidente anche del precedente governo in cui il signor Salvini ed altra gentaglia come lui, ma lui in primis, ha imperversato imponendo restrizioni e decreti assassini di ogni libertà, per noi e per gli altri, e Conte lo ha appoggiato, in alcuni casi dichiarando espressamente la propria corresponsabilità Forse ( è una mia idea,lo confesso) è stato messo a capo di questo governo di coalizione per il basso profilo che ha tenuto in precedenza e perché si poteva sperare che non intralciasse le manovre dei vari capetti che fremono dentro il governo. Per prendere le distanze dalla situazione precedente ha fatto un discorso di insediamento che è sembrata una arringa contro Salvini, mettendo in ombra la sua “corresponsabilità”, ed accreditandosi come aperto e più serio. Magari lo è, ma nessuno dei maledetti decreti è ancora stato eliminato, e niente è stato fatto per migliorare davvero il clima sociale in Italia.

Poi è scoppiata la pandemia, a tutti sta bene di scaricare sulle spalle di Conte la responsabilità delle decisioni, ampiamente imitate a livello mondiale con quel più o meno di rigore che le diverse situazioni suggerivano, però nessuno vuole esserne dichiarato corresponsabile, e quindi si accettano task force di dubbio livello, non a caso non c’è una donna, anche se sono state le ricercatrici per prime ad isolare il virus. Ah ma qui siamo alla discussione su chi è il primo della classe, e di loro non si è più parlato, vuoi mettere la competenza di quei maschi pieni di sé e capaci di dire tutto o il contrario, o niente, senza fare una piega?

E la mia amica Ileana sottolinea che senza psicologi o sociologi le comptenze sono monche, e gli errori di comunicazione e di comprensione inevitabili… ma non vorrete mica preoccuparvi davvero del benessere delle persone, adolescenti ed anziani compresi!

L’altra task force accettata è quella della ripresa, guidata da uno che vive a Londra, ha passaporto americano e non intende venire in Italia, per non perdere tempo, ma vuole cogliere l’occasione della crisi… Grazie no

4- ma il virus c’è davvero? Siamo di fronte ad una pandemia mondiale grave che giustifica le misure adottate o ci stanno maniopolando per ridurci obbedienti e isolati? Su questo discutono animatamente vari amici e li comprendo, perché i messaggi sono apocalittici ma contrastanti, da “non c’è problema” alle file di bare esibite insieme alle fosse comuni .. Ecco io credo che il virus ci sia, che forse la reazione è stata proporzionata alla impossibilità di curare tutti, di usare ospedali ridotti al lumicino e servizi mal organizzati. La mia impressione è che la sensazione di essere manipolati è più che giustificata dagli interventi senza senso e repressivi delle forze dell’ordine, dalle critiche di ogni comportamento non in linea, come se sedersi su una panchina al sole, o farsi una passeggiata fossero la causa del contagio e la dimostrazione della irresponsabilità degli italiani, che vanno contenuti con la forza perché non capiscono la ragione. Però chi capisce la ragione accetta passivamente che chi deve lavorare continui a lavorare, che i medici e gli infermieri muoiano per contagio, che gli anziani vengano isolati insieme ai contagiati o che vengano respinti dagli ospedali per fare posto ai più giovani, o che vengano isolati sine die, per proteggerli ovviamente. E si rimanda le proteste, le rivendicazioni a quando tutto questo sarà finito, a quando il vaccino liberatore avrà acquietato le nostre paure e non correremo più rischi. Premesso che credo che il virus sia contagioso, che mantenere le distanze, mettersi la mascherina in pubblico e lavarsi le mani siano cose utili al suo contenimento, vorrei sottolineare che essendo vivi corriamo tutti i giorni il rischio di morire. In Italia con questa emergenza è morta uccisa una donna quasi ogni giorno, mentre era protetta nella sua casa, i malati seri, gli infarti, i tumori sono passati in seconda linea, non accuditi o accuditi male, gli anziani non sono stati soccorsi a tempo.. Io sono anziana, mi spiegate perché se pretendo di decidere della mia vita e della mia morte, questo viene sottoposto a critiche ed esami come se io non avessi giurisdizione sul mio corpo? E mi spiegate perché improvvisamente, dall’essere virtualmente immortale magari appesa a macchine “salvavita” sono passata ad essere persona a perdere, inutile da non soccorrere e curare?

5- ma noi che cosa possiamo fare, intanto che c’è il virus?

Diamoci una benedetta mossa!

Denunciamo le chiusure non necessarie, usciamo a manifestare a “giusta distanza” e cominciamo ad elaborare una ripresa che non sia nella direzione prevista dal signor Colao o dalla confindustria, ma che raccolga gli stimoli che stanno girando per il mondo per cogliere davvero l’occasione della crisi per far partire quel mondo diverso che tanti diciamo di volere ma che ci troviamo smarriti ad affrontare nella realtà perché non abbiamo la possibilità reale di farlo… No? E allora perché si può bloccare un intero pianeta, perché si possono decidere misure di contenimento mondiale mandando a remengo il lavoro e le speranze de los de abajo di tutto il mondo? Mettiamo insieme le idee, i ragionamenti, le risorse, la solidarietà che si stanno muovendo per immaginare il nuovo e sottrarci allo strapotere di multinazionali e capitalisti e patriarcati di tutto il mondo. Cominciamo a prendere la parola cominciamo a fare progetti ad usare fantasia ed energia, e finiamola di discutere vaccino si. Vaccino no, facendoci bloccare su ogni altra azione!.

E comunque io credo che il cinque g vada fermato, che il taglio degli alberi nelle nostre città vada denunciato come un reato, che dobbiamo tornare ad un mondo più semplice, meno stressante, senza onde ad ogni passo e droni a sorvegliare i passi delle persone.

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In Messico oggi è il “dìa del niño”

Fanno la guerra. Al virus, alla vita

Camminano indifferenti

sui nostri cuori feriti

sulle parole non dette

sulle paure, il silenzio del dolore

Non vogliono apprendere

alimentare la vita

accendere uno slancio d’amore.

Responsabilità, dicono

e dalli all’untore…

e noi usciremo, a sana distanza

un laccio rosso ad unire i cuori

e urleremo l’amore che unisce

la forza di esserci ancora

e daremo parole al grido

del bambino zapatista libero

a risvegliare i dormienti

e ascolteremo il grido

della piccola palestinese

dalla sua terra ferita

canta bella ciao

la speranza di ogni popolo

e daremo voce, che risuoni

ogni grido, ogni parola

fonderemo amore, risveglieremo la forza

a muovere i cuori e le menti

verso il mondo nuovo

In Messico oggi è il “dìa del niño”, anche questa festa passa in sordina, mentre il presidente loda il senso di responsabilità con cui la gente ha accolto chiusure e limitazioni a causa della pandemia. Ma a tutti i bambini e bambine, in Messico e nel mondo, dobbiamo un mondo migliore, una vita serena, la possibilità di muoversi, saltare, ridere ed abbracciare, dobbiamo scuole che formino alla comunità, alla riflessione, alla comprensione del mondo, dobbiamo animali liberi e felici, città umane ed a misura di bambina e bambino, villaggi che ti accolgono e ti insegnano la vita nella quotidianità del giorno.

Alle bambine e ai bambini dobbiamo amore, libertà, serenità, accoglienza, tenerezza e forza, protezione e comunicazione. A loro le bambine e i bambini, il nostro futuro, ed a tutte e tutti noi dobbiamo un mondo più umano che il vivere bene sia il princio che guida i governi e le nostre azioni quotidiane, con amore.

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25 aprile- Un ricordo

Non possiamo manifestare per strada, ma possiamo dedicare un momento a ricordare quello che è stato.

Io credo che ognuno ed ognuna di noi abbia delle storie familiari legate a quel tempo che ha preparato il 25 aprile.

La mia comincia con le escursioni in montagna, in valle d’Inzino, sotto il monte Guglielmo, che i miei genitori ed altri amici, tra cui mio zio Enzio, facevano fin da ragazzi.

Luoghi conosciuti ed amati in alta Val trompia, arrivando a Gardone con il tram, da Bresica dove vivevano, e poi su a piedi guadando più volte il ruscello dalle acque limpide e gelate, cosparso di pietre e sassi, fino a che l’acqua continuava a scorrere in basso e loro salivano sulla costa fino in Testata.

La Val Trompia è una valle stretta, i monti la accompagnano ai lati ed è sempre stata luogo di lavoro, terra e ferro, miniere in alta valle e forno fusorio dal tempo tardo romano. In Valle si lavoravano i metalli si facevano prima le spade e le lance, e poi i fucili. A Gardone Val Trompia aveva sede la fabbrica della Beretta che aveva raccolto la tradizione del luogo.

I miei genitori si erano sposati nel 1939, mia madre una ragazzina di 19 anni, suo fratello di cinque anni più vecchio non appena era riuscito a sfuggire al freno del padre era partito volontario per la campagna di Russia. Chissà quali eroiche fantasie avevano agitato il suo cervello, e lo aveva travolto la realtà della guerra e la terribile ritirata. Lui giovane caporale responsabile del gruppo di uomini allo sbando che insieme percorrevano le trade del ritorno tra neve e gelo. In quella ritirata tirò fuori una forza che non sapeva di avere, costringendo anche a calci i compagni a proseguire quando sembrava più facile abbandonarsi nella neve. Questo fatto i miei genitori lo scopriranno anni dopo, in un’altra gita in montagna, dove incontrarono per caso un uomo che salutava con enfasi ed abbracciava mio zio ringraziandolo di avergli salvato la vita, a calci…

Ma intanto mentre mio padre lavorava come ingengere nelle Trafilerie Laminatoi di Metalli di Villa Carcina, ed evitava il rischio di essere costretto a partire perché necessario alla produzione bellica, oltre che per la sua bassa statura, e i miei genitori si erano trasferiti, sfollati, nel paese vicino alla fabbrica, mio zio arrancava per le strade di Russia. In quei periodi di guerra le donne lavoravano alacremente per fare maglioni, coperte, sciarpe per gli uomini al fronte al freddo, ma di questo impegno gli uomini al fronte non avevano visto niente: trovarono scatole e pacchi di vestiti e coperte usati per costruire trincee, mentre a loro nessuna protezione era stata data.

Mio zio, Enzio Porro, tornò a casa nel 43 con i piedi congelati, e ne conservò le conseguenze tutta la vita, ma soprattutto ferito nell’animo, disgustato della guerra e avendo incontrato gli unici aiuti in alcune isbe isolate sul cammino, che offrirono loro pasti caldi e riposo.

Ripresosi, non aveva intenzione di rientrare, e si unì ad un gruppo di partigiani che stazionavano proprio in Testata.

I miei genitori continuarono le loro escursioni domenicali in montagna per portare aiuti e notizie agli uomini nascosti là. E anche io ebbi la mia parte, dato che mia madre contnuò le escursioni anche quando era incinta di me, finché la gravidanza evidente sconsigliò l’azzardo.

Allora il territorio era spesso pattugliato dai tedeschi, Salò non era lontana, solo un’altra valle. Mio padre continuò le sue spedizioni perché la situazione era difficile, Sino al 45 , quando la agitazione generale era alta, e le azioni esemplari, come il blitz alla fabbrica Beretta, per poi ritirarsi con le armi recuperate nella chiesetta di montagna che stava su un picco ben difendibile in quanto si potevano vedere tutte le direzioni per un lungo tratto e ogni aggressione avrebbe dovuto avvenire allo scoperto. Da lì le armi erano poi andate a rifornire i gruppi partigiani amici.

La situazione era vivace e feroce, un tradimento aveva distrutto il gruppo di partigiani che stavano sul Sonclino, e anche loro rischiavano. Una volta zaini e rifornimenti sparirono dal loro accantonamento e dovettero in fretta spostarsi e trovare un nuovo rifugio perché questo era il segnale che erano stati individuati.

Un’altra volta mio padre tornando dall’aver portato rifornimenti e viveri camminava tranquillo per il paese, diretto alla stazione del tram, e notò gli sguardi spaventati ed ammirati delle persone che incontrava: il suo abbigliamento era inequivocabile, veniva dalla montagna, e loro sapevano bene cosa significava, nessuno disse niente, ma una sorta di stimolo sottinteso gli fece accelerare il passo e raggiungere il tram fermo e quasi vuoto, visto che mancava un po’ alla partenza. Il rumore del passaggio delle pattuglie tedesche lo gelò un istante solo, poi si ritirò accuratamente per farsi invisibile dietro la tendina in modo che a nessuno venisse voglia di andare a verificare.

Piccole storie della quotidianità in tempi di guerra, l’anziana padrona di casa che tremava alle visite notturne di mio zio quando andava a chiedere aiuti specifici o a sollecitare dei rifornimenti, e io che nascevo nel maggio del 44, dopo un bombardamento, e che continuo a sentire che il mio compito è quello della resistenza e della pace

Una camminata in Val d'Inzino, in tempi più recenti, ma la valle mantiene intatto il suo fascino e ricorda
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